Puntare su un solo tutor della trasformazione digitale potrebbe non bastare.
La scorsa settimana a Roma Neelie Kroes intervenendo al Digital Agenda Annual Forum di Confindustria Digitale fra le altre cose ha parlato del “campione digitale”.
Si tratta di una persona “di alto profilo, dinamico ed energico” capace di prendersi la responsabilità di accompagnare tutti online e di conseguenza migliorare le competenze digitali di un paese. Non con una bacchetta magica, ma collaborando con autorità scolastiche, industria, comunità.
Per la Commissione è necessario che ne esista uno in ogni paese. Viene subito da pensare che per come vanno le cose in Italia (ma non solo) non basti. Ne servirebbero cento se non mille.
Il fine che muove la Commissione è nobile: la digitalizzazione del vivere sociale, in uno spazio civile dove ancora molti cittadini non hanno mai avuto a che fare con Internet.
In altre parti del mondo però si fanno passi da gigante e l’effetto leap frog, il salto generazionale nell’utilizzo della tecnologia, è ormai assimilato ed è partito dal basso, senza schemi di riferimento.
Alle latitudini occidentali, a quanto pare, abbiamo invece bisogno di esempi, di tutor. Da noi in Italia, poi, anche la semplice riflessione su chi potrebbe essere, riesce a scatenare polemiche, gelosie, attacchi trasversali, come il recente caso che ha riguardato Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, “reo” di aver ricevuto una mail da un funzionario ministeriale che parlava di agenda digitale e che lo invitava a farsi testimonial. Condivisibilmente Cherubini non ha raccolto l’invito, ma la polemica si era già scatenata.
Rileviamo due errori: lo sterile litigio e l’insistenza nell’andare a scovare i testimonial nel serbatoio di coloro che hanno presa sulla popolazione non per l’oggetto della questione, ma per tutt’altra ragione.
Se si vuole trovare il campione (sempre ammesso che uno basti), va cercato nel contesto digitale, a costo di ammettere di non averlo, per poi poter agire diversamente.
In Europa un campione digitale come ideato dalla Commissione c’è già, in Romania. Paul-Andre Baran è un signore che parla con Neelie Kroes con piglio, idee, proprietà di linguaggio, rispetto e convinzione.
Ne andrebbe trovato almeno uno simile.





