Commercialista: professionista digitale fra coscienza e azione

Per il commercialista è giunta l’ora di un ripensamento sul proprio ruolo e sulla vera funzione della professione. Adempimenti o parte integrante di un meccanismo virtuoso che punta alla crescita? Proponiamo una riflessione di Claudio Ferrante, director sales di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia.

 «C’è a volte la sensazione che a qualche commercialista manchi l’entusiasmo innovativo. Vedo a volte staticità sul disbrigo degli adempimenti. A onor del vero la massa di norme ed obblighi tributari è davvero enorme e non si può imputare nulla al professionista esausto che deve fronteggiare un vero e proprio tsunami normativo. Però la digitalizzazione e l’automazione dello Studio dovrebbero favorirlo»».

Claudio Ferrante, director sales di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, oltre a coordinare, guidare e indirizzare un potente team di vendita, è un profondo conoscitore del suo mercato composto da Studi professionali di ogni dimensione su tutto il territorio nazionale.

«La professione si era un po’ appiattita e a dare una certa scossa ha contribuito l’entrata in vigore della fatturazione elettronica. La semplificazione della parte contabile ha liberato spazi operativi e intellettuali ai professionisti italiani. La fatturazione elettronica in quanto semplificazione digitale ha favorito la  riflessione da parte dei professionisti sulle necessità di sviluppare il proprio Studio e come andare ad occupare nuovamente posizioni reputazionali che un tempo erano automatiche».

Il commercialista è sempre stato in passato il consulente principe dell’imprenditore. Questa funzione si è però sbiadita nel tempo, a causa del proliferare delle norme e degli obblighi e della necessità da parte del commercialista di dedicarsi per la quasi totalità del suo tempo al disbrigo degli adempimenti.

Questo ha depresso un po’ la professione tanto da far chiedere ai clienti dei preventivi a vari commercialisti prima di operare una scelta.

«Scegliere un commercialista sulla base di un costo è profondamente sbagliato e miope. Ma sono proprio i professionisti che devono valorizzare il loro lavoro e far comprendere alla committenza che la loro consulenza è indispensabile alla crescita dell’impresa».

Poi è arrivato il Covid-19

Una botta tremenda perché il lock own e la sospensione di fatto dell’economia e del commercio hanno prostrato un’infinità di realtà economico-commerciali che solo fino a pochi giorni prima prosperavano.

Ma è proprio in questa situazione che il commercialista con il suo Studio deve acquisire una nuova dimensione e deve prendere coscienza che il suo status di professionista assume anche una rilevanza sociale non da poco.

Sono proprio i professionisti a trovarsi, ora più che mai, nelle condizioni di dover aiutare un mondo produttivo che il Covid-19 ha colpito con violenza e indiscriminatamente.

«I professionisti devono non solo operare una trasformazione digitale, ma soprattutto devono trasformare la propria attività. Devono operare un cambiamento professionale per essere al cento per cento un consulente dei propri clienti».

Claudio Ferrante rileva come proprio le nuove soluzioni Genya ed il programma “Con Te – B.Point edition”, presentati recentemente, siano un ausilio importante sia al progresso digitale degli Studi quanto alla trasformazione professionale dei commercialisti.

«Come detto la professione non è più l’adempimento, l’F24. La professione è aiutare il proprio cliente in questo momento di estremo bisogno. Per questo il professionista deve in primis studiare il proprio cliente ed il suo mercato e dotarsi di strumenti che gli rendano dati coi quali, grazie alla sua esperienza e capacità, potrà far superare la crisi».

Ferrante sottolinea come la responsabilità sociale sia una nuova peculiarità della quale i commercialisti devono prendere coscienza.

Commercialista responsivo

«Il commercialista non deve immaginare di gestire una chiusura. Non può aspirare a gestire un fallimento, ma deve supportare la rinascita di un’impresa commerciale o produttiva. Un business sano impatta sulla socialità e ogni chiusura non danneggia solo il commerciante o l’imprenditore, danneggia i fornitori, i clienti e tutte le loro famiglie, quindi è un danno sociale. Il «fall out» di una chiusura è vastissimo e bisogna evitarlo. Il commercialista lo può fare non solo aiutando il suo cliente a pagare le tasse ma ad essere competitivo, a tirarsi fuori dalla crisi. Il servizio consulenziale è interpretato oggi ancora in modo elitario ma invece deve diventare un concetto di massa. In questo i professionisti devono cambiare e trasformarsi. Spesso dovranno uscire dalla loro comfort zone e prepararsi ad aiutare non solo concettualmente, ma anche “fattivamente” i loro clienti. I commercialisti devono acquisire la consapevolezza della loro trasversalità nel successo, o meno, dei loro clienti».

Claudio Ferrante fa riferimento alla recente presentazione delle nuove soluzioni che Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia ha ideato appositamente per offrire ai commercialisti non soltanto un’adeguata digitalizzazione ma uno strumento polivalente che offre loro tutto ciò che serve per trasformarsi in efficaci consulenti.

«Il commercialista deve essere responsivo rispetto alla domanda di oggi. Deve qualificarsi sempre di più e meglio ai propri clienti. Non è l’adempimento in sé che aiuta il professionista, ma l’adempimento digitalizzato che gli restituisce i dati sui quali può costruire una strategia vincente per il suo cliente. Wolters Kluwer, con i suoi avanzati applicativi e programmi, gli offre tutti gli elementi per trasformarsi. Ma la vera consapevolezza della centralità sociale dei professionisti deve crescere e solidificarsi in ognuno di loro autonomamente».

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