Western Digital: dopo l’alluvione è il momento di tornare a parlare di business

La società fa il punto sul piano di recupero dopo l’alluvione dello scorso ottobre e rilancia la sua strategia verso il mercato – e il canale – Smb.

Non sono stati mesi facili, per Western Digital.
E se la cronaca è nota, il ripercorrerla nella sua linea temporale aiuta però a capire meglio lo stretto nesso causa-effetto su un intero comparto industriale: quello dell’It.
“Il 17 ottobre dello scorso anno – spiega Luca Marazzi, country manager Branded Products per Italia, Grecia e Israele di Western Digital,- a causa delle forti inondazioni che hanno colpito la Tailandia, le nostre fabbriche nel Paese sono risultate completamente allagate”.
Dalle fabbriche di Western Digital, non è un dettaglio casuale, usciva il 60 per cento della produzione mondiale di hard disk, realizzati anche per aziende quali Acer, Dell, Hp, Lenovo e Apple.

“In una fase iniziale il problema è stato sottovalutato e sono addirittura convinto che l’opinione pubblica si sia davvero resa conto della portata dei danni solo dopo l’alluvione in Liguria”, prosegue Marazzi, che parla poi degli effetti diretti sul business: “I nostri clienti avevano già pianificato il Natale e ci siamo trovati di punto in bianco a dover annullare volantini da 20.000 pezzi per singolo flyer. Complessivamente abbiamo avuto danni per 275 milioni di dollari, che siamo riusciti a contenere a 199 milioni con il contributo delle assicurazioni e di altre compensazioni. Ottanta milioni erano ascrivibili ai danni ai soli macchinari. Fortunatamente non abbiamo avuto perdite umane, ma l’85 per cento dei dipendenti hanno perso la casa, per cui le fabbriche sono state, per i primi tempi, anche centri di ospitalità. La nostra priorità, dunque, è stata quella di ritornare il prima possibile all’operatività, anche per mantenere l’impegno preso con i dipendenti di mantenere i loro posti di lavoro e i salari, supportando anche la supply chain, perché tornasse a produrre”.

Gli interventi fin da subito si sono focalizzati su due aspetti: salvare il salvabile in primis, recuperando apparecchiature dagli impianti danneggiati, e partire con nuove unità di produzione, cosa che è avvenuta il primo dicembre con una prima fabbrica e il 10 gennaio con una seconda.
Un terzo focus è stato posto nella realizzazione di una fabbrica mirror accanto allo stabilimento in Malesia, pronta entro la fine di questo triemstre.

Vitale, per la società, è stato però il recupero della produzione e da questo punto di vista i segnali sono di certo incoraggianti: ”Già in questo trimestre – racconta Marazzi – ci siamo attestati al 60 per cento della quota produttiva. Nel prossimo puntiamo di arrivare all’80% per tornare al 100% nel terzo trimestre dell’anno”.

Per dare un’idea di quanto ha impattato e tuttora sta impattando l’effetto alluvione sul mercato It, bastano poche cifre: dei 60 milioni di dischi previsti per dicembre, se ne sono prodotti 28 milioni, per poi gradualmente salire a 35 e 45 milioni, con l’obiettivo di tornare alla soglia dei 58 milioni di unità a luglio.

È evidente che il primo effetto di questa situazione è stato un immediato rialzo dei prezzi.
E qui Marazzi si toglie un sassolino dalla scarpa: ”Western Digital ha alzato i prezzi per sopravvivere. C’è stato chi, senza avere le produzioni sott’acqua, lo ha fatto in spirito speculativo, solo per guadagnare marginalità”.

