Wi-fi, la Ferrari del Web

Con il Wireless fidelity ci si connette a Internet senza fili e a elevate velocità. Ma bisogna sempre rimanere nel raggio d’azione dell’antenna

12 giugno 2003 Il 28 maggio di quest’anno il ministro
delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ha finalmente firmato il decreto che
regolamenta l’utilizzo del wi-fi. Le norme fissano le
condizioni per il conseguimento dell’autorizzazione generale per la fornitura,
attraverso le applicazioni Radio Lan nella banda 2,4 GHz o nelle bande 5 GHz,
dell’accesso del pubblico alle reti e ai servizi di telecomunicazioni, “in
locali aperti al pubblico o in aree confinate a frequentazione pubblica quali
aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime e centri commerciali”
. Access
point operanti nella banda dei 5 MHz possono poi essere
installati anche all’interno di edifici. La parte relativa ai luoghi di utilizzo
del wi-fi non è però piaciuta a molti che puntavano a una liberalizzazione
totale del collegamento a Internet senza fili. Un gruppo di società che operano
nelle telecomunicazioni fra le quali vi è anche Tiscali ha presentato, infatti,
una serie di ricorsi al Tar del Lazio contestando i confini troppo stretti del
decreto. Tiscali ha chiesto al giudice amministrativo l’annullamento del decreto
e la sua sostituzione con una interpretazione più ampia che permetta di
utilizzare il wi-fi per coprire quartieri ma anche ampie zone del Paese con
l’utilizzo del roaming. Qualcuno ipotizza però che la querelle
fra società di tlc e ministero sia già in fase di soluzione. Il ministero delle
Comunicazioni starebbe già studiando una estensione della normativa dopo la
prima fase di sperimentazione avviata con il decreto del 28 maggio.


 


Il Wireless fidelity


Il Wi-fi, Wireless fidelity, è una tecnologia che permette di
collegarsi a Internet senza fili nelle zone coperte (hot spots)
con piccole antenne che hanno un raggio d’azione di un centinaio di metri) a
velocità teoriche che possono essere di 11, 22 o 54 Mbps. Basta possedere un
portatile dotato di scheda Wi-fi e quando si entra nella zona di copertura
dell’antenna si inizia a viaggiare in rete a velocità molto interessanti. Il
regolamento del ministero delle Comunicazioni è necessario perché al momento la
normativa vieta l’installazione degli hot spot in luoghi pubblici come un parco
o una piazza. Le uniche sperimentazioni riguardano aeroporti
(Linate, Bari, Fiumicino e il Catullo di Verona) e alberghi. In pratica, al
momento è possibile installare la propria Lan (Local area network, una rete
locale) o Wlan (rete locale wireless, senza fili) nella propria azienda,
magazzino o deposito. Il tutto è regolato dal Dpr 447 del 5 ottobre 2001, che
liberalizza l’utilizzo delle tecnologie radiolan all’interno dei fondi privati,
mentre resta soggetto ad autorizzazione l’impiego con attraversamento del suolo
pubblico. Per l’autorizzazione è previsto il regime di
silenzio-assenso, per cui basta presentare domanda e in
mancanza di risposta si può partire con il progetto. Quello che non è stato
ancora fissato dal regolamento di attuazione è il contributo da versare (la
precedente normativa prevedeva una tassa una tantum di 500mila lire e un importo
annuo di 50mila lire a postazione).


 


La tecnologia


Di tecnologie per reti locali wireless ne esistono diversi tipi, ma ormai si
è affermato come standard de jure e de facto l’802.11. Il più
diffuso è l’802.11b, che opera a 2,4 GHz e raggiunge nominalmente un throughput
(l’ammontare del traffico scambiato in rete) di 11 Mbps teorici (ma c’è anche
una versione a 22 Mbps). A questo si è aggiunto l’802.11a, che impiega la gamma
dei 5 GHz per arrivare a 54 Mbps, ma che non può essere adottato in Europa, in
quanto non possiede alcuni requisiti. Utilizzabile è invece lo standard 802.11g
per il quale sono già usciti i primi prodotti. Si tratta di un’evoluzione dell’
802.11b che opera nella stessa banda di frequenza (2,4 GHz) e garantisce la
compatibilità: gli apparati, cioè, si adattano alla minima velocità supportata.
Sono quindi possibili reti in cui convivono la versione “b” e quella “g” del
Wi-Fi, con una copertura intorno ai 100 metri. La versione a 54
è importante perché consentirà di utilizzare il wireless per applicazioni più
“pesanti”, come lo streaming audio e video e potrà essere impiegata per gli hot
spot, ovvero per le Wlan in ambito pubblico, che consentono l’accesso a Internet
dal pc portatile. La tabella raffigura il funzionamento delle Wireless
local area network
nella versione più semplice con un access point
collegato senza fili a client come pc, palmari e notebook e in quella bridge con
due access point che realizzano un collegamento wireless tra due reti
differenti.


