Sace, Abi e Cdp: una triade per il credito alle Pmi

Si attivano nuovi canali per arginare la stretta creditizia conseguente alla crisi

di Giampietro Garioni, Consulente di finanza e internazionalizzazione, docente del Master in Commercio Internazionale – Masci, e di Economia e tecnica degli scambi internazionali e Finanza aziendale internazionale all’Università di Padova



A più di un anno dal fatidico 15 settembre 2008, il giorno del fallimento della Lehman Brothers e dell’inizio del crollo delle borse e di tutti i guasti che ne seguirono, quando sembra ormai (sembra!) che la parte peggiore della crisi sia passata e cominci una lenta e difficile ripresa, molte sono le infelici eredità che quei drammatici avvenimenti hanno lasciato alle economie reali di molti paesi ed alla finanza internazionale.


Di tutte, senz’altro la peggiore è la crescente disoccupazione, una malattia a scoppio ritardato che trova le sue ragioni nel calo dei consumi, generalizzato in tutti i paesi industrializzati, e nella difficoltà di accesso al credito da parte di quasi tutte le imprese, e in particolare di quelle piccole e medie. Tutti i governi, chi più chi meno efficacemente, hanno tentato di arginare la stretta creditizia cercando di attivare canali nuovi con la collaborazione del sistema bancario, per convogliare il credito a favore delle Pmi e delle grandi aziende in difficoltà: questo è il tema del presente articolo.


Nel caso italiano questi canali passano attraverso l’accordo tra Abi (Associazione Bancaria Italiana), la Sace (Servizi assicurativi del commercio estero) e la Cdp (Cassa Depositi e Prestiti).



Abi, Sace e Cdp



L’Abi è l’associazione che rappresenta e tutela il sistema bancario e finanziario, promuovendo le iniziative per la crescita ordinata, stabile ed efficiente del sistema stesso, in un’ottica concorrenziale, coerente con la normativa nazionale e dell’Unione europea.


La Sace, trasformata in Spa con la legge 24 novembre 2003, n. 326, è autorizzata a svolgere l’attività di assicurazione e garanzia dei rischi ai quali sono esposti, direttamente o indirettamente, gli operatori nazionali nella loro attività di internazionalizzazione dell’economia italiana. Questo concetto è stato molto ampliato negli anni successivi, fino a comprendere praticamente ogni tipo di operazione di valenza strategica per l’economia italiana. La Legge Finanziaria 2007 (art. 1, commi 1334-1337) ha ridefinito le funzioni della Sace (v. tavola sotto).


In particolare, per la materia che qui ci riguarda, ai sensi dell’art. 9, comma 3, del Dl 29 novembre 2008, n. 185 convertito, con modificazioni, nella legge 28 gennaio 2009, n. 2, (c.d. “Decreto anticrisi”), Sace può prestare la propria garanzia al fine di favorire l’anticipazione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti della Pubblica Amministrazione (di seguito “PA”). Gli ambiti di questo intervento della Sace sono delineati dal Dm 19 maggio 2009 che prevede – tra l’altro – che Sace assicuri e garantisca i rischi connessi a finanziamenti accordati da banche in relazione a crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Ricordiamo inoltre che gli impegni assunti da Sace ai sensi della legge 326/03 sono garantiti dallo Stato italiano, conformemente a quanto deliberato annualmente dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e definito nella legge di approvazione del bilancio dello Stato. Ogni anno infatti il CIPE assume una delibera riguardante il piano previsionale degli impegni assicurativi, assistiti dalla garanzia dello Stato, assumibili dalla Sace. Con la delibera 89/08 il Cipe ha indicato per il 2009 in 5.000 milioni di euro il plafond rotativo concernente la garanzia di durata fino a ventiquattro mesi e in 12.000 milioni di euro il plafond relativo alle garanzie di durata superiore a ventiquattro mesi. La delibera relativa al piano previsionale degli impegni assicurativi per il 2010 è stata adottata nella riunione del Cipe del 6 novembre 2009, ed è in corso di esame alla Corte dei Conti, per la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.




