Dopo lo scandalo che ha travolto i mercati finanziari e indotto il presidente degli Stati Uniti a dichiarare guerra ai manager che commettono falso in bilancio, il carrier Usa ha richiesto la gestione controllata.
22 luglio 2002 Dopo il clamoroso
dissesto Enron, portato alla ribalta delle cronache anche per aver sgretolato
agli occhi del mondo la credibilità della società di consulenza Arthur Adersen,
arriva il caso WorldCom e la sensazione condivisa è che al peggio non ci sia mai
fine. Il colosso delle telecomunicazioni statunitense, che negli scorsi due
esercizi ha omesso di contabilizzare in maniera corretta spese per 3,85 miliardi
di dollari, ascritti sotto la voce ‘investimenti’, si è definitivamente
appellata al Chapter 11 presso la Corte di Manhattan. Una decisione,
quest’ultima, nell’aria ormai da tempo e non più procrastinabile visto e
considerato gli oltre 41 miliardi di dollari di debiti accumulati dal colosso
Usa, un ‘buco’ senza precedenti nella storia finanziaria mondiale. Ora, però,
dopo aver trascinato nel baratro i mercati di tutto il mondo e indotto lo stesso
presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, a dichiarare aperta una lotta senza quartiere
contro la contabilità fraudolenta e chi la perpetua, l’attenzione è volta agli
oltre 85mila dipendenti e investitori. Per il momento la società ha annunciato
di aver raggiunto un accordo per la concessione di un finanziamento di due
miliardi di dollari, di cui 750 milioni provenienti da Citibank, Jp Morgan Chase
e General Electric Capital, che – qualora approvato dal Tribunale fallimentare –
sarà utilizzato per sostenere i flussi di cassa dell’azienda durante l’attuale
gestione.
«Le priorità, ora come ora – ha fatto sapere John Sidgmore,
presidente e amministratore delegato di WorldCom -, sono quelle di cercare
di creare il miglior valore possibile per gli investitori, preservare il posto
di lavoro dei dipendenti e continuare a fornire il miglior servizio
possibile ai clienti». Le attività della società, che ha richiesto la
gestione controllata solo negli Stati Uniti, proseguiranno normalmente in Europa
e nel resto del mondo.
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