Uzbekistan, una zona industriale per attirare capitali

Rimangono però molti rischi per le imprese straniere, partendo dal sistema bancario e giudiziario

È meglio non fare i conti con la storia millenaria di Samarcanda e della Via della seta: l’Uzbekistan, però, vorrebbe recuperare almeno una parte del suo ruolo di ponte economico tra Oriente e Occidente, facendo convergere più capitali stranieri sul suo territorio. In ciò favorito dalla posizione geografica, l’Uzbekistan sta tessendo nuovi rapporti commerciali con vari paesi; la Samarcanda del XXI secolo, stando al recente convegno dell’Assolombarda sulle opportunità d’investimento nell’ex repubblica sovietica, sarà la zona industriale di Navoi.

Questo polo produttivo (Fiez, “free industrial economic zone”) concentra molti punti di forza dell’industria uzbeka: meccanica e costruzione d’automobili, elettronica, settore farmaceutico e alimentare. Senza contare che l’Uzbekistan è il secondo esportatore mondiale di cotone e vanta ingenti riserve d’idrocarburi (petrolio e gas), oro, rame e uranio. Il Pil è salito del 7,8% nel 2009 nonostante la crisi economica mondiale, circa un punto percentuale inferiore a quello del 2008. Si prevede un leggero aumento nei prossimi due anni grazie alle esportazioni di materie prime.

A Navoi ci sono diversi vantaggi per le imprese locali e straniere: per esempio, le aziende esportatrici non devono pagare tasse doganali sulle importazioni di macchinari e materiali. Ci sono poi numerose esenzioni fiscali che possono coprire un periodo di 15 anni se gli investimenti diretti superano i trenta milioni di euro, cui bisogna aggiungere uno sconto del 50% sulla tassa sui profitti per i successivi dieci anni. La Corea del Sud è un partner privilegiato per l’Uzbekistan: ci sono già 37 accordi commerciali a Navoi con imprese sudcoreane, per un valore pari a 600 milioni di dollari. Proprio la compagnia aerea di Seoul gestisce i trasporti delle merci nello scalo internazionale di Navoi.

È un polo logistico, oltre che produttivo, pensato per diventare un crocevia commerciale per beni ad alta tecnologia, con sbocchi diretti sui mercati orientali ed europei. Complessivamente, l’Uzbekistan ha attirato nel 2008 investimenti stranieri per 1,7 miliardi di dollari, con oltre 400 nuove imprese operative. L’obiettivo è competere maggiormente a livello internazionale, anche se l’Uzbekistan rimane un paese complicato e rischioso per vari aspetti. Per quanto riguarda la politica, il presidente Islam Karimov ha ottenuto nelle elezioni del 2007 il terzo mandato consecutivo (contrariamente a quanto prevede la costituzione).

Il controllo statale si estende sul sistema bancario e su quello giudiziario, entrambi contraddistinti da ambiguità e debolezze soprattutto agli occhi degli imprenditori occidentali. Per tali motivi, la proprietà straniera è piuttosto limitata; la soluzione migliore, spesso, è investire in Uzbekistan tramite joint venture con aziende del posto, ponendo particolare attenzione alle questioni legali e contrattuali. Il Governo offre alcune protezioni, per esempio una legislazione stabile per i prossimi dieci anni e l’impossibilità di nazionalizzare le attività in cui sono coinvolte aziende estere.

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