Evasione +9,7% secondo Contribuenti.it

Secondo le stime dell’associazione è stato raggiunto l’ammontare di 3341 miliardi di euro

Nei primi 5 mesi del 2009, l’imponibile evaso in Italia è cresciuto del 9,7% ed ha raggiunto l’ammontare di 341 miliardi di euro l’anno. In termini di imposte sottratte all’erario siamo nell’ordine dei 132 miliardi di euro l’anno. È questa la stima calcolata da Krls Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it – Associazione contribuenti italiani elaborando dati ministeriali, dell’Istat, della Banca d’Italia, della Corte dei Conti e dello Sportello del Contribuente.



Cinque sono le aree di evasione fiscale analizzate: l’economia sommersa, l’economia criminale, l’evasione delle società di capitali, l’evasione delle big company e quella dei lavoratori autonomi e piccole imprese.



La prima riguarda l’economia sommersa che sottrae al fisco italiano un imponibile di circa 128 miliardi di euro l’anno. L’esercito di lavoratori in nero è composto da circa 2,4 milioni. Di questi 850.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro. Si stima un’evasione d’imposta pari a 31 miliardi di euro.



La seconda è l’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno 3 regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte del territorio. Si stima che il giro di affari non “contabilizzati” si attesta sui 125 miliardi di euro l’anno con un’imposta evasa di 42 miliardi di euro.



La terza area è quella composta dalle società di capitali, escluso le grandi imprese. Dall’incrocio dei dati è emerso che l’ 81% circa delle società di capitali italiane dichiara redditi negativi (53%) o meno di 10 mila euro (28%). In pratica su un totale di circa 800.000 società di capitali l’ 81% non versa le imposte dovute. Si stima un’evasione fiscale attorno ai 18 miliardi di euro l’anno.


La quarta area è quella composta delle big company. Una su tre chiude il bilancio in perdita e non paga le tasse. Inoltre il 94% delle big company abusano del “transfer pricing” per spostare costi e ricavi tra le società del gruppo trasferendo fittiziamente la tassazione nei paesi dove di fatto non vi sono controlli fiscali sottraendo al fisco italiano 31 miliardi di euro. Inoltre, negli ultimi cinque mesi, le 100 maggiori compagnie del paese hanno ridotto del 10 per cento le imposte dovute all’erario grazie all’uso di conti offshore.



Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, di ricevute e di fatture fiscali che sottrae all’erario circa 10 miliardi di euro l’anno.



In testa a giugno 2009, tra le regioni, dove sono aumentati numericamente gli evasori fiscali, risulta la Lombardia, con +15,9%. Secondo e terzo posto spettano rispettivamente al Veneto con + 15,6% e alla Campania +14,3%. A seguire la Valle d’Aosta con +14,3%, il Lazio con +14,2%, la Liguria con +13,8%, l’Emilia Romagna con +13,3%, la Toscana con +11,2%, il Piemonte con +10,1%, le Marche con +8,7%, la Puglia con +8,2%, la Sicilia con +7,0% e l’Umbria con +6,7%.

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