Funzioni della Sace



Dlgs 31 marzo 1998, n. 143, art. 2, comma 1


La società è autorizzata a rilasciare garanzie, nonché ad assumere in assicurazione i rischi di carattere politico, catastrofico, economico, commerciale e di cambio ai quali sono esposti, direttamente o indirettamente secondo quanto stabilito ai sensi del comma 3, gli operatori nazionali e le loro controllate e collegate estere nella loro attività con l’estero e di internazionalizzazione dell’economia italiana. La società è altresì autorizzata a rilasciare, a condizioni di mercato, garanzie e coperture assicurative per imprese estere relativamente ad operazioni che siano di rilievo strategico per l’economia italiana sotto i profili dell’internazionalizzazione, della sicurezza economica e dell’attivazione di processi produttivi e occupazionali in Italia. Le garanzie e le assicurazioni possono essere rilasciate anche a banche nazionali nonché a banche estere od operatori finanziari italiani od esteri quando rispettino adeguati principi di organizzazione, vigilanza, patrimonializzazione ed operatività, per crediti concessi sotto ogni forma e destinati al finanziamento delle suddette attività, nonché quelle connesse o strumentali.





La Cassa depositi e prestiti (Cdp) è una Società per azioni a controllo pubblico: lo Stato possiede il 70% del capitale di Cdp, mentre il restante 30% è posseduto da 66 fondazioni di origine bancaria.


Cdp da 160 anni persegue una missione istituzionale: finanziare lo sviluppo del Paese. Porta avanti questa missione impiegando risorse a favore di investimenti pubblici, opere infrastrutturali destinate alla fornitura dei servizi pubblici, grandi opere di interesse nazionale, altri interventi di interesse pubblico.


Con la legge 326/03 (la stessa che ha permesso la trasformazione in Spa della Sace) la Cassa Depositi e Prestiti ha vissuto una profonda riforma: è stata trasformata in società per azioni, ne sono state estese le competenze ed è stata inizialmente abilitata ad usare le risorse del risparmio postale per finanziare direttamente, sotto qualsiasi forma (e non solo indirettamente con mutui erogati agli enti pubblici e territoriali) le operazioni di interesse pubblico.


Successivamente il decreto anticrisi sopra citato (legge 2/09) ha consentito alla Cdp di stanziare fino a 8 miliardi di risparmio postale per finanziare ogni altra operazione di interesse pubblico prevista dallo statuto nei confronti degli enti pubblici e degli organismi di diritto pubblico o dagli stessi promossa, tenuto conto della sostenibilità economica-finanziaria di ciascuna operazione (cioè non a fondo perduto e a condizioni di mercato).


Le ragioni dell’incontro



Al di là comunque delle norme e delle leggi che sono alla base di questo incontro a tre, restano alcuni elementi decisivi, che vanno tenuti sempre presenti nel valutarne le ragioni di fondo.


