Unified communication, cresce l’utilizzo fra le aziende

Il 20% delle imprese europee con più di 50 dipendenti è alle prese con piattaforme di UC. Lo dice IDC che stima una crescita del mercato in Italia del 19% entro il 2013.

Cosa c’è di meglio di questi tempi che parlare di un mercato che, solo in Europa, fra il 2008 e il 2013, dovrebbe crescere a un tasso del 37%?

Sottolineando che con il termine Unified communication (Uc) «si intendono le tecnologie che permettono la gestione di tutte le forme di comunicazione aziendali, attraverso un ampio set di applicazioni accessibili tramite pc, telefoni fissi e mobili» Daniela Rao, Tlc research director di Idc Italia e vice presidente di AnfoV, non ha solo fornito un’interessante panoramica sull’andamento di un mercato dalle incoraggianti prospettive, ma ha messo sul piatto uno spaccato italiano che può solo evolvere.

Se a guidare la diffusione di sistemi software, soluzioni per le comunicazioni e servizi professionali sono, in primis, Nazioni come Inghilterra, Germania e Francia, anche il Bel Paese e la Spagna stanno facendo la loro parte.

«In tutti i casi – sottolinea Rao – parliamo di un mercato dell’Europa Occidentale sostenuto da aziende di medie e grandi dimensioni che stanno affrontando il complesso processo di migrazione delle loro reti verso infrastrutture convergenti e servizi Ip».

Stando ai risultati di un raggruppamento di Idc in merito a una survey condotta alla fine dello scorso anno su 672 rispondenti, «il 20% delle aziende europee con più di 50 addetti sta cominciando a utilizzare piattaforme di Uc. Logicamente – sottolinea l’analista – a muoversi per prime sono state le grandi aziende multi sede con una più alta percentuale di mobile e tele worker, mentre nelle imprese di medie dimensioni l’introduzione di questo genere di soluzioni sembra essere guidata dalla necessità di coprire le esigenze di base di messaging fra personale fisicamente distribuito in luoghi diversi».

Servizi professionali
In questo scenario, a crescere in maniera considerevole è senz’altro la spesa per i servizi professionali correlati alle soluzioni di Unified communication che, nel 2008, secondo Idc, in Europa Occidentale ha rappresentato il 40% degli investimenti effettuati.

«Man mano che le imprese toccheranno con mano i benefici concreti dei cosiddetti Managed Uc Services – è la convinzione di Rao – i tassi relativi ai servizi di consulenza, integrazione e gestione cresceranno in maniera del tutto rilevante creando i presupposti per l’integrazione degli stessi nell’offerta di servizi VoIp basata su shared hosted model. Per quest’ultimi prevediamo una maggiore diffusione nelle medie imprese che non necessitano di soluzioni di Unified communication complesse e personalizzate. Fino a ora, però, le imprese di grandi dimensioni in Gran Bretagna e Germania hanno optato per soluzioni dedicate come Hosted Ip Pbx e Sip trunking. Soprattutto in terra inglese, poi, il 30% delle realtà che utilizzano Uc ha scelto di acquistare il servizio e non di sviluppare e gestire al proprio interno la soluzione».

Situazione in Italia
A giudicare i dati espressi fin qui, a caratterizzare il nostro Paese è la presenza di pochi indecisi in merito all’adozione di questo tipo di tecnologie, ma anche una nutrita porzione di rispondenti che affermano di non aver considerato l’implementazione di soluzioni di Unified communication, tanto da far scendere a un sempre interessante 19% le previsioni di crescita nel mercato italiano entro il 2013.

Ciò detto, sarà bene ricordare che la presenza predominante nel nostro tessuto imprenditoriale di realtà di micro dimensioni «limita l’esplosione in termini di valore di un mercato che, però – parola di Rao – è fortemente attratto dalle applicazioni basic di messaging in mobilità e free downloading. Le stesse che, nate per i consumatori privati, limiterà prevedibilmente lo sviluppo del mercato delle piattaforme e spingerà verso un approccio ibrido le medie imprese clienti fortemente interessate ad applicazioni di Web collaboration, infrastrutture tecnologiche, servizi professionali e progettuali e, per una piccolissima parte in evoluzione, a servizi gestiti di Uc».

Nei prossimi due anni, è la convinzione della Tlc research director di Idc, la spesa delle aziende nostrane rimarrà focalizzata sulle componenti infrastrutturali: «In Italia, quando si parla di Unified communication si intendono ancora centralini Ip Pbx, reti convergenti e soluzioni di comunicazione aziendale. Da noi, infatti, l’idea di piattaforme complete di Uc integrate con i processi aziendali è ancora lontana».

Non stupisce allora la previsione secondo la quale il mercato dei Managed Uc Services sarà generato dalle aziende di medio-grandi dimensioni sensibili all’offerta integrata di servizi VoIp messi a disposizione da operatori dotati di data center. «Per il nostro Paese – conclude Rao – parliamo di un bacino potenziale compreso fra le 500.000 e le 800.000 aziende con centralini Ip Pbx, Lan/Wan e lavoratori mobili dotati di pc portatile, telefono cellulare e linea fissa».

Qualunque sia l’identikit del potenziale utente, poi, i criteri che guidano la scelta del fornitore sono costituiti dalla qualità del servizio «garantita da specifici Service level agreement messi nero su bianco» e dalla capacità di supportare l’azienda nel processo di migrazione.

Infine, nonostante gli integratori di sistema restino i fornitori di riferimento per quest’ambito, non manca la consapevolezza della presenza di atre tipologie di operatori come i vendor Tlc/Pbx e i fornitori di servizi gestiti, mentre quando si parla di Unified communication, i provider di telefonia vengono più raramente associati.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome