120mila euro per un Supply chain manager

Secondo Mps Italia la figura sarà sempre più gestore di partner, terzisti e rischi piuttosto che di merci. Guadagno medio elevato. Spazio alle donne.

La figura del Supply chain manager è in fase di positiva trasformazione. Lo sostiene MpsItalia, società di executive search di Gi Group, realtà italiana di servizi per lo sviluppo del mercato del lavoro (attiva nei campi della somministrazione, formazione, ricerca e selezione, outplacement, sourcing, applicazioni per la gestione delle risorse umane e indagini retributive) che lo scorso anno ha ha avviato al lavoro 132.000 persone e servito più di 12.000 aziende fatturando complessivo 670 milioni di euro.

Fra mercati globalizzati, outsourcing di servizi, catene di fornitura più lunghe, richieste più veloci da soddisfare, rischi più frequenti ed elevati da gestire, obblighi normativi da rispettare, la complessità del lavoro del Supply chain manager è cresciuta esponenzialmente nell’ultimo periodo.

Il ruolo è passato, infatti, da una pura gestione dei flussi di programmazione operativa, logistica e distributiva, a una pianificazione strategica, che parte dall’ottimizzazione dei costi operativi e del capitale impegnato per arrivare alla segmentazione dei mercati e alla completa integrazione tra fornitori, azienda, clienti e distribuzione.

Secondo Giovanni Gitti, Senior Consultant di MpsItalia, il Supply chain manager è divenuta una figura strategica, un professionista a tutti gli effetti uomo di business che deve saper monitorare, anticipare e controllare gli impatti delle mutazioni di mercato rispetto all’organizzazione interna.

Al Supply chain manager viene oggi chiesto di scegliere gli strumenti informatici più adatti (deve avere competenze tecniche di Erp/Crm), di delegare ciò che non è “core” in un’ottica di cost control (deve quindi avere competenze finanziarie), integrare, in un unico flusso di processo, funzioni, dagli acquisti alla pianificazione produttiva, dal magazzino alla logistica distributiva che coprono l’intero ciclo di vita del prodotto, e quindi deve essere in possesso di competenze strategiche.

Sempre secondo Gitti, come riporta una nota della società, la provenienza da società di consulenza rappresenta un background vantaggioso per chi poi nella funzione deve affrontare queste complessità.

Da segnalare anche che oggi non è più un ruolo esclusivamente maschile. Per le competenze gestionali trasversali che richiede nella funzione di interfaccia con partner e terzisti, cui si aggiunge la flessibilità nella gestione delle emergenze, secondo MpsItalia è una professione in cui le donne hanno più opportunità di affermazione rispetto al passato.

Tenendo sempre presente le variabili legate alla seniority nel ruolo e alle dimensioni dell’azienda, il mercato riconosce al Supply chain manager un inquadramento dirigenziale e un pacchetto retributivo ricompreso in una finestra che va dai 90 ai 120mila euro annui di base, a cui si aggiungono bonus legati a Key performance indicator che se ben definiti possono aggiungere un ulteriore 15-20%, oltre ai più diffusi benefit.

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