Innanzitutto la stretta del credito, a partire dal settembre 2008, è un dato di fatto incontrovertibile. Tutte le banche hanno preso provvedimenti di varia natura tesi a rinforzare la loro patrimonializzazione e a raggiungere un Tier 1 Capital Ratio almeno del 7%. Il Tier 1 (primo pilastro) rappresenta la quota più solida facilmente disponibile del patrimonio della banca. Il Tier 1 Capital Ratio è dato dal rapporto fra il patrimonio di base della banca e le sue attività ponderate in base al rischio. Il Var (Value at risk) è il metodo per quantificare il livello di rischio e misura la massima perdita potenziale che ci si attende possa essere generata riguardo uno specifico orizzonte temporale. Il livello minimo suggerito da Basilea 2 è del 6%, quello ritenuto ottimale è dell’8%. In questo momento non si può dire che le banche siano senza liquidità o abbiano eccessivi problemi di debolezza patrimoniale. Tuttavia a partire, dall’autunno del 2008, le nostre banche (con qualche doverosa eccezione, come alcune Bcc e alcune banche ben radicate nel loro territorio) hanno mostrato una spiccata “preferenza per la liquidità”, cioè una tendenza a investire in titoli assolutamente sicuri e a breve termine (tipicamente, titoli di Stato), piuttosto che in impieghi rischiosi alla clientela impresa, in questo momento in fase di forte difficoltà. Bisogna anche dire che le Pmi italiane sono troppo protese verso il credito a breve termine, spesso uncommitted (linee temporanee o che le banche non si impegnano a rinnovare a scadenza); e queste sono le tipologie di credito i cui rubinetti è più facile chiudere in caso di stretta creditizia. Gli economisti Lettieri e Raimondi (Italia Oggi, 11 novembre 2009) hanno stabilito, in una recente analisi, che i prestiti a meno di un anno rappresentano il 29% del totale del credito bancario in Francia e Germania, il 41% nella media delle Ue, ben il 51% in Italia; le Pmi italiane sono inoltre scarsamente patrimonializzate, tanto che la media dei loro mezzi propri rispetto all’attivo netto non supera il 25%, mentre il tasso europeo oscilla fra il 30 e il 48%.


Dunque, le imprese hanno bisogno di credito, se si vuole iniziare una pur timida ripresa, mentre le banche stentano a concederlo. Quindi bisogna trovare sia una nuova fonte di finanziamenti, sia qualche formula che riesca a invogliare le banche ad erogarlo con più facilità e con meno peso sul proprio patrimonio.


È a questo punto che entrano in gioco i tre protagonisti che abbiamo prima descritto.


L’Abi, perché l’Associazione di categoria delle banche italiane è giustamente preoccupata, da una parte, di salvaguardare il prudenziale equilibrio patrimoniale dei suoi associati, dall’altra di non rompere l’indispensabile legame fra banca e impresa, che è il veicolo primario dello sviluppo e che in questi ultimi anni ha mostrato forti cenni di sfilacciamento.


La Sace, perché la nostra Eca (Export Credit Agency) ha un bilancio molto positivo e perché i suoi impegni assicurativi godono della garanzia dello Stato. Negli ultimi anni Sace ha distribuito al suo azionista unico un dividendo sempre superiore ai 300 milioni di euro, e nel 2006 addirittura un dividendo straordinario di 3,5 miliardi di euro (dovuto al rimborso anticipato dei crediti ristrutturati da parte della Russia); persino in un anno difficile come il 2009, nel primo semestre l’utile netto della capogruppo Sace Spa è stato di 338,9 milioni di euro, in aumento del 56% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Con un patrimonio netto che supera 5,5 miliardi di euro e riserve tecniche di quasi 2,2 miliardi di euro, Sace Spa ha una possibilità molto ampia di assicurare operazioni di valenza strategica per il Sistema Italia, non limitandosi soltanto alla singola operazione di esportazione. Ma soprattutto, le sue polizze, coperte da garanzia piena dello Stato, hanno il pregio di essere un ottimo strumento a supporto dei finanziamenti bancari, che permette di alleggerire il peso del credito sul patrimonio delle banche finanziatrici. Questo permette alle banche di estendere la quota di credito a medio termine di natura chirografaria (cioè senza garanzie reali), che è quello di cui soprattutto le Pmi hanno più bisogno in questo momento.


La Cdp, perché, pur non essendo una banca, è in pratica l’unico ente in Italia che ha la possibilità di pescare nel “mare magnum” del risparmio postale, e quindi di mettere a disposizione delle banche enormi importi di liquidità a costi contenuti per finanziamenti mirati a processi di sviluppo e di ricupero in momenti di crisi.