 


I problemi


Il fatto di indicare come teoriche le velocità di 11, 22 o 54 Mbps significa
che queste sono le velocità raggiunte in laboratorio mentre tutt’altra cosa sono
le prestazioni realizzate nell’utilizzo delle apparecchiature
in una normale attività lavorativa. Gli 11 Mbps, infatti, si riducono più o meno
a 3, velocità comunque eccellente, a causa dei muri che assorbono le onde radio.
Senza contare che l’802.11b e il suo successore 802.11g sono maggiormente
soggetti alle interferenze con altre tecnologie che operano
alla stessa frequenza (come i forni a microonde, i telefoni cordless, Bluetooth
e alcune antenne video). Inoltre, la velocità teorica dei dispositivi deve
essere condivisa tra tutti i client (pc, computer portatili, palmari) che
partecipano alla rete. Bisogna poi tenere conto che la copertura degli access
point è di circa un centinaio di metri. Se per esempio si pensa di installare
una Wlan all’interno della propria azienda non si può ipotizzare di piazzare un
access point sul tetto che vada bene per tutti i piani del palazzo, ma bisogna
pensare a un access point per piano.


 


La sicurezza


La Ferrari del Web, come è stato definito il Wi-fi, è veloce ma per ora poco
sicuro. Lo è a tal punto che negli Stati Uniti ha preso piede il wardriving, un
passatempo che consiste nel girare a piedi o in macchina con un pc portatile
abilitato per il wi-fi e introdursi senza sforzo nelle reti altrui utilizzando a
sbafo la connessione. Basta entrare nel raggio d’azione
dell’antenna Wi-fi e il gioco è fatto. Qualche mese fa a Milano un esperimento
simile l’ha tentato portel.it, il portale della telefonia, che nel centro città
ha censito 18 reti 12 delle quali senza il Wep (Wired Equivalent Privacy, il
meccanismo di protezione delle reti wireless). Il problema non è dato solo dal
fatto che qualcuno utilizza la nostra connessione, ma soprattutto che senza
dover essere dei grandi esperti è possibile introdursi nella rete aziendale.
Un’indagine effettuata a Londra da Rsa Security ha verificato
che il 63% delle reti analizzate utilizzava la configurazione di default, che
consente di identificare chiaramente la società cui appartengono i dati e da
dove provengono. Per fare fronte al pericolo dato dalla
debolezza del Wep la Wi-fi Alliance, l’associazione che ha il compito di
favorire lo sviluppo delle tecnologie wireless, ha qualche mese fa annunciato il
nuovo protocollo Wpa (Wireless protected access) molto più sicuro del debole
Wep. Tutto questo in attesa dell’arrivo sul mercato della versione 802.11i che
dovrebbe risolvere i problemi legati alla sicurezza.


 


Il futuro


Mentre iniziano a essere presenti sul mercato i prodotti attrezzati per la
tecnologia 802.11.b è già stato approvato lo standard Ieee 802.16a, ribattezzato
wireless Man (Metropolitan area network). Questo standard copre
le frequenze da 2 a 11 GHz e permette la connessione wireless per l’ultimo
miglio delle reti Dsl via cavo. Il raggio d’azione è di circa 50 chilometri,
mentre la velocità di trasmissione dati può arrivare fino a 70 Mbps. Inoltre è
possibile offrire le connessioni a banda larga su richiesta per tutti quei
luoghi che hanno necessità di connessione temporanee (convegni, mostre, eventi e
altro). Nei giorni scorsi anche Intel ha aderito al WiMax (World
interoperability for microwave access), l’associazione no-profit, fondata da
Nokia, Ensemble Communications, Tektronix, Agilent Technologies, Intracom e Nera
Telecommunications che si occupa del nuovo protocollo. I primi
dispositivi, certificati da WiMax dovrebbero essere disponibili entro un anno.

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