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Vasco va oltre il token Digipass

Dietro il token che si usa per accedere all’home banking c’è un’etichetta, se c’è scritto Digipass, l’oggetto che si ha in mano è uno dei 250 milioni realizzati e venduti nel mondo da Vasco, leader assoluto nella fornitura di componenti e servizi di autenticazione sicura.

Fondata nel 1991 da un illuminato T. Kendall Hurt, Vasco ha un legame forte con l’Europa, oltre alla sede nei pressi di Chicago, infatti, presenta una sede vicino a Zurigo e una in Belgio dimostrando la propria attitudine al settore bancario.

Vasco è un’azienda di circa 300 dipendenti quotata al Nasdaq che ha sempre avuto conti in attivo – +20% di ricavi dal 2014 a 2015 – anche se troppo legati a fluttuazioni che fanno storcere il naso alle agenzie di rating. “Le vendite del Digipass rappresentano l’83% del fatturato totale – ci spiega Jan Valcke, presidente e Coo di Vasco – e i nostri picchi in Borsa spesso sono legati all’acquisizione di un contratto con un solo cliente”.

Ed è esattamente questo che non piace alle agenzie di rating: la dipendenza da un singolo prodotto e da un singolo cliente. Così Vasco prova a spingere sulle altre soluzioni di autenticazione.

Da una parte esplorando nuovi mercati oltre al bancario in cui è brand noto, solo in Italia 95 istituti bancari sono clienti Vasco mentre 175 appartengono ad altri settori. Dall’altra sperimentando nuove soluzioni di autenticazione basate su biometria, applicativi e add on.

Oggi i potenziali clienti sono tanti e diversi – prosegue Valcke –, penso ai siti di e-commerce, quelli che si occupano di lotterie e gioco online, qualsiasi azienda abbia bisogno di una strong autentication da parte dei propri dipendenti ma, soprattutto, il settore pubblico e la sanità”. Clienti, insomma, che hanno a che fare con dati sensibili e per cui l’accesso ai servizi deve essere regolato da un riconoscimento sicuro dell’utente.

In particolare – aggiunge Valcke – è indubbio che il mercato della sicurezza degli accessi nell’enterprise e nel settore governativo è più allettante, con margini di guadagno intorno al 17%, anche se, parallelamente, il settore bancario deve rimanere il nostro focus principale fornendo ai clienti alternative più innovative del Digipass”.

Per Vasco lo smartphone garantisce l’identità

Il manager si riferisce, per esempio a Vasco CrontoSign, soluzione scelta per prima da Rabobank, che estende il livello di sicurezza del Digipass operando un controllo sulla singola transazione online sia con un Digipass 780, dispositivo dotato di fotocamera per scannerizzare un QR Code a colori, sia attraverso push notification su mobile.

Con CrontoSign è possibile gestire l’accesso al sito di home banking, con riconoscimento via mobile inquadrando e fotografando via app Vasco il QR code che appare sullo schermo del Pc per generare una one time password anche via Digipass 780 o, ancora, autorizzare o meno una transazione da Pc via push notification su app per smartphone.

In tutti i casi di autenticazione via app, lo smartphone, insieme all’autenticazione sul device, meglio se biometrica, rappresenta il lasciapassare univoco dell’utente. Ed è evidente come la tecnologia CrontoSign si presti a ogni tipo di autenticazione sicura, anche non su un ente bancario.

Altro campo di applicazione interessante per la divisione R&D, che investe circa 18 milioni di dollari all’anno e coinvolge circa 200 dipendenti su un totale di 300, è l’autenticazione biometrica “non solo relativa al riconoscimento digitale, dell’iride, della voce o facciale – spiega Valcke – ma supportata dall’acquisizione di informazioni sul comportamento dell’utente”.

Che, in effetti, è lo stesso concetto su cui si basano le società di gestione delle carte di credito quando bloccano la carta a seguito di un utilizzo sospetto. Ma, in fondo, il comportamento non sarebbe solo quello digitale ma anche fisico. “Una corretta analisi facciale, per esempio, dovrebbe tener conto anche dei piccoli movimenti del volto per accertarsi di non trovarsi di fronte a un’immagine – conclude Valcke”.

In Italia Vasco è presente attraverso un distributore unico, Alias, 126 rivenditori di cui 4 Premium secondo l’apposito partner program.

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