L’accordo tra questi tre protagonisti, che trova il suo fondamento legislativo del Decreto anticrisi, si svolge in tappe successive:



  • è stata prima firmata la Convenzione quadro fra Abi e Cdp, che determina le modalità con le quali viene messa a disposizione delle banche italiane la liquidità di Cdp, fino a 8 miliardi di euro;



  • è stato firmato l’Accordo quadro fra Sace e Abi, che stabilisce le due tipologie di finanziamenti concessi dalle banche alle Pmi e garantite da Sace (come vedremo, solo una di queste due tipologie si riferisce alla Convenzione Abi-Cdp);



  • vengono firmate apposite Convenzioni fra le singole banche e Cdp, e fra banche e Sace, che regolano finanziamenti e garanzie concessi nell’ambito dell’accordo quadro Abi-Sace e della Convenzione Abi-Cdp.



Convenzione fra Abi e Cdp


La Convenzione fra Abi e Cdp, firmata il 28 maggio 2009, regola l’operatività bancaria di finanziamento delle piccole e medie imprese (Pmi) attraverso l’utilizzo della provvista Cdp. Le banche o i gruppi bancari che aderiscono all’iniziativa possono procedere alla stipula dei contratti di finanziamento con la Cassa che regolano l’erogazione delle risorse, pari in totale a 8 miliardi di euro, e che possono essere garantiti al 50% da Sace, come si vedrà in seguito.


Come sottolinea il comunicato stampa diramato dopo la firma, tra i punti di maggior rilievo dell’accordo:



  • la Cassa Depositi e Prestiti mette a disposizione delle banche un plafond di 8 miliardi di euro suddiviso in due parti, che le banche aderenti al progetto si impegnano a utilizzare per l’erogazione di prestiti a medio-lungo termine alle Pmi. Nella Convenzione vengono definiti i principi generali e le regole applicative sull’utilizzo della prima quota del plafond, di importo fino a 3 miliardi di euro. L’erogazione dell’ulteriore quota di 5 miliardi è via via prevista in base alle successive richieste di utilizzo;



  • è fissata in 5 anni la durata del piano di rimborso del finanziamento Cdp-banche. Una quota del 15% del primo plafond è assegnata al sistema delle banche di credito cooperativo. Tutto il resto è ripartito tra le banche sulla base della propria quota di mercato dei finanziamenti alle piccole e medie imprese;

  • il costo complessivo della raccolta Cdp sarà chiaramente indicato dalle banche nel contratto. Per il finanziamento a 5 anni sono state previste inizialmente due fasce di spread, pari a 75 e a 95 punti base sull’euribor a 6 mesi, rispettivamente per le banche che hanno un Tier 1 Ratio superiore al 7% oppure inferiore o uguale al 7%. Successivamente, a partire dal 5 ottobre 2009, questi spread sono stati abbassati a 60 e 80 punti base. È previsto un margine aggiuntivo di 15 punti base per le banche che non vogliano concedere le garanzie richieste dalla Cdp e previste nei singoli contratti di finanziamento banca-Cdp.



Accordo quadro Abi-Sace



L’Accordo quadro fra Abi e Sace, firmato il 30 giugno 2009, regola i principali termini e condizioni, sulla base dei quali le banche che intendano aderire all’iniziativa, possono sottoscrivere le singole convenzioni con Sace per anticipazioni bancarie concesse in relazione ai crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione (Ambito di operatività “1”) ovvero all’operatività relativa a finanziamenti bancari con provvista Cdp (Ambito di operatività “2”). All’accordo sono allegati due schemi di convenzione fra la singola banca aderente, che regolano termini e modalità dei finanziamenti e della garanzia concessa dalla Sace.


Con l’ambito di operatività “1” Abi e Sace (quest’ultima agisce ai sensi del “Decreto anticrisi”) si prefiggono l’obiettivo di favorire l’accesso al credito da parte dei fornitori di beni e/o servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche attraverso l’innalzamento del merito creditizio complessivo delle operazioni di finanziamento in favore degli stessi.


