Via libera per la carta d’identità elettronica

Approvati due importanti provvedimenti in cui vengono fissati gli standard tecnologici e la regolamentazione del servizio

luglio 2003 Via libera alla Carta Nazionale dei Servizi (CNS)
e lavori più spediti per la diffusione in Italia della Carta di
Identità Elettronica (CIE)
.
Ecco quanto ci si aspetta all’indomani dell’approvazione di due importanti
provvedimenti governativi dedicati all’e-government: la firma del protocollo
di intesa tra il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie Stanca
e il sottosegretario all’Interno D’Alì con
i fornitori di smart-card, in cui viene fissato lo standard tecnologico per i
microprocessori presenti all’interno delle due carte; inoltre l’approvazione
da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di decreto che regolamenta la
diffusione e l’utilizzo della Carta Nazionale dei Servizi. Con questi due
provvedimenti viene sancita l’interoperabilità delle due carte e
si chiariscono definitivamente le funzioni e la durata delle stesse.
La Carta di Identità Elettronica” afferma il sottosegretario
agli Interni D’Alì può essere
definita la carta dei diritti del cittadino. Carta dei diritti perché consentirà
a tutti i cittadini del Paese, in un momento di federalismo avanzato come quello
che l’Italia sta vivendo, di accedere ai servizi che la Pubblica Amministrazione
centrale e soprattutto locale offrirà sulla rete Internet
”.
E poi si lascia sfuggire un’anticipazione. “Carta dei diritti
anche per chi italiano non è. Il Ministero dell’Interno, infatti,
alla CIE affiancherà il Permesso di Soggiorno Elettronico (PSE), che permetterà
al cittadino straniero residente in Italia di usufruire degli stessi servizi telematici
resi disponibili dalle amministrazion
i”.
Sui tempi di realizzazione il sottosegretario non si sbilancia, afferma che però
potrebbero essere anche più brevi di quelli richiesti per la CIE.
Per capire come si è arrivati a questo punto è necessario fare un
passo indietro.

La storia
Il concetto di Carta di Identità Elettronica viene introdotto nel nostro
ordinamento con la legge 127/97: la CIE deve contenere i dati
personali, il codice fiscale e, qualora il cittadino ne dia il consenso, l’indicazione
del gruppo sanguigno.
Inoltre vengono individuate le modalità di rilascio del nuovo documento
realizzato su supporto magnetico.
Successivamente questa legge viene integrata dalla 191/98,
che consente a ciascun cittadino, in possesso di carta d’identità
elettronica, di essere immediatamente riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione
e di compiere operazioni senza la necessità di produrre certificati cartacei.
La CIE quindi svolge una duplice funzione: permette l’identificazione
del titolare e di accedere ai servizi erogati on line dalla pubblica amministrazione.
La sperimentazione della versione elettronica della carta di identità
parte il 4 aprile 2002
, con la firma del protocollo di intesa tra il
Ministero dell’Interno e l’ANCI, con il quale vengono definiti i
termini della collaborazione tra Ministero e Comuni. All’AIPA
(Autorità Informatica per la Pubblica Amministrazione) spetta
invece la definizione di tre requisiti fondamentali della carta: la sicurezza
anticontraffazione, l’utilizzo della CIE come carta servizi e l’interoperabilità
a livello nazionale.
Per la sicurezza vengono usati sistemi anticontraffazione d’avanguardia:
la stampa ad effetto rainbow, l’utilizzo di inchiostro speciale visibile
all’ultravioletto, la numerazione laser, l’ologramma a caldo e motivi
antifotocopiatura e antiscanner.
L’utilizzo della CIE come carta servizi viene reso possibile grazie all’utilizzo
di un PIN (Personal Identification Number).
E veniamo ai dati contenuti: i dati anagrafici, la residenza, la cittadinanza,
il Codice Fiscale, la fotografia, i dati necessari per la partecipazione alle
consultazioni elettorali, l’indicazione della eventuale non validità
ai fini dell’espatrio, il codice identificativo del documento, la firma del
titolare, il codice identificativo del Comune di rilascio, la data di rilascio,
la data di scadenza (5 anni per la CIE e 2 anni, se munita di foto, per il DIE,
Documento d’Identità Elettronica
, riservato ai minori di anni
15), l’indicazione del gruppo sanguigno e l’impronta digitale.

