eCommerce B2C: è l’ora del Superconsumatore

Cresce del 17% l’eCommerce italiano, con il mobile addirittura al raddoppio. Vincono ancora le Dot Com, mentre gli operatori tradizionali stentano ancora a capire le opportunità della multicanalità.

Non siamo ancora ai livelli nordamericani, ma l’eCommerce B2C è ormai una voce tutt’altro che trascurabile sul totale delle vendite retail in Italia e pesa oggi complessivamente qualcosa come 14,6 miliardi di euro, vale a dire il 3,5% del totale, in crescita di quasi un punto percentuale anno su anno.

È questo il primo dato di sintesi che emerge dai dati dell’Osservatorio eCommerce B2c in Italia promosso come ogni anno da Netcomm e dalla School of Management del Politecnico e presentati questa mattina a Milano.
I 14,6 miliardi di euro, va detto, rappresentano un a crescita del 16 per cento anno su anno e includono anche tutti gli acquisti effettuati da utenti italiani verso siti stranieri.
Al netto di questa componente, e dunque limitando il totale agli acquisti effettuati da siti italiani da utenti sia italiani sia stranieri, la percentuale di crescita si attesta al 17%, mentre il perimetro è di 13,3 miliardi di euro.

Significativa è, in questo scenario, la crescita del peso specifico delle vendite effettuate via smartphone, che non solo di fatto raddoppiano ma soprattutto superano la famosa soglia critica del miliardo di euro: siamo infatti a 1200 milioni, vale a dire il 9 per cento dell’eCommerce nel suo complesso. Se si associano anche i tablet, si parla di un peso del 20 per cento sul totale del comparto.

In uno scenario positivo nei suo dati tendenziali, l’aspetto poco rassicuramente è che il 54% delle vendite complessive (inclusi dunque i servizi) e il 70% delle vendite di prodotto sono in mano ai player internazionali, da Amazon a eBay, e alle Dot Com, come Banzai o Yoox.
Questo significa che i retailer, i produttori e nell’insieme gli operatori tradizionali ancora non riescono a ” interpretare l’online come un reale canale alternativo e che per questo non riescono a giocare un ruolo da protagonisti come è invece avvenuto in molti mercati occidentali”, sostiene Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio.

Eppure lo spazio di crescita c’è, se è vero come è vero che gli acquirenti online hanno superato i 16 milioni e che 10 milioni effettuano almeno un acquisto al mese, con un valore medio di acquisto di 1.000 euro l’anno, in linea con la media europea.
A esser fuori media è proprio quel totale, quei 16 milioni, così distanti dai 39 milioni in UK, dai 44 milioni tedeschi, dai 29 milioni francesi.

Soprattutto lo spazio di crescita c’è se si considera che, pur restando il prezzo ancora il driver principale all’acquisto, la differenziazione nel servizio,  sia sulle modalità di consegna sia sulle modalità di acquisto, sta diventando un criterio di scelta e di fidelizzazione rispetto all’etailer.

C’è poi un ulteriore aspetto in pieno miglioramento ed è stato sottolineato da Roberto Liscia, presidente di Netcomm (nella foto).
La multicanalità è diventata reale: il consumatore ” utilizza il web per effettuare acquisti tradizionali consapevoli. Il suo comportamento multicanale da per scontato che, in qualsiasi momento della giornata, egli possa accedere alle informazioni a lui utili attraverso tutti i mezzi, dallo Smartphone ad una vetrina di un negozio in strada abilitata ad essere un touch screen e che, nel contempo, possa effettuare l’acquisto dagli stessi mezzi”.
Per altro è proprio sulla multicanalità, o meglio sulla “progettazione integrata di percorsi multicanale, volta a sfruttare al massimo il reale asset differenziale degli operatori tradizionali, ossia lo store”, secondo la definizione di Perego, che gli operatori tradizionali dovrebbero investire.
Perché si è aperta l’era del “Superconsumatore”, come lo definisce Liscia.

Super o meno, che cosa si acquista on line?
Con i prodotti in crescita decisa rispetto ai servizi, la parità tra i due mondi si sta avvicinando, segnando così un traguardo importante: si parla di 45-55%, con Abbigliamento e Informatica ed Elettronica di consumo a far da traino nei prodotti e il turismo testa di serie nei servizi, con gli altri settori tendenzialmente stabili.
Crescono bene il Food&Wine ‘gastronomico’ (200 milioni di euro, in crescita del 30%), Arredamento (130 milioni di euro, +100%), così come il Grocery (spesa da supermercato +18% a 160 milioni di euro).
Bene l’export (+24% a 2,5 miliardi di euro), se pure ancora molto sbilanciato sul turismo (50%): mancano ancora settori chiave come Food&Wine e Design.

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