L’It, l’Italia e una focalizzazione delle associazioni che non c’è

Pierfilippo Roggero, senior vice president, Southern & Western Europe di Fujitsu e amministratore delegato e presidente di Fujitsu Italia, si dissocia dalla fotografia scattata da Assinform nelle recenti anticipazioni di mercato.

Non è un tessuto manageriale immobile quello che, come una spugna, “assorbe” i dati di mercato e le indicazioni a cura delle diverse associazioni di settore. Ne è prova il commento ricevuto anche dalla nostra redazione da parte di Pierfilippo Roggero, senior vice president, Southern & Western Europe di Fujitsu e amministratore delegato e presidente di Fujitsu Italia.

In merito alle anticipazioni annunciate in questi giorni nel Rapporto Assinform 2011, il manager nota un mercato It che, in Italia, definisce «decisamente non in linea con quanto emerge nei recenti dati rilasciati» dall’Associazione presieduta da Paolo Angelucci.
Per Roggero, il nostro è un Paese costantemente «nelle ultime posizione in merito agli investimenti in tecnologia e continua a non reggere il confronto con le altre nazioni dell’Ue».

Ancora una volta, i motivi, per Roggero, sono da ritrovare «nella lentezza della Pubblica amministrazione che non compie mai dei passi decisivi verso l’innovazione tecnologica, ma anche nella mancanza di una strategia chiara e di un piano di investimenti definito e funzionale verso l’Ict».

Per Roggero, a mancare è anche «una vera focalizzazione da parte delle associazioni di categoria sullo sviluppo innovativo del nostro Paese, che non può essere raggiunto solamente incrementando l’occupazione qualificata o incentivando lo sviluppo del “made in Italy tecnologico a supporto dell’export e dell’innovazione dell’industria e dei servizi”».

La convinzione è che «bisogna creare le condizioni per far sì che l’Italia ritrovi competitività e ritorni a essere appetibile per i capitali provenienti dall’estero. La perdita di competitività del nostro Paese – sottolinea il numero uno di Fujitsu Italia – è soprattutto un tema di innovazione. Non c’è un vero recupero di efficienza nel Sistema Paese, il che si riflette su mille decisioni imprenditoriali. In un mondo globalizzato è chiaro a tutti che il ruolo delle aziende multinazionali è sempre più marcato».

Un ruolo che parte da lontano. «Le dimensioni dell’investimento diretto estero in Italia sono storicamente importanti. Dagli Anni 50 in poi si è creato uno stock di investimento che si è rafforzato con il miracolo economico. Ma questa massa di investimento – conclude Roggero – è invecchiata, si è ridotta, ed è oggi minacciata dalle decisioni di investire altrove. Purtroppo, lo scenario in cui ci troviamo è quello di un’Italia arretrata dal punto di vista della tecnologia. Un Paese che al momento non ha più le condizioni di sistema per attirare capitali stranieri».

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