Un mix di Bpm e Soa per controllare i costi

Il Business process management (Bpm) e la Service oriented architecture (Soa) sono i due ingredienti base che Ibm inserisce nella propria ricetta tecnologica con cui promette di aiutare le aziende di ogni settore a risparmiare sui costi di gestione del …

Il Business process management (Bpm) e la Service oriented architecture (Soa) sono i due ingredienti base che Ibm inserisce nella propria ricetta tecnologica con cui promette di aiutare le aziende di ogni settore a risparmiare sui costi di gestione del business. Parola di Tom Rosamilia, general manager della divisione Application & Integration Middleware (Aim) di Ibm Software Group, che Linea-
edp ha intervistato in occasione di una visita in Italia, anche in relazione al recente annuncio, lo scorso gennaio, del completamento dell’operazione di acquisizione di Ilog, società da oltre vent’anni focalizzata sulla fornitura di tecnologie software per la gestione delle regole di business.

Oggi più che mai in ogni settore di mercato è fondamentale reagire con rapidità alle richieste degli utenti, ai cambiamenti delle normative e alle sfide della concorrenza, ma nel fare ciò spesso ci si scontra con la lentezza e la rigidità di funzionamento dei processi interni dell’organizzazione.

A fronte di tali problemi, l’adozione di un potente motore di Brms (Business rules management system) come quello di Ilog, in grado a partire dalle regole di business di definire i processi decisionali in maniera dinamica in rapporto alle diverse situazioni, combinato con un’architettura Soa per il riuso dei servizi, si configura come una soluzione decisiva.

«Utilizzando queste tecniche – spiega Rosamilia – i nostri clienti oggi stanno risparmiando denaro, in quanto un elemento chiave è l’automazione dei processi. Automatizzando i processi, diventa possibile economizzare sulle risorse, attraverso una politica applicabile in modo ripetibile e flessibile».

Seguendo questa linea, Ibm sta puntando a far comprendere alle aziende che non ci si deve accontentare di mantenere processi che oggi possono sembrare soddisfacenti, ma che occorre valutare la possibilità di migrare verso altri che risultano migliori, più agili e flessibili.

Per ottenere risultati del genere, spiega ancora, non è necessario modificare o riscrivere le applicazioni che già si possiedono, ma basta intervenire a livello di “process orchestration”, riutilizzando servizi componibili in vario modo in funzione delle necessità, secondo un concetto simile a quello dell’Enterprise service bus (Esb). Un’orchestrazione dei processi che, di norma, viene eseguita attraverso il linguaggio Bpel (Business process execution language).

Modellazione e simulazione

Strumenti di Bpm come quelli di Ilog possono rivelarsi utili anche in fase di modellazione e simulazione, nell’esecuzione delle analisi di tipo what if. Qui, facendo girare il software nel motore di process automation, è possibile studiare quali sono le trasformazioni generate da determinati cambiamenti e poi comprendere quali passi compiere per abbreviare la durata di un processo di business. «Un’altra cosa che il Bpm permette di fare – continua Rosamilia – è capire meglio il business, monitorando il suo andamento, per poi fornire gli adeguati livelli di qualità dei servizi tramite l’osservazione dei Kpi». Queste funzionalità di modeling e monitoring, secondo il manager, consentono di migliorare i processi in modo molto più flessibile rispetto al tradizionale “hard coding” dell’applicazione. E da qui si comprende il motivo dell’acquisizione di Ilog, azienda, chiarisce il manager, considerata da diverse società di ricerca (come Gartner e Forrester) la numero uno nel campo del sofware di “rules processing”, con una tecnologia che permette di definire le regole di business utilizzando in forma testuale la propria lingua naturale, evitando di scrivere del codice.

Considerando le diverse realtà del mondo aziendale verrebbe da pensare che siano soprattutto le grandi organizzazioni con processi complessi al loro interno a beneficiare maggiormente di queste funzionalità. Ma Rosamilia non fa particolari distinzioni. «Tutti i business hanno necessità di migliorare i propri processi e non occorre essere grandi aziende per avere processi inefficienti».

Nel nostro paese, fