Raee: dall’Europa all’Africa il traffico si fa illegale

Interrogazione alla Commissione europea: quattro container su cinque di materiale elettronico che approdano in Africa provengono dall’Europa e spesso sono rifiuti mascherati.

L’eurodeputato italiano Oreste Rossi, membro della Commissione Ambiente, ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea in merito all’esportazione di rifiuti elettronici nei Paesi in via di sviluppo, dopo aver appreso il contenuto di uno studio delle Nazioni Unite.

«Sono i Raee di seconda mano – spiega Rossi in una nota – a essere regolarmente esportati dall’Europa nei Paesi africani. Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Liberia e Nigeria assorbono decine di migliaia di tonnellate di scarti elettronici ed elettrici come cellulari, computer, elettrodomestici, televisori. Purtroppo, non tutti i prodotti esportati dall’Unione sono funzionanti. Nel 2009, ad esempio, delle esportazioni di Raee in Ghana solo il 30% era riutilizzabile».

Più potere alle dogane
Rossi trova “scandaloso” che i prodotti inquinanti e non funzionanti, anziché essere smaltiti in Europa, vengano inviati in Africa dove gli standard ambientali sono più bassi rispetto a quelli Ue. «Un controllo efficace alle dogane – ha spiegato – consentirebbe l’individuazione della merce riutilizzabile e di quella che invece non può essere esportata come merce di seconda mano».

Aiutare le amministrazioni locali
A fronte di questa situazione Rossi ha chiesto alla Commissione quali misure concrete voglia prendere per limitare l’impatto ambientale delle esportazioni Raee nei Paesi in via di sviluppo, e se intenda prevedere programmi ad hoc che aiutino le amministrazioni locali a gestire i rifiuti elettronici, al fine di ridurre l’inquinamento del territorio e tutelare la salute dei cittadini

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