Vendor a confronto per passare da sicurezza a business continuity

A Ict Trade hanno detto la loro Cisco, Ibm, McAfee e Trend Micro

Da sicurezza a business continuity. Il trend interessa ai vendor. Un po’ meno al pubblico dei rivenditori (parrebbe osservando la partecipazione alla tavola rotonda organizzata a Ferrara che, però, va detto, ha pagato la scelta di un orario serale un po’ infelice).
Il problema è che proprio le terze parti dovrebbero fare (almeno nei desiderata dei produttori) da traino per far comprendere alle aziende utenti che «ogni nuova forma di tecnologia apre la strada a nuove forme di criminalità». La frase è mutuata da Raul Chiesa, socio fondatore e nel comitato direttivo del Clusit, moderatore dell’incontro a cui hanno detto la loro Ibm, Trend Micro, McAfee e Cisco.

Proprio da Marco Misitano, che di quest’ultimo produttore è specialista di sicurezza informatica, arriva il commento che, da solo, può riepilogare l’ora dedicata all’incontro: «Alle aziende – spiega – non gliene frega niente di fare sicurezza. Semplicemente non è il loro obiettivo, non è la loro passione. Si affidano a tecnologie avanzate di cui tutti parlano, come il wireless o il VoIp, ma non hanno la minima idea se si tratti o meno di una tecnologia sicura o no. La verità è che a nessuno di noi verrebbe in mente di ordinare una macchina nuova dal concessionario andando a verificare se l’auto che abbiamo scelto ha l’impianto frenante o no. Diamo per scontato che ci sia e basta».

Business continuity, appunto. Quella che non sospettiamo nemmeno un momento di non poter avere come assicurata. «Anche perché – riprende Chiesa -, per chi commette cyber crime, è radicata su più fronti l’illusione di non essere scoperti e la non tangibilità dell’atto, che di per sè non è violento, e quindi pare giustificato da classificarsi come meno grave».

«Peccato – gli fa eco Costantino Gualano, direttore per Ibm dei servizi di business continuity e di disaster recovery – che il rischio, ai nostri giorni, è totalmente cambiato. Viviamo in un sistema e anche se l’azienda cliente alla quale vi rivolgete pensa di essere sicura, non può sapere se un suo fornitore, o un fornitore di un suo cliente è protetto o meno».

I rischi legati alla sicurezza si fanno sempre più asimmetrici. «E all’immagine chi ci pensa – domanda Morena Maestroni, responsabile marketing di Trend Micro Italia –? Se vengo frodato mentre sono sul sito della mia banca, non penso solo a chi ha rubato i miei soldi, ma al fatto che con quel dato istituto bancario con il quale faccio home banking non voglio più averci a che fare».
«Senza dimenticare, però – ricorda Cristiano Voschion, responsabile canali indiretti per McAfee Italia -, che anche se la specializzazione in termini tecnici interessa a noi e a chi vende le nostre soluzioni, ad avere problemi di sicurezza è la grande azienda come il piccolo studio di commercialisti. Sta a noi e ai business partner che portano le nostre soluzioni presso gli utenti finali capire dove va il mercato, mitigare il rischio per i clienti e priorizzare le problematiche in base agli asset dell’azienda che abbiamo davanti».

Ancora una volta, allora, ci vuole cultura. E impegno. Perché la sicurezza non si improvvisa. E, soprattutto, non si vende improvvisando.

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