Il miglior sfruttamento delle risorse è un mantra da cui chi gestisce l’It non sfugge. Valido anche per chi punta sugli analytics. Perché ce lo spiega Sergio Resch di Ibm.

La virtualizzazione ha preso cittadinanza ormai da vari anni nello “stato” dei server aziendali e i dati che periodicamente arrivano dal mercato confermano che il processo non ha connotati di reversibilità.
Ci chiediamo se lo stia facendo anche in quell’habitat, da sempre complementare ai server, dello storage.

La risposta che ci dà Sergio Resch, System Storage platform evangelist di Ibm è affermativa.

Ma qual è il principio fondante di questa ulteriore trasformazione?

Sostanzialmente lo stesso: la ricerca del vantaggio costituito dal miglior utilizzo delle risorse a disposizione e il perseguimento di una sana eterogeneità, a beneficio dello spostamento dei carichi di lavoro sull’infrastruttura.

A questo serve lo storage hypervisor.

Ma ottimizzare non deve significare limitare o limitarsi. Quindi, chi si proietta nel contesto aziendale più attuale, quello della business analytics, deve poter contare sulla garanzia di lavorare su grandi volumi di dati, disponendo dell’adeguata banda di lavoro, distribuendo il carico sequenziale.

Per Resch lo si può fare, e risparmiando: tempo, risorse, energie, denaro, ossia i cardini della virtualizzazione.

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