L’intervento di Sace garantisce le banche contro il rischio di mancato rimborso del finanziamento da parte dei fornitori, senza possibilità di sollevare eccezioni in merito al finanziamento garantito ed ai rapporti contrattuali sottostanti al credito verso la PA. I termini e le condizioni dei finanziamenti ai fornitori – comunque aventi durata fino a 24 mesi – sono negoziati e determinati dalle banche aderenti nella loro assoluta autonomia. I contratti di finanziamento devono comunque prevedere che qualsiasi pagamento effettuato dalla PA relativamente ai crediti determinerà in capo ai fornitori l’obbligo di ridurre l’esposizione residua nei confronti delle Banche aderenti per un importo pari al valore del credito anticipato.


I processi d’istruttoria e di delibera interni non verranno influenzati da Sace che lascia tali processi alla competenza e responsabilità delle banche aderenti, le quali esamineranno autonomamente le richieste e decideranno l’eventuale concessione del credito. Sace comunque, a proprio insindacabile giudizio, avrà la piena facoltà di declinare la concessione della propria garanzia.


La garanzia Sace (che è una garanzia a prima richiesta a favore della Banca aderente e nell’interesse dei fornitori) prevede la copertura fino al 50% dell’importo in linea capitale ed interessi del finanziamento concesso ai fornitori, anche se le parti potranno convenire diverse percentuali di copertura. L’iter operativo dei finanziamenti e delle garanzie sui crediti vantati verso la PA (tratto dall’articolo 3 dell’Accordo quadro) è indicato nella tavola sotto).





Iter operativo dei finanziamenti e delle garanzie sui crediti vantati verso la PA



1. Il Fornitore si rivolge alla Banca aderente per richiedere la concessione del finanziamento a fronte della presentazione dei contratti di fornitura di beni e/o servizi verso la PA, nonché di ogni altra eventuale documentazione attinente la corretta esecuzione degli stessi.


2. La Banca aderente avvia con immediatezza la relativa istruttoria svolgendo un’analisi del merito creditizio del Fornitore, nonché un controllo formale della documentazione inerente i crediti vantati nei confronti della PA. In caso di esito positivo, entro e non oltre 20 (venti) giorni lavorativi dalla presentazione della documentazione di cui al paragrafo che precede, formula apposita richiesta a Sace (utilizzando l’apposito modello allegato allo schema di “Convenzione 1”) per il rilascio della garanzia nella misura prestabilita.


3. Sace, previa verifica della documentazione trasmessa dalla Banca aderente, conclusa l’istruttoria sul merito creditizio del Fornitore ed assunte le necessarie delibere e comunque entro 10 (dieci) giorni lavorativi dalla ricezione della richiesta di garanzia debitamente completata in tutti i suoi allegati, rilascia la relativa garanzia, ovvero comunica per iscritto l’eventuale diniego.


4. La Banca aderente, ottenuto positivo riscontro dalla Sace, completa l’operazione di finanziamento. In caso di riscontro negativo può interrompere l’iter concessorio confermando la circostanza al Fornitore interessato.


5. In caso di mancato rimborso del finanziamento alle scadenze stabilite e/o a seguito della dichiarazione di decadenza dal beneficio del termine al Fornitore, è facoltà della Banca richiedere a Sace, nei tempi e nei modi convenuti nello schema di “Convenzione 1”, l’importo dovuto ai sensi della garanzia prestata.


Fonte: Art. 3 dell’Accordo quadro fra Abi e Sace del 30 giugno 2009




Con l’Ambito di operatività “2” Abi e Sace si prefiggono l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’attività delle Pmi utilizzando la provvista resa disponibile da Cdp, ai sensi della Convenzione fra questa e l’Abi, per la concessione di finanziamenti a medio e lungo termine destinati a sostenere gli investimenti o le esigenze di incremento del capitale circolante connessi con lo sviluppo delle attività delle Pmi come definite dalla Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003.


La natura della garanzia e i limiti di intervento di Sace sono identici a quelli prima citati per il primo ambito di operatività. In breve:



  • l’intervento di Sace, nell’ambito di finanziamenti erogati sulla base della provvista resa disponibile da Cdp, garantisce il rischio di mancato rimborso del finanziamento da parte della Pmi, senza possibilità di sollevare eccezioni in merito ai finanziamenti concessi da Cdp alla Banca aderente e da quest’ultima alla Pmi;



  • i termini e le condizioni dei finanziamenti alle Pmi saranno negoziati e determinati dalle Banche aderenti nella loro assoluta autonomia. I processi istruttori e di delibera interni non verranno influenzati da Sace, ma questa a proprio insindacabile giudizio avrà la piena facoltà di declinare la concessione della propria garanzia;



  • la garanzia Sace (a prima richiesta a favore della Banca aderente e nell’interesse della Pmi) prevede la copertura fino al 50% dell’importo in linea capitale ed interessi del finanziamento concesso alla Pmi.


L’iter operativo del finanziamento e della garanzia è sostanzialmente analogo a quanto visto nel primo Ambito di operatività, salvo ovviamente i riferimenti alla diversa tipologia di finanziamenti e alla diversa convenzione (Convenzione 2) da firmare fra Sace e singola banca.


Alcune banche hanno già firmato le due Convenzioni applicative di tale Accordo quadro, e quindi sono già pienamente operative. L’elenco di tali istituti è reperibile tramite i comunicati stampa riportati sul sito di Sace www.sace.it.



Nuove attività di Sace


Queste due tipologie di finanziamenti non sono le uniche nuove attività di garanzia da parte di Sace.


La tradizionale attività assicurativa di Sace prendeva in considerazione una singola operazione con l’estero (esportazioni, lavori, investimenti) e, riguardo ad essa, garantiva l’impresa o la banca interessata contro i rischi politici e commerciali di cui poteva soffrire. A partire dal 1° gennaio 2004, quando la nostra Eca fu trasformata in Spa, tuttavia, l’offerta di prodotti nel portafoglio Sace si è notevolmente allargata.


Oltre ai prodotti assicurativi tradizionali, Sace offre garanzie finanziarie su finanziamenti erogati a favore delle imprese dal sistema bancario o reperiti sul mercato dei capitali per sostenerla nel processo di internazionalizzazione o nell’attività di esportazione. Queste garanzie proteggono le banche dal rischio di default delle imprese finanziate: ciò consente alle imprese di avere un più facile accesso al credito per consolidare ed ampliare il loro business. I prodotti finanziari al momento offerti da Sace sono:





  • garanzia per l’internazionalizzazione: garantisce i finanziamenti erogati per attività d’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese italiane attraverso singoli accordi con le banche. È questo l’intervento di garanzia finanziaria più interessante, innovativo e diffuso: oltre una trentina, fra banche, associazioni di categoria bancaria e confidi, hanno firmato garanzie di questo tipo.


Come visto, a seguito dell’approvazione della Legge Finanziaria 2007, Sace può intervenire a garanzia di finanziamenti concessi dal sistema bancario ad imprese italiane o estere nell’ambito di operazioni di rilievo per il sistema economico italiano. Sace può inoltre operare direttamente in Italia per lo sviluppo di settori strategici per la competitività del paese.


L’intervento di Sace consente di garantire finanziamenti destinati:



  • alla realizzazione di infrastrutture – anche domestiche, a sostegno dell’internazionalizzazione dell’economia italiana – necessarie a rendere più efficienti gli scambi commerciali con l’estero o che consentano una razionalizzazione e diversificazione nella gestione delle fonti energetiche del paese (gasdotti, oleodotti, rigassificatori, ecc.);



  • a sostegno di settori d’importanza strategica a elevata sensibilità internazionale, come i settori della logistica, delle energie rinnovabili e settori ad alto contenuto d’innovazione tecnologica. In questo quadro è stata predisposta una particolare linea di intervento da parte di Sace. Essa sta inoltre valutando un possibile intervento di garanzia a favore dei finanziamenti accordati da intermediari finanziari per l’acquisto di veicoli ecologici incentivati. In questo caso Sace potrà intervenire a copertura di portafogli di finanziamenti erogati in tal senso, liberando il rischio dal bilancio degli intermediari finanziari affinché questi ultimi possano mettere nuove risorse finanziarie a disposizione degli altri acquirenti;



  • a un migliore approvvigionamento dall’estero di materie prime e semilavorati necessari all’attività di esportazione e all’internazionalizzazione del sistema finanziario italiano;



  • al sostegno di interessi italiani nel capitale di società straniere.



Il Sistema Export Banca



Un’altra nuova forma di collaborazione fra Cdp e Sace, in via di definizione, è quella contenuta nell’art. 8 del nuovo “decreto legge anticrisi” (Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, 78/09 dell’1 luglio 2009, convertito con la legge 102/09 ). Tale articolo prevede la creazione di un cosiddetto “Sistema Export Banca”, con cui il governo sembra aprire un ulteriore spiraglio per favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese, coinvolgendo anche la Sace nel sistema di finanziamento della Cassa depositi e prestiti. Con la legge 102/09 la Cdp potrà attingere al risparmio postale, nell’interesse pubblico, per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese garantite da Sace (quindi con rischio “stato”). L’art. 8 stabilisce, infatti, che il Ministero dell’Economia e delle Finanze possa, con propri decreti, autorizzare e disciplinare le attività della Cdp Spa al servizio di Sace Spa per “dare vita, a condizioni di mercato, a un sistema integrato di Export Banca”. In realtà, dal testo dell’art. 8 del dl 78/09 e dalle relazioni accompagnatorie, non si evince con precisione come funzionerà il “Sistema Export Banca”, dato che la Cdp non è una banca e non può effettuare finanziamenti diretti alle imprese.


Nel numero di Sace Magazine n. 2 dell’agosto 2009, il sistema viene così descritto:




Export banca: credito a costi competitivi per le grandi imprese



Sul fronte del sostegno all’esportazione è importante menzionare un progetto in fase di sviluppo che vede coinvolte Cdp e Sace per l’erogazione di credito a costi competitivi e destinato al supporto di transazioni di importo elevato, in settori ritenuti strategici per il sistema produttivo italiano.


Sulla scorta di quanto già fatto da altri paesi industrializzati per fronteggiare l’elevato costo della liquidità e la scarsa disponibilità di credito per transazioni di durata pluriennale, si è ritenuto opportuno mettere a disposizione dei grandi esportatori italiani e dei loro acquirenti esteri un’alternativa al tradizionale finanziamento bancario, utilizzando la liquidità della Cdp. In questo modo, le aziende italiane potranno migliorare l’appetibilità delle loro offerte commerciali abbinando alle stesse un “pacchetto” finanziario competitivo rispetto ad analoghe offerte dei concorrenti europei ed internazionali.




È comunque necessario, per comprendere meglio come si articolerà questo sistema, attendere l’emanazione dei relativi decreti attuativi del ministro dell’Economia. Ciò che appare comunque evidente dal sintetico contenuto della norma è l’intenzione del governo di consentire alle imprese che esportano con il supporto assicurativo della Sace di poter ottenere un ulteriore sostegno anche tramite l’intervento della Cdp: e questa intenzione è senz’altro positiva.



Conclusioni



Da quanto detto finora, emerge chiaramente che non sono gli strumenti (finanziamenti e garanzie) che mancano per rilanciare il credito. Si deve solo lamentare la lentezza nell’avviare questi meccanismi, che cominciano a partire solo più di un anno dopo l’inizio della crisi.


D’altronde, né era facile trovare la liquidità e le garanzie necessarie, né è facile mettere d’accordo tanti personaggi diversi, in quella che sembra comunque essere una metodologia non certo semplice, ma efficace.


C’è da sperare che anche le banche maggiori colgano l’occasione per riaprire i portafogli e riavviare il processo del credito anche in Italia ed anche per le nostre Pmi.



(per maggiori approfondimenti vedi Finanziamenti e credito, Novecento Media)

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