Veritas pronta a offrire servizi di utility computing

La società di soluzioni software per lo storage ha presentato una serie di proposte tese a facilitare le aziende nella memorizzazione e gestione dei dati.

3 dicembre 2003 Ormai anche per Veritas l’It network è matura per essere come tutte le altre reti di utility (elettricità, acqua, gas e via dicendo), in quanto sono numerosi ed evidenti i vantaggi, in termini di costi e di fruibilità, che le aziende potrebbero ricevere dalla condivisione di risorse tecnologiche messe a disposizione dai player dell’It.

Veritas, quindi, in quanto fornitore di software per lo storage, forte di una infrastruttura che supporta le maggiori piattaforme sul mercato, si propone come l’elemento abilitatore delle procedure in fatto di soluzioni e offre alle aziende la possibilità di sfruttare al meglio quanto hanno e di attingere a nuovi servizi in base alle diverse esigenze. In quest’ottica ha presentato CommandCentral Service 3.5, definita da Mauro Toson, PreSales manager di Veritas Italia ”la prima soluzione che aiuta l’azienda a portare il proprio ambiente It verso l’utility computing”. Infatti, consente ai clienti, sia interni che esterni di utilizzare, sotto forma di servizio, le funzioni storage, backup e recovery dei dati. “Con questa soluzione – afferma Toson – il cliente è libero di decidere quale livello di servizio avere, a quali costi e come gestire le varie informazioni”.
Sul fronte enterprise data protection, un’altra novità riguarda NetBackup 5.0, arricchita di nuove feature che tra l’altro consentono una maggior velocità di operazioni di backup, anche di tantissimi piccoli file, la possibilità di creare copie multiple e di far decidere all’utente le politiche di disk staging. Infine, un’altra new entry è rappresentata da Data Lifecycle Manager 5.0, una soluzione che permette di gestire il ciclo di vita delle informazioni aziendali e che, tra l’altro, consente di velocizzare la ripresa dei dati che servono.

Veritas, inoltre, ha presentato i risultati di una recente indagine (condotta a fine agosto a livello mondiale presso 850 aziende con più di 500 dipendenti), sull’approccio al disaster recovery, commissionata a Dynamic Markets. In sintesi, i dati relativi alla situazione in Italia (frutto di un campione costituito da 50 It manager) evidenziano che il 46% degli intervistati ha subìto downtime non programmati negli ultimi 12 mesi, con notevoli perdite. Riguardo ai piani di disaster recovery, il 38% dei Cio nazionali ha affermato di essere coinvolto nella loro definizione, mentre un 25% non ritiene che il rischio giustifichi il costo di tali progetti; molto scarsa anche l’attenzione relativa alla verifica delle procedure di disaster recovery, (il 62% rivede i piani ogni 12 mesi). In conclusione, confrontando l’approccio nazionale con quello Usa ed Emea, secondo Marco Riboli, amministratore delegato di Veritas Italia, emerge una scarsa attenzione al problema e che sono soprattutto le normative ad aver convinto la società a prendere provvedimenti di disaster recovery (70%) mentre solo un 8% ha fatto delle scelte autonome, con piena convinzione del problema.

Nel 2003 la filiale nazionale di Veritas ha realizzato l’ennesima forte crescita sia in termini di fatturato, che Riboli stima sul 56% rispetto al 2002 (risultando quindi per il quarto anno consecutivo la country più performante a livello mondiale in quanto a incremento percentuale) sia in termini di risorse, che dovrebbero quasi raddoppiare nel corso del 2004 rispetto alle attuali 30 unità.

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