Utenti, anello debole nella catena della sicurezza

Sicurezza_Carta_di_Credito_LucchettoÈ un quadro sostanzialmente sconsolante quello che emerge dai risultati di una ricerca condotta da Cisco a ottobre dell’anno scorso interpellando mille dipendenti di aziende italiane, secondo cui il 70% degli intervistati è talmente all’oscuro di quelle che sono le possibili minacce da ritenere che il proprio comportamento non metta a rischio la sicurezza dell’azienda.

Basti pensare che ben il 35% degli interpellati si aspetta che siano le impostazioni di sicurezza definite dall’azienda a proteggerli da ogni rischio, mentre solo la metà ritiene che sia proprio compito mantenere al sicuro i dati personali e quelli dell’azienda.

Così, a fronte di un 55% di utenti attenti ad attivare una differente password per ogni sito o applicazione utilizzati, solo il 36% afferma di modificarle costantemente, mentre il 18% del campione non usa nessun tipo di precauzione.

Meglio non va nel resto del mondo, se è vero, come sostiene un recente studio condotto da Trend Micro su 1.903 consumatori in 18 Paesi del mondo, tra cui il nostro, che i consumatori vogliono privacy, ma non adottano particolari accorgimenti per proteggersi.

Realizzata in collaborazione con Ponemon Institute, la ricerca intitolata “Privacy and Security in a Connected Life: a Study of Us, European and Japanese Consumers” rivela che solo il 44% dei consumatori crede che i benefici dell’Internet of Things (IoT) giustifichino le preoccupazioni che riguardano la privacy, mentre il 75% del campione ritiene di non avere alcun controllo sulle proprie informazioni personali.

Come se non bastasse, confrontando la percezione che i consumatori hanno della privacy e il valore riconosciuto ai dati personali, viene fuori che ben il 56% dei consumatori sarebbe disposto a offrire alle aziende informazioni come genere, nome, abitudini di consumo e addirittura stato di salute e credenziali di login, se fossero ricompensate.

Il prezzario c’è e va dai 69,55 euro richiesti per una password ai 2,66 euro per il sesso dell’utente, per un costo medio percepito per un’informazione personale è di 17,98 euro.

Il tutto nonostante le preoccupazioni relative alla privacy e alla sicurezza delle proprie informazioni personali siano cresciute, negli ultimi 5 anni, per ben il 47% degli intervistati.
Ben l’80% degli utenti si dice, inoltre, molto preoccupato in merito alla sicurezza dei propri dati personali custoditi negli smartphone e il 74% teme per le proprie informazioni personali sui social media.

 

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