In questo scenario non certo semplice, c’è chi parla di una importante accelerata del fronte Ssd, per compensare la carenza di hard disk tradizionali.
Western Digital non è del tutto convinta di un rapporto causa-effetto così diretto: ”L’adozione dei dischi allo stato solido era già in accelerazione. Il problema sul fronte degli hard disk tradizionali ha solo ridotto la forbice di prezzo tra le due famiglie di prodotti”.
Per gli SSd, spiega il manager, oggi si parla di un dollaro per Giga di capacità. Gli hard disk tradizionali continuano a mantenere costi decisamente più contenuti: così se un taglio da 500 Gb, ai 500 dollari necessari per un Ssd si contrappongono i circa 120 dollari necessari oggi per un hard disk tradizionale, che prima di ottobre ormai si attestava sui 70 dollari.
”I nostri piani per questa tipologia di prodotti al momento sono indirizzati al mercato enterprise e non al mondo retail”.

Per quanto riguiarda il mercato indirizzabile, Marazzi concorda nel dire che il cloud rappresenti una grande opportunità per una azienda di storage, sia in ambito pubblico, sia in ambito privato, sia ancora sul fronte del personal cloud.
”Per fare il cloud ci voglioni gli hard disk”. E non è certo un caso che una realtà come Google risulti tra i principali clienti di Western Digital al mondo, così come lo sono aziende come Facebook o Flickr.
L’azienda in questo momento sta spingendo l’acceleratore sul concetto di personal cloud, in una formula che associa all’hard disk una serie di applicativi che lo fanno dialogare con i dispositivi e ne consentono l’accesso da remoto via Internet.
”La nostra soluzione si chiama www.wd2go.com [https://www.wd2go.com/], e il suo utilizzo viene consentito a titolo gratuito a chi acquista i Mybook live da 1, 2 o 3 tera”.
Per questa proposta, importante il contributo dei partner di canale, soprattutto quelli attivi nel mondo retail.
”In questo caso abbiamo svolto un lavoro importante sul punto vendita, per spiegare l’idea di personal cloud: abbiamo acquistato metri lineari di scaffale per spiegare il concetto, svilupperemo chioschi espositivi con Mybook live e iPad, organizzeremo demo days e attività di category management. Per i partner di canale abbiamo sviluppato aree informative dedicate sul nostro sito, con tutorial e demo online”.

Il canale di Western Digital in Italia è seguito da una struttura molto snella di due persone alla quale è affidato tutto il canale retail, la distribuzione e il mondo delle piccole e medie imprese che la società per la prima volta si propone di affrontare con una strategia organica.
“Avremmo dovuto lanciare già nel mese di novembre una linea specifica di prodotti sviluppati per il mondo smb: naturalmente quanto accaduto ha messo in discussione i tempi di deplyment della strategia, ma non la strategia in sé. Così, dal prossimo mese di marzo avremo la disponibilità del nostro Sentinel, un hard disk di rete, per gestire personal cloud, configurabile fino a 16 terabyte di capacità, che verrà proposto corredato con Wd Guardian, pacchetti di assistemza, garanzia e upgrade”.
Il punto chiave anche di questa strategia sarà di nuovo il canale.
E qui parliamo di una realtà tutta da costruire per una azienda che fino a un anno fa indirizzava solo il mondo consumer.
I distributori già ci sono, Adl, Brevi Esprinet, Ingram Micro e Tech Data, mentre è in fase di costituzione un canale di dealer e Var.
”I distributori dovranno avere un team dedicato e dovranno erogare formazione ai dealer. Il mercato potenziale è molto ampio, soprattutto con una struttura come la nostra è chiaro che installazione, integrazione, montaggio e asssitenza on site sono tutti ad appannaggio del canale. Noi stiamo sviluppando le proposte economiche, prevedendo ad esempio dei bonus a quegli operatori che riusciranno a fare vendite congiunte di Sentinel e Guardian. Parimenti, oltre a rendere disponibili sul sito tutte le finroamzioni per i rivenditori, pensiamo in una pruima fase di non portare questi prodotti anche sul retail, per lasciare che i dealer si ritaglino uno spazio di specificità”.

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