Le stime di Assintel per la fine dell’anno confermano il trend positivo già emerso nel 2006. Bene il software, in lenta ripresa i servizi

In un periodo di instabilità come quello attuale, il mercato dell’Information technology italiana propone conferme che, seppur tiepide, un po’ riescono a confortare, quantomeno se ci si attiene all’asettico terreno dei trend.
Il dato di crescita del 2% stimato da Assintel, l’associazione italiana dei fornitori It, per la fine del 2008, conferma una tendenza già ben delineata, iniziata due anni orsono.
Una tendenza, questa, che ha spinto il presidente (in scadenza di mandato) dell’associazione, Giorgio Rapari, a definire quello dell’It tricolore un mercato anticiclico rispetto a un’economia generale di riferimento vicina alla crescita zero del prodotto interno lordo.
Ma il tepore rilasciato dal +2% rischia di affievolirsi del tutto, se lo si confronta con il dato medio stimato per l’economia con cui ci confrontiamo direttamente, ossia quella europea: +3,9%, praticamente il doppio. Per non parlare del raffronto con le aree più vivaci del contesto continentale, come le repubbliche baltiche: lì l’It cresce del 7% all’anno, sospinta anche da un Pil che viaggia su medie del +5%.
La colpa del nostro andamento lento, come è stato rilevato da più parti in sede di presentazione del Rapporto Assintel, è della mancanza di programmi a sostegno delle infrastrutture e dell’innovazione.
Complessivamente il mercato It secondo Assintel a fine 2008 varrà 21.855 milioni di euro e, appunto, crescerà del 2% rispetto al 2007. Bene il software (+3,8%), che arriva a 4.210 milioni di euro; in linea l’hardware (+1,7%, una percentuale di crescita che aveva nel 2004) con un volume di 7.635 milioni di euro e in leggero aumento i servizi (+1,6%, contro un +1,5% dello scorso anno, e ben sopra un +0,6% di due anni fa), capaci di varcare la soglia dei 10 miliardi di euro.
Secondo i rilevamenti di Assintel a fare il mercato sono ancora le grandi imprese, ossia quelle con personale che supera le 250 unità e capaci di fatturare oltre 50 milioni di euro, che assorbono il 54% del fabbisogno It nazionale. Oltretutto la loro richiesta di tecnologia rispetto al 2007 cresce dell’1,8%.
Le medie imprese (con meno di 250 dipendenti e sotto i 50 milioni di euro di fatturato) coprono un quarto del mercato: il 24%. Il loro “consumo” di It è perfettamente rappresentativo della media nazionale: +2%.
Il resto della domanda di tecnologia è appannaggio delle piccole imprese (con meno di 50 dipendenti e un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro), nella misura del 9% e in crescita, rispetto allo scorso anno dello 0,9%, e delle micro imprese (fino a 2 milioni di fatturato e con personale sotto le 10 unità), che assorbono il 7% del fabbisogno It nazionale, con una tendenza in aumento dell’1,4%.
Il rapporto Assintel ha censito anche il consumo It delle famiglie, che assomma a quasi il 6% del totale nazionale, e che è in crescita dell’8,3% rispetto al 2007, per un totale di 1.230 milioni di euro di spesa (con una leggera flessione tendenziale, dato che lo scorso anno cresceva dell’8,9%.
In virtù delle risultanze ottenute, Assintel nel proprio report ha smesso di parlare di Pmi, ritenendo oramai sviante la terminologia in un quadro di spesa così variegato. Per massa critica esistono, secondo l’associazione e il partner che ha analizzato i dati, Nextvalue, peculiarità che non hanno riscontri altrove. In particolare, le piccole e micro imprese sono oltre 4 milioni. Le medie e grandi aziende oltre 11.000, di cui almeno 4.000 danno vita a un aggregato determinante per la composizione del prodotto interno lordo, per propensione alla crescita, tasso di innovazione, attrazione di capitali, processi di internazionalizzazione. E il differenziale della loro capacità di spesa in It è confermata dalle rilevazioni.
Spostando l’osservazione dei macrofenomeni in atto nel nostro paese sul livello dei settori verticali si conferma il ruolo trainante delle banche, la cui spesa It cresce del 2,7% rispetto al 2007, per sfiorare i 5 miliardi.
Il settore industriale è il secondo grande investitore in It, con 4,566 miliardi e un tasso di crescita praticamente invariato rispetto al 2007, l’1,5%. Anche il settore delle telecomunicazioni e dei media assorbe una buona parte della domanda di tecnologia, con 2 miliardi e mezzo (e una crescita dello 0,9% rispetto all’anno precedente), al pari di un comparto che genericamente potremmo definire come retail (commercio, Gdo e servizi), che spende 2,452 miliardi, l’1,5% in più rispetto al 2007. Note dolenti provengono dalla Pubblica amministrazione centrale, che a dispetto dei reiterati inviti, provenienti anche dall’Europa, a investire in infrastrutture abilitanti l’economia digitale, praticamente fa ristagnare la propria domanda di tecnologia, investendo 1,660 miliardi, con una crescita sostanzialmente nulla (+0,5%).
Sul piano delle singole tecnologie su cui le imprese italiane investono, è interessante osservare l’andamento del software, che cresce del 3,8%, con un trend quasi costante da quattro anni a questa parte. Segmentando il settore, la migliore performance è quella del middleware, ossia del software di infrastruttura, che fa un balzo del 6,1% rispetto al 2007 (per 1.288 milioni complessivi). Bene anche il software applicativo, che totalizza 2.380 milioni di euro, grazie alle ottime crescite del Content management (+11,4%) e della Business intelligence (+5,4%). In calo del 2,8%, invece, la spesa per i gestionali pacchettizzati. Riguardo ai servizi It che costituiscono il maggior capitolo di spesa per le aziende nazionali, aumentano in egual misura quelli di consulenza e di application management (+3,5%) e un discreto andamento lo mantengono anche i classici servizi di system integration, che crescono del 2,3%. Incerte le prospettive sulla formazione, che cala dello 0,3%, aprendo il campo a serie riflessioni sul destino di una disciplina che invece sarebbe deputata ad alimentare la crescita aziendale.





