32 miliardi di dollari.
Tanto pagherà la Giapponese SoftBank per acquisire gli asset della britannica ARM Holdings.
Una mossa che rappresenta la concretizzazione della nuova strategia di investimenti della società nipponica, intenzionata a far crescere il proprio business aggredendo nuovi settori di mercato.
L’investimento – all cash e sostenuto in parte da un prestiti bancari a lungo termine – consentirebbe a Softbank di indirizzare in modo specifico l’area del mobile Internet e in particolare dell’Internet delle Cose, come ha dichiarato il Ceo della società Masayoshi Son.
SoftBank non è nuova a una strategia di acquisizioni, ma finora si è indirizzata in modo prevalente verso le startup del mondo asiatico. Per sostenere questa operazione, che rappresenta la più grande finora intrapresa, la società ha raccolto cash, utile per ripianare i debiti e porsi in una situazione di portafoglio più solida, ha ceduto circa 10 miliardi di azioni detenute in Alibaba e l’intera partecipazione in Supercell Oy, che dovrebbe garantirle un’ulteriore iniezione da 7 miliardi di dollari. Mantiene invece il controllo sul capitale della statunitense Sprint.
Perché ARM è importante
Arm Holding è un asset importante: non solo i suoi processori sono al cuore dei dispositivi Apple, ma detiene un patrimonio di brevetti indispensabili per sviluppare soluzioni di comunicazione nell’ambito automobilistico, delle appliance e più in generale nell’ambito della connessione tra dispositivi diversi.
Wall Street Journal sottolinea come questa intesa, che sicuramente è maturata da tempo, cade a meno di un mese dal referendum che ha decretato la scelta del Regno Unito in favore della Brexit.
Una sterlina svalutata rende sicuramente attrattive le aziende che risiedono nel Paese; nel contempo, tuttavia, il nuovo primo ministro Theresa May si è espressa in toni piuttosto duri rispetto alle ipotesi di acquisizioni di aziende britanniche di primo piano da parte di pretendenti esteri: ci sarà da attendersi un severo esame della proposta da parte di SoftBank.
