Una vista geografica per gestire le emergenze

Dagli attacchi terroristici ai disastri meteo-climatici, crescono gli strumenti di supporto alle decisioni per le Sale di Comando e Controllo. Il parere di Intergraph.

In settori chiave come l’emergenza sanitaria, la capacità di automazione nella risposta è un vero e proprio fattore di successo. Calcolare, per esempio, l’assegnazione dell’ambulanza più vicina alla località di una chiamata mentre l’operatore è fisicamente al telefono con chi ne fa richiesta consente di guadagnare tempo prezioso. Se poi i dati di rotta sono automaticamente trasmessi al mezzo di soccorso preassegnato, il valore del servizio aumenta ancora.

In tal senso, il concetto di sala operativa chiamata a gestire un numero unico di emergenza, come può essere il 911 negli Usa, è evoluto fino all’odierno Eoc. Acronimo di Emergency operation center, l’Eoc è un centro di comando e controllo per la gestione di crisi che, coerentemente con l’evoluzione degli scenari operativi odierni, che vanno dagli attacchi terroristici ai disastri meteoclimatici, opera per la raccolta, l’analisi e la ridistribuzione delle informazioni, fungendo da interagenzia per le operazioni, predisponendo l’attivazione di piani di risposta ai diversi scenari, anche in tempo di pace. Ma mentre una sala operativa è orientata a fornire una risposta a un evento, un Eoc utilizza un modello dati estremamente più complesso.

Ne sa qualcosa Intergraph, storica realtà americana sul mercato dal 1969, focalizzata nella realizzazione di soluzioni software e di standard industriali nel settore dell’informazione geografica, utili alle sale operative della pubblica sicurezza, ai Vigili del Fuoco e a tutti coloro che hanno a che fare con l’emergenza sanitaria e la protezione delle infrastrutture critiche.

A questa tipologia di utenti, Intergraph, giunta in Italia con una filiale diretta nel 1983, mette a disposizione I/Cad, un sistema di Computer-aided dispatch basato su un database geografico e dotato di interfaccia cartografica sul quale sono stati progressivamente sviluppati strumenti di supporto alle decisioni per le Sale di Comando e Controllo.

Nel mondo, una persona su dodici è protetta da sistemi Intergraph. Le sue tecnologie si trovano, ad esempio, nei progetti del settore delle emergenze e sicurezza per i sistemi aeroportuali di Chicago, San Francisco e Pittsburgh e per l’intero sistema aeroportuale di New York, nelle aree portuali della Grande Mela e nel Metropolitan Transportation Authority della medesima metropoli. A farne uso, in Italia, sono anche la Centrale Provinciale di Emergenza della Provincia Autonoma di Bolzano e la Sala Situazione della Protezione Civile della Regione Lazio, realizzata da Selex Sistemi Integrati.

La tecnologia Intergraph ha supportato la gestione della sicurezza nei Giochi Olimpici di Pechino 2008 e, infine I/Cad, è la tecnologia che è stata utilizzata dall’Office of Unified Communications (Ouc) a Washington, per le operazioni 911 durante la cerimonia di insediamento del presidente Obama. L’efficienza del sistema ha consentito di gestire le circa 6.000 chiamate di emergenza pervenute alla centrale con un tempo medio di risposta, e di dispatching delle forze sul campo, di cinque secondi.

A Claudio Mingrino, managing director di Intergraph Italia, nonchè Government & Transportation Industry director Europe, Middle East & Africa di Intergraph Corporation, abbiamo chiesto di scendere nel dettaglio di questa tipologia d’offerta.

In cosa consiste il vostro Intergraph Computer-aided dispatch, o I/Cad, e cosa permette di fare?

Sin dalle sue prime versioni risalenti al 1989 I/Cad integra l’interfaccia cartografica con moduli specifici per la gestione delle chiamate e delle risorse sia a livello di database, che di comunicazione con le forze sul campo.
Chi si trova a operare con questa tipologia di strumenti è in grado di localizzare sul territorio il luogo di origine della richiesta di intervento. A questo punto, mediante un’interfaccia progettata per risultare estremamente intuitiva, le informazioni di primo contatto vengono velocemente inserite in un database dall’operatore, anche detto calltaker. Utilizzando una diversa interfaccia dello stesso sistema, grazie al quadro tattico di cui è in possesso, il dispatcher, ossia colui che si occupa di inviare le forze sul campo per gestire l’evento, è nella condizione di suggerire in tempo reale la risorsa più idonea e fisicamente più vicina al luogo dove si è verificato l’evento.

Il che presuppone l’utilizzo di dispositivi di tipo mobile nella dotazione tecnologica di chi è chiamato a rispondere alle richieste di intervento?

Certamente. Non a caso, l’intero sistema è stato ragionevolmente creato per fornire pieno supporto a terminali veicolari e palmari sia con accesso remoto, che distribuito. Tutte le informazioni necessarie come, per esempio, la tipologia di evento, i dati caratterizzanti lo stesso e il percorso stradale più breve, sono trasmesse automaticamente al terminale mobile delle forze sul campo già all’atto del drag&drop con il quale il dispatcher assegna la risorsa all’evento.

Cos’altro è possibile gestire attraverso il vostro sistema?

