Cloudera e Sferanet, accoppiata vincente per la trasformazione digitale

Vendor e system integrator, due realtà da sempre connesse e che oggi sono di fatto realtà inscindibili. Lo spiega molto bene la relazione fra Cloudera, leader delle soluzioni cloud, e Sferanet, system integrator italiano fra i più competenti.
Cloudera offre ai clienti una piattaforma cloud ibrida, open source e flessibile, per aiutare i clienti a gestire dati anche in real time: oggi i dati sono tutto, ma senza controllo e prestazioni perderebbero gran parte del proprio valore.
In questo scenario Sferanet rappresenta un braccio operativo di Cloudera: mette al servizio delle aziende know-how, competenze e capacità di tradurre in soluzioni concrete e business-oriented le tecnologie abilitanti messe a disposizione da Cloudera stessa. Il risultato? Per le aziende, una certezza del ritorno degli investimenti e di poter godere di un vantaggio competitivo sul mercato.

Più ancora del contenuto di innovazione di un prodotto, nella tecnologia IT è importante la capacità di inserire una tecnologia all’interno di organizzazioni in genere tanto più complesse quanto più di lunga data.
In tutti i casi, senza compromessi in termini di efficienza e ritorno economico. Uno scenario di fronte al quale diventa fondamentale il rapporto tra fornitore e system integrator, passato negli anni da semplice tappa di canale a vero e proprio rapporto profondo e sinergico fra partner. Con l’avvento del cloud, diventato praticamente imprescindibile, come dimostrano al meglio Cloudera e Sferanet.

Fabio Pascali
Fabio Pascali

«Oggi uno dei nostri obiettivi principali è portare sul mercato i vantaggi di una piattaforma cloud ibrida in grado di generare valore partendo dai dati – afferma Fabio Pascali, Regional Vice President, Italy di Cloudera. Un valore al servizio in modo particolare dei system integrator, fondamentali per sfruttarla al meglio».

Solide fondamenta open source

Due i punti sui quali crede l’azienda arrivata a superare il miliardo di dollari in fatturato operando con tecnologie open source. Prima di tutto, la capacità di coprire l’intero ciclo di vita del dato. Dalla generazione alla trasformazione passando per selezione e valutazione. «Parliamo di informazioni prelevate da qualsiasi sorgente, dal mainframe al sensore IoT – prosegue Pascali -, all’occorrenza trattate anche in ultra real time, vale a dire direttamente alla fonte.  Siamo pronti ad adattarci a ogni tipo di logica aziendale, con relative esigenze».

A questo vanno naturalmente aggiunte le capacità di analisi dei dati, la via per renderli effettivamente utili. Con competenze e soluzioni in grado di superare i potenziali rischi di ogni passaggio generazionale. Tra i più recenti, l’evoluzione dal data warehouse al data lake house e l’introduzione di machine learning e intelligenza artificiale. «Avere i dati oggi non è un problema, la vera sfida è la governance, riuscire a estrarre valore nel modo opportuno e quando servono».

Per riuscirci, servono alcuni passaggi fondamentali. Prima di tutto, strumenti affidabili ma anche versatili, pronti ad adattarsi alla singola realtà senza dover ripartire ogni volta da zero. Proprio per questo, è necessario lavorare in sinergia con partner a stretto contatto con i clienti e con una profonda conoscenza del mercato.

Il system integrator, alleato prezioso

Portare una nuova tecnologia in aziende spesso molto strutturate, non può e non deve prevedere la sostituzione delle soluzioni legacy. Il compito principale di un system integrator è infatti sfruttare al meglio l’esistente, per trasformare un investimento in maggiore efficienza e conseguenti ricavi. Per esempio, quando si parla di dati, i sistemi legacy esistenti sono una fonte principale e come tale va trattata. Certamente, spesso si tratta di dati grezzi, da elaborare, ma sempre importanti.

Carmine Buono sferanet
Carmine Buono

«Il nostro ruolo è sviluppare qualcosa in grado di risolvere una specifica esigenza del cliente – interviene Carmine Buono, Rome Technical Area Manager di Sferanet -. Questo non significa assolutamente sostituire la componetene legacy, in quanto generalmente consolidata ed in linea con le esigenze attuali di un cliente. Il concetto di “abilitante” deve permettere di analizzare quel dato per spingersi oltre».

Da intendersi come capacità di offrire nuove opportunità nel pieno rispetto di processi consolidati, sfruttando le più recenti tecnologie, ma sempre mantenendo i requisiti di affidabilità, sicurezza e resilienza.

Cloud, strada obbligata senza rischi

Negli ultimi anni, questo ha significato l’apertura verso il cloud. A prescindere da tempi e modalità individuate per ciascuna azienda, un passaggio praticamente obbligato. A condizione di rispettare certi principi, anche altrettanto sicuro, sotto tutti i punti di vista. «L’open source aiuta anche a scongiurare un pericolo da non sottovalutare, il vendor lock–in – avverte Fabio Pascali di Cloudera -. Anche se in forma diversa rispetto al passato, il rischio di trovarsi confinato all’interno di uno stesso provider è concreto».

Lo strumento affidato da Cloudera a partner come Sferanet punta a distinguersi proprio anche per questo. Ogni soluzione viene sviluppata all’insegna della massima flessibilità. Eliminando, cioè, ogni potenziale vincolo con il provider selezionato, per garantire trasferimenti e/o interazioni in massima libertà.

