WebLogic Platform di Bea fonde sviluppo e integrazione

La possibilità di vedere l’azienda come un sistema unificato e flessibile, in grado di adattarsi alle mutate condizioni ambientali, è l’idea che ha guidato la realizzazione del nuovo framework della casa californiana, che ridisegna le proprie strategie. Forte anche dell’alleanza con Hp.

 


Bea Systems cambia faccia. Lo specialista di sviluppo in ambienti Java fa il punto sulla nuova strategia, avviata circa due anni fa, che ha condotto a una revisione dell’offerta nell’ottica di un avvicinamento all’universo enterprise. La società offriva, sostanzialmente, il server logico, WebLogic, abbinato a eLink, un sistema d’integrazione basato su tecnologia transazionale. Il problema è che questo sistema prevedeva l’utilizzo d’ingenti quantità di servizi professionali ed era strutturato in un modo che rendeva molto difficile il riutilizzo dei componenti. Bea ha capito che, su questa via, non si sarebbe andati molto lontano e ha avviato una revisione completa dell’offerta. "Siamo ritornati sul mercato con un sottoprodotto, WebLogic Integration, che è una porzione della WebLogic Platform – ha chiarito Mauro Solimene, amministratore delegato di Bea Systems Italia -. Quest’ultima include anche i componenti Portal, Application Server e Workshop e risulta migliorata sotto il profilo della garanzia della sicurezza e dell’integrità di transazioni e dati aziendali. Rilasciata nella primavera del 2002, la WebLogic Platform è un ambiente unificato che permette di recuperare le applicazioni sparse nel sistema informativo aziendale e di comporne di nuove. Eliminata, quindi, la differenza tra l’integrazione applicativa e le transazioni, proprio in questo senso oggi la nostra filosofia è improntata sul concetto di convergenza".

Soluzioni pronte all’uso


"Le aziende hanno iniziato a collegare tra loro le applicazioni, ma con connessioni talmente rigide, personalizzate e cablate che il sistema in sé, sempre più grande e unificato, era comunque molto rigido – ha proseguito il manager -. In più c’era la necessità di disporre di una forma di intelligenza, ovvero il Business process management o il workflow di sistema, quindi un ulteriore layer che si innestava sulle applicazioni. Bea ha pensato, seguendo le evoluzioni del mercato, di "allungare" questo layer, standardizzandolo su Java, includendovi la logica del Bpm e la sicurezza, aggiungendovi la possibilità di integrare le applicazioni attraverso l’esposizione di Web service, con una filosofia più moderna e versatile, in grado di far risparmiare agli sviluppatori diverse ore/uomo. Questa strada molto visionaria, tracciata due anni fa, ci ha portato a uscire dal mercato. eLink, infatti, a un certo punto, è sparito anche se la piattaforma è tuttora utilizzata. In Italia, un esempio su tutti, è quello di Tim, il cui sistema Infobus è basato proprio su questa architettura". Così, nel 2001 la società ha optato per l’uscita dal mercato dell’integrazione, salvo poi decidere di rientrarvi con WebLogic Integration, una porzione della piattaforma WebLogic (in realtà il vero cuore tecnologico della stessa). Oggi Bea vende ancora i singoli prodotti sciolti ma, soprattutto, punta sulla WebLogic Platform, l’unione dei componenti Integration, Portal, dell’application server e della soluzione di sviluppo e deploy Workshop. "L’idea dell’attuale offerta Bea, permeata dalla filosofia della convergenza – ha tenuto a precisare Solimene -, è di annullare i distinguo tra lo sviluppo di servizi Web e l’integrazione applicativa. Questa idea trova concreta applicazione in una serie di soluzioni basate su standard e "pronte all’uso". Si inserisce il Cd-Rom nel sistema, si carica, parte la piattaforma e il gioco è fatto". Una volta semplificati i prodotti, anche la strategia di go-to-market è stata rivista, ampliando il raggio delle partnership.

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