Rispetto alla gestione delle forze di risposta agli eventi, il nostro sistema proprietario offre un vero e proprio Resource management system (Rms) consentendo di memorizzare capillarmente nel database il personale, i mezzi, le dotazioni. Grazie a un modello dati potente e flessibile, il sistema consente di gestire la composizione delle unità di intervento, comprendenti mezzi, dotazioni e personale, i turni a cui quest’ultimo è sottoposto, i consumi dei mezzi, le scorte dei materiali e molto altro ancora. Gli operatori sono, poi, assistiti dal sistema durante la fase di risposta da moduli di consequence management che consentono di definire piani di risposta in termini di obiettivi, strategie e compiti. Durante la gestione di un evento i dati imputati dal calltaker, il contenuto del database delle risorse e le informazioni che giungono in tempo reale dai terminali mobili sul campo, sono confrontati con i piani di risposta. In questo modo il sistema è in grado di suggerire al dispatcher le successive azioni da intraprendere.

In quali realtà italiane è applicato il vostro sistema?

Durante le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, l’Istituto Geografico Militare Italiano (Igmi) che aveva il compito di integrare e validare tutte le informazioni geografiche disponibili per realizzare la base cartografica di supporto alla sicurezza dei Giochi Olimpici ha utilizzato le piattaforme Intergraph GeoMedia.
Più recentemente, nella Sala Operativa del G8 svoltosi a L’Aquila, Selex Sistemi Integrati di Finmeccanica, prime contractor incaricato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile per la gestione dell’evento internazionale, ha utilizzato per la Common operational picture (Cop) la consolle Intergraph Geospatial Integrator for Onsite Troops and Tracks Observation. Tale tecnologia è parte integrante del sistema di pianificazione, monitoraggio e controllo proposto da Intergraph Italia nell’ambito della gestione grandi eventi e gestione emergenze per rendere disponibili agli operatori dei vari enti nelle varie funzioni interfacce dedicate bi e tridimensionali, funzionalità avanzate di interrogazione, annotazione e condivisione di informazioni.

Quale dotazione tecnologica occorre per realizzare un Emergency operation center?

Un Eoc dispone di sistemi di telecomunicazione, di Information fusion e Common operational picture, di sistemi di Geospatial intelligence e di Calltaking/dispatching. Per Geospatial intelligence (Geoint) si intende lo sfruttamento e l’analisi di immagini e informazioni territoriali per descrivere, valutare e rappresentare visivamente entità fisiche e attività localizzate geograficamente. Si tratta, dunque, di un’integrazione tra immagini, fotointerpretazione e informazione geografica.
In un Eoc la Geoint è la componente di analisi dei dati e di integrazione degli stessi con modelli meteo e di simulazione. Secondo l’approccio della “Sensor fusion”, i dati dei satelliti per l’osservazione della Terra e i dati cartografici devono essere integrati con streaming di dati provenienti da sensori eterogenei quali, videocamere intelligenti, sensori perimetrali e radar. L’interoperabilità necessaria, visto che le sorgenti di dati sono eterogenee, militari e civili, si ottiene mediante standard condivisi.

Passo a passo, che cosa avviene in un Eoc al momento della richiesta di intervento?

Si possono distinguere quattro differenti fasi operative. La prima è quella della rilevazione, o detection, che permette l’acquisizione estemporanea di tutte le informazioni relative allo stato di un oggetto o asset, di un evento, delle risorse sul territorio e dello stato specifico di grandezze fisiche da tenere sotto controllo. Fanno parte della rilevazione le funzionalità di integrazione di sensori e delle informazioni. Le capacità di integrazione offerte dalla piattaforma tecnologica giocano un ruolo essenziale nel supporto.
La seconda fase è quella di valutazione e richiede una elevata capacità di analisi e di interoperabilità al fine di poter utilizzare tutti i dati disponibili secondo procedure e regole standard o estemporanee. La piattaforma tecnologica deve, inoltre, consentire l’integrazione di modellistica che per sua natura è da considerarsi altamente dinamica. Anche l’interfaccia uomo-macchina deve essere flessibile permettendo l’uso delle più differenti modalità di visione. Durante lo svolgersi di un evento, la fase di risposta, o respond, è fortemente integrata con la precedente, in quanto richiede delle funzionalità atte a gestire, in modo ottimizzato, le risorse.
L’ultima fase è quella del ritorno alla normalità, anche detta mitigate & recovery, in cui, appena trascorsa l’emergenza, tutte le operazioni, secondo una pianificazione, vengono gestite sulla base della stima dei danni e degli interventi necessari a rispristinare la sicurezza della popolazione e il ritorno alla normalità.

Oltre alle sale operative di tipo 911 e gli Eoc esiste una terza tipologia di sistemi d’intervento chiamati Critical infrastructure protection. In cosa consistono?

Si tratta di sistemi ibridi chiamati a monitorare la sicurezza di un’infrastruttura tecnologica che, collegata alla Sala Controllo Impianti Tecnici, deve anche poter gestire eventi di origine naturale. In un sistema Cip vi è una consistente componente di sensor fusion, vale a dire sensori perimetrali e anti intrusione, videosorveglianza, ma anche monitoraggio parametri di impianto che, una volta generati, innescano una reazione agli eventi che porta a una pianificazione degli scenari. In questo caso, il Mobile resource management che si concretizza nelle squadre di sicurezza, coesiste con un Mobile workforce management, che si occupa della manutenzione dei sistemi.
Dunque, Eoc e Cip hanno un approccio concettuale e tecnologico assai simile nel monitoraggio della situazione “in tempo di pace” e nel modello di intervento in fase di emergenza.
E, infatti, il nuovo brand per l’applicazione Eoc Integraph Sg&I è Ipr, ossia Integraph for planning and response for… dove il “for…” evidenzia l’applicabilità e l’adattabilità alla gestione di Eoc nei diversi segmenti di mercato quali Government, Safety & Security, Defense & Intelligence, Utilities & Comms, Transportation e come Common operational picture all’interno di architetture Critical infrastructure protection di varia natura.

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