Oggi però, si prospetta anche un’altra sfida. «Quando si parla di intelligenza artificiale in ambito aziendale, non ci si può permettere passi falsi, sia in termini di risultati sia in termini di sicurezza – ribadisce Fabio Pascali -. Il nostro approccio al large language model mantiene i dati all’interno del perimetro aziendale. La coerenza del relativo algoritmo generativo sarà resa più affidabile dall’addestramento effettuato proprio all’interno del contesto del cliente».

Uniti per capire e servire il cliente

Tutto questo deve ritagliarsi il più possibile su misura per la realtà di ogni cliente. Un obiettivo raggiungibile solo con un totale accordo e con la consapevolezza dei rispettivi ruoli. «Noi siamo l’interfaccia con il cliente e tocca a noi in genere proporre la soluzione – osserva il manager di Sferanet -, a nostra volta però, ci confrontiamo continuamente con Cloudera, a cui portiamo i riscontri dal campo. C’è un lavoro costante anche insieme alla divisione tecnica, perché si concorre, si lavora e spesso si cresce anche insieme».

Così come lo scenario è cambiato, anche le esigenze del cliente sono molto diverse rispetto a solo cinque anni fa. Allo stesso tempo, si è evoluto anche il rapporto con il cliente. Il valore aggiunto della stretta collaborazione tra produttore e canale, nel caso specifico tra Cloudera e Sferanet, è rappresentato dalla capacità di assecondare il nuovo modo di relazionarsi davanti al potenziale acquirente. Dove prima l’offerta era soprattutto infrastrutturale e, quindi, proposta direttamente al responsabile IT, oggi abbiamo soluzioni e strumenti al servizio della produttività. Qui è richiesto un confronto diretto ed esteso alla parte dirigenziale oltre che naturalmente a quella finanziaria.

Combinata alla grande varietà di richieste, si traduce in una forte esigenza di flessibilità. Se da una parte il cloud offre una soluzione ideale a livello di accessibilità e versatilità, sul fronte applicativo bisogna essere pronti a proporre soluzioni dall’elevato tasso di personalizzazione, pur restando in ambito di totale autonomia per quanto riguarda la scelta della piattaforma e della gestione dei dati.

«Se costruisco una soluzione partendo dalle componenti di un provider, otterrò applicativi destinati a rimanere lì – precisa Buono -. La piattaforma invece, costruita su moduli open source, come quella di Cloudera, è trasparente rispetto all’infrastruttura cloud, pur riuscendo a sfruttare tutte le risorse sottostanti».

Risultati alla mano

Una partnership come quella tra Cloudera e Sferanet deve essere naturalmente anche all’insegna della concretezza. Per inquadrarla, tornano utili un paio di esempi. Per primo, una banca del sud-est asiatico, dove l’adozione della piattaforma completa di strumenti per l’analisi e di IA a supporto della generazione automatica dei report annuali, ha permesso di abbattere del 95% il costo di produzione rispetto alla procedura esistente. Considerando i volumi e la portata dell’operazione, è facile capire il potenziale risparmio in termini di tempo, risorse di calcolo e quindi anche di denaro.

Sempre nello stesso ambito, ma rivolto all’interazione con i clienti, l’applicazione di una chatbot in grado di aggiornarsi di continuo con le informazioni personali. In questo caso, l’intelligenza artificiale genera un riassunto delle attività personali, sempre aggiornato, anche al servizio degli operatori in caso di assistenza diretta. In questo caso, il beneficio si è tradotto in una diminuzione del 10% sui tempi e sul personale dedicato. Al quale va aggiunto l’aumento nel livello di soddisfazione del cliente.

L’unione fa la soddisfazione del cliente

Obiettivi alla portata di chiunque sia interessato a un salto di qualità nella gestione dei dati. Se dal punto di vista pratico, le esigenze cambiano, l’abilità è nell’individuare le linee guida abbastanza flessibili da sapersi adattare. In questo modo, per portare un caso concreto, è possibile assecondare la domanda di manutenzione predittiva del manufacturing in modo non molto diverso da quelle di analisi del rischio per il finance o per l’ottimizzazione delle reti in ambito TLC. «Gli obiettivi alla fine sono la riduzione dei costi o un aumento nei ricavi – sottolinea Pascali -. Con alcuni insight posso pensare di modificare le modalità di messa a punto di un prodotto o un servizio, dall’altra posso migliorare il modo di proporlo al mercato. Principi come questo, li decliniamo per settore o per cliente, a seconda della necessità».

Da una parte quindi, una tecnologia abbastanza efficace da dimostrarsi in grado di portare innovazione nei processi aziendali, dall’altra la capacità di trasformarla in soluzioni capaci di adattarsi al singolo cliente senza dover essere stravolta. Due compiti distinti, affidati a ruoli distinti, ma fortemente interconnessi tra loro. Dalla qualità di questo legame, dipende il relativo successo di entrambi. «Il vero vantaggio competitivo non è tanto la piattaforma, ma la capacità di adattarla – conclude il Regional Vice President, Italy di Cloudera – : spetta ai system integrator più qualificati come Sferanet, il compito di spiegare la potenza dello strumento e capire la realtà dove sarà utilizzato. Noi permettiamo di abbassare il costo di ingresso, poi dobbiamo aiutare a capire cosa voglia ottenere il cliente e anche scoprire insieme cosa sarà possibile fare di nuovo domani».

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