I servizi a disposizione con la CIE
A regime, la Carta di Identità Elettronica dovrebbe consentire di accedere
ad una serie di servizi. Vediamo quali:
• Accesso alle banche dati della Pubblica Amministrazione (Ministero delle
Finanze, Inps, e così via) per conoscere la propria posizione aggiornata.
• Pagamenti verso la Pubblica Amministrazione (tributi e multe).
• Possibilità di immettere informazioni personali nella rete della
Pubblica Amministrazione evitando il disagio di doversi recare personalmente
nei vari enti ed uffici.
• Ottenere la stampa immediata di eventuali documenti cartacei.
• Ottenere visure catastali, specie per quanto riguarda professionisti
come architetti, ingegneri e geometri.
• Verificare lo stato di avanzamento delle pratiche, come ad esempio concessioni
edilizie e commerciali.
• Apporre la firma elettronica su atti e documenti.
• Voto elettronico.

Attualmente la sperimentazione prevede entro la fine di quest’anno
la consegna ai Comuni di un milione e mezzo di carte
, con l’obiettivo
finale di dotare tutti i cittadini italiani del documento elettronico entro
cinque anni. Un lavoro davvero ingente.
La Carta di Identità Elettronica, infatti, pur nella sua complessità
è solo un aspetto del problema, quello che in ambito aziendale verrebbe
definito come front-office, in soldoni, quello che si vede.
Il back-office, ciò che sta dietro e che permette al sistema di funzionare,
cioè l’infrastruttura e i servizi implementati che verranno erogati
ai cittadini, sono in via di sviluppo e fanno parte di quel piano di azione
di e-government, di cui da mesi cerchiamo di tracciare i contorni su queste
pagine.

Parallelamente la CNS
In parallelo, quindi, alla sperimentazione della CIE, per velocizzarne la sua
diffusione e per permettere alle amministrazioni locali di implementare l’erogazione
dei servizi in rete, è stato deciso di introdurre un nuovo strumento,
la Carta Nazionale dei Servizi (CNS), emessa dalle varie amministrazioni locali.
La CNS differisce dalla CIE solo per l’assenza della fotografia
del titolare
, pertanto non può essere utilizzata come documento
di identificazione, ma proprio per questo può essere distribuita con
maggior flessibilità. Al contempo però permette al titolare di
essere riconosciuto in rete in modo certo e quindi di poter fruire dei servizi
di pubblica utilità.
La carta viene utilizzata dal cittadino, alla stessa stregua della CIE, come
una sorta di chiave che permette di accedere, grazie al PIN, ai server sicuri
della PA, dove risiedono i dati. La sicurezza è garantita da un sistema
di crittografia a chiave privata.
E’ previsto, inoltre, che la carta potrà essere utilizzata come
strumento per pagamenti informatici tra il cittadino e le PA
, previa
definizione di intese tra i Comuni interessati e gli intermediari incaricati
di effettuare i pagamenti. Stesse funzioni potranno poi essere trasferite sulle
Carte di Identità Elettroniche.
La CNS è quindi l’apripista della CIE.

Lavori in corso: la CRS della Lombardia
Testa di ponte della sperimentazione della CNS, la Regione Lombardia, con la
sua CRS, Carta Regionale dei Servizi, declinata in versione
socio-sanitaria.
Attualmente, infatti, è in atto una sperimentazione, partita più
di un anno fa nella provincia di Lecco, che ha visto l’erogazione di CRS
a tutti i cittadini della provincia.
Grazie all’utilizzo della carta è possibile accedere al
sistema che gestisce i dati socio sanitari di ciascun cittadino
, rendendoli
accessibili soltanto attraverso appositi terminali, utilizzati dai medici di
base, dalle strutture ospedaliere e socio sanitarie (ASL, Poliambulatori, strutture
di assistenza) e dalle farmacie. Il sistema permette la memorizzazione di tutti
i dati clinici (dai referti, agli esami ai ricoveri, alle ricette e alle visite
specialistiche) che possono essere consultati dagli operatori e permette attualmente
la prenotazione di visite, esami o ricoveri in maniera rapida.
Fin qui il front-office. “La CNS è importantissima
afferma Antonio Confalonieri, dirigente sviluppo e-government della
Regione Lombardia
ma può funzionare perché
dietro dispone di un’infrastruttura di interconnessione telematica, la
Rete Regionale Lombarda (RRL) che permette ai vari Enti connessi di poter operare
al servizio del cittadino in sicurezza
”.
La Rete è parte di Lombardia Integrata, il programma
che permette agli Enti lombardi di usufruire anche di servizi applicativi come
la posta elettronica sicura e il trasporto sicuro delle informazioni.
E la Lombardia non è la sola amministrazione locale impegnata sul fronte
dell’e-government. Esempi eclatanti si trovano lungo tutto il territorio
italiano ma, come prosegue Confalonieri “attualmente le sperimentazioni
sono come isole, sono necessarie e sono ottimi esempi, ma non fanno un sistema.
Si dovrà lavorare molto, d’ora in poi, allo sviluppo di processi
di integrazione per garantire l’interoperabilità
”.

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