Webradio, compagne per tutte le passioni

WRF_LOGOSe le radio private degli anni ’70 sono state la versione 1.0 che hanno creato un settore, la versione 2.0 dell’inizio di millennio era naufragata in attesa dell’attuale reloading. Si può infatti dire che oggi le web radio hanno imparato la lezione social/app della tecnologia digitale e si apprestano ad affiancare il prossimo passo: la trasmissione digitale accompagnerà l’Fm ad un pensionamento lento ma inevitabile, la cui strada non sarà priva di deviazioni.

Di questo si è parlato nella seconda edizione del Wrf, Web Radio Festival, tenutosi a Roma il 14 giugno per l’organizzazione di Radiospeaker, la più grande community radiofonica italiana, in collaborazione con Programmi Radiofonici, Fm World e 22HBG.

La palestra delle webradio in Italia assomma ormai un migliaio di emittenti stabili e molte di più a carattere episodico. Si tratta di un fenomeno che comprende sia l’iniziativa amatoriale, sia quella professionale con tutti i crismi e magari in simultanea con l’emissione in Fm, ma anche in store radio o canali specialistici e molte altre categorie.

A ben guardarle, le radio private hanno sviluppato nei decenni un’attività imprenditoriale molto simile a quella delle odierne startup, ma ancora non centrato sulle possibilità di business. Il lato sociale è straordinario, il flusso di lavoro è identico a quello di qualsiasi altro contenuto digitale e i servizi sono completi, app e podcast compresi. In particolare per le app, alcuni produttori di software anche economico forniscono app publishing con personalizzazione anche a pochi euro al mese, com’è il caso della suite MB.

Game changer, lo streaming in auto

Nel parallelo tra startup e web radio, però, ancora manca un pivoting, un cambiamento di direzione in base ai primi risultati testimoniati dalle statistiche. Molto spesso l’idea originale resta la stessa, hobbistica, con la sua dignità ma senza speranza di evolvere in una realizzazione imprenditoriale.

E’ questo un frutto dell’abbassamento delle barriere d’ingresso, che apre a tutte le possibilità. In Africa, dove manca la banda in upload e anche la corrente elettrica, si usano particolari modem alimentati dal sole per inviare i contenuti, mentre per il download si acquista una scheda di accesso a tempo, si scarica il podcast e lo si fa ascoltare alle comunità interessate, ad esempio gli agricoltori.

Trovare sponsor e pubblicità è complesso. I numeri sono piccolissimi e il pubblico medio non vede la radio come servizio su internet.

Non esiste più il concetto di radio locale”, ha detto Fabrizio Mondo, autore del libro Creare una Web Radio Professionale. Come spesso accade, la tecnologia offre via via varie occasioni di pivoting. Il prossimo sta arrivando: è senz’altro lo streaming in auto, un filone nel quale molte aziende automobilistiche continuano ad impegnarsi per renderlo possibile su ampie aree del territorio. E questo sarebbe un game changer che permetterebbe ad alcuni di aver successo sul nuovo canale.

Alla ricerca del successo

Nel mondo esistono tantissime emittenti di questo tipo. Per avere successo sarà necessario un sistema di catalogazione semplice, che dia ad ogni web radio un identificativo, tendenzialmente un numero, come in un telecomando. I gestori di questi sistemi avranno molto potere, e Mondo ha lanciato la sua proposta, Webradiocomando [http://www.webradiocomando.it/], per questo ed altri servizi in un vero e proprio marketplace.

Nella realtà l’Fm resterà forte ancora a lungo, e catalizzerà interessi economici più facilmente delle webradio, con i pochi ascoltatori che in generale le contraddistinguono. Il divenire va visto punto su punto: “nel Salento per coprire 150 km abbiamo 12 impianti, e l’Italia è fatta tutta di aree geografiche che per il digitale terrestre sarà difficile coprire in tempi brevi”, ha detto Fernando Proce, voce di Rtl e imprenditore sempre nel mondo della radio.

Fm Radio sta lanciando un servizio di promozione di contenuti di qualità.

Va sempre ricordato che la radio che esce dai suoi confini, grazie al web, crea il problema di dove pagare le tasse. Una situazione già vista per i website e se vogliamo anche per gli ebook: un altro effetto della cosiddetta coda lunga, che permette a moltissimi di produrre contenuti senza prima valutarne la distribuzione in termini economici.

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