Web 2.0, la nuova Internet

Si fa strada un nuovo modo di concepire la Rete. Che diventa la piattaforma di riferimento

Lo chiamano Web 2.0. Non è un’altra versione di Internet dal punto di vista
tecnologico, ma un modo differente di concepire il Web. Una sorta di passaggio
dall’individuale al collettivo, dal pc come macchina sulla quale risiedono i
propri software al Web come piattaforma. E’ una nuova idea del web che non
rimane confinata all’astratto dibattito filosofico, ma scende sul pratico come
si è capito con la battaglia fra Google e Microsoft.
La seconda versione di Internet, che
qualcuno afferma essere ancora in beta, si traduce in un
concentrato di nuovi servizi che cambieranno il volto della rete. Parlare di
rivoluzione quando si discute di Internet è banale, quante volte il termine è
stato utilizzato a sproposito, eppure oggi la Rete è di fronte a un cambiamento
molto forte. Per questo Microsoft ha annunciato l’inizio di una nuova
era
basata sui servizi on line e per questo nel corso degli ultimi mesi
siamo tornati frequentemente sulla contesa con il re dei motori di ricerca.


Di Web 2.0 si è parlato
recentemente
a San Francisco nella Web 2.0
conference che ha registrato il tutto esaurito e in Rete dove Tim O’Reilly,
proprietario di una casa editrice specializzata in testi sulle nuove tecnologie,
ha tracciato in un lungo documento il profilo del futuro del Web che ha preso
avvio con il collocamento in Borsa di Google così come il primo Web era partito con l’arrivo in Borsa di Netscape. Una Rete che conserva una
caratteristica in comune con la versione precedente: la bolla,
l’ipervalutazione borsistica

di società come Google che stanno facendo, per ora, la fortuna di
molti investitori. Borsa a parte, più di mille spiegazioni per capire il Web 2.0
vale l’indicazione fornita da Tim O’Reilly sul suo blog.

Web 1.0   Web 2.0
DoubleClick –> Google AdSense
Ofoto –> Flickr
Akamai –> BitTorrent
mp3.com –> Napster
Britannica Online –> Wikipedia
personal websites –> Blogging
evite –> upcoming.org and Evdb
domain name speculation –> search engine optimization
page views –> cost per click
screen scraping –> web services
publishing –> Participation
content management systems –> Wikis
directories (taxonomy) –> tagging (“folksonomy”)
stickiness –> Syndication

Questa è la traccia che propone nel suo articolo What
is Web 2.0″
e
che è accompagnata da un grafico


che rappresenta una sorta di mappa della nuova Rete che fa largo
uso di tecnologie come Ajax (Asynchronous JavaScript and Xml).


Fateci caso la caratteristica che accomuna gran parte dei
nuovi servizi è la mancanza di un centro erogatore e la loro diffusione fra gli
utenti. Vale per tutti il confronto fra l’Enciclopedia
Britannica
realizzata nel modo classico da serissimi studiosi e
Wikipedia, l’enciclopedia che cresce giorno per giorno con i contributi volontari degli utenti. Con tutti i limiti che questo comporta.

Il Web come piattaforma è
la prima caratteristica
indicata da O’Reilly che elenca una lunga serie
di lezioni che si possono trarre dai vari esempio di Web 2.0. In pratica la
nuova Internet si propone come una rete dove gli utenti hanno un ruolo molto più
attivo che in passato, dove il Web è utilizzato in maniera sempre più
consapevole da parte dei protagonisti. Tentando un paragone ci si può rifare ai
vecchi giochi di legno e al lego

. Prima il bambino utilizzava il giocattolo solo in un certo modo, mentre con l’arrivo del lego ha potuto dare libero spazio alla fantasia.

Così l’enciclopedia
britannica è per fruitori passivi e Wikipedia per utenti attivi. Stessa cosa per
i siti personali, statici monumenti rispetto alla dinamismo dei blog. Gli esempi
potrebbero continuare e si allargano anche al mondo della Tv che sta subendo un
processo simile.


Anche qui “il decentramento
della potenza di calcolo ai singoli
individui”
indicato
da Manuel Castells permette l’avvio di meccanismi impensabili. Come osserva
Michele Mezza, dirigente Rai autore del progetto Rainews 24, nel suo libro “Mediasenzamediatori.org” presentato
recentemente a Smau (Morlacchi editore, 336 pp., 17 euro) l’80% dei materiali
relativi agli eventi del 9/11 erano non professionali, in piazza durante il
G8 di Genova c’erano circa cinquemila videocamere e lo scoop della
giornalista del Tg3 Giovanna Botteri
,
che per prima ha dato la notizia dei bombardamenti americani su Baghdad è stato
realizzato con un videotelefono satellitare. La disponibilità di hardware
a basso costo e la larghezza di banda producono cambiamenti che attraversano
il Web e la tv. Gli spettatori diventano spettautori un
cambiamento di ruolo che coinvolge il web, la televisione, il modo di fare
informazione. E le vite di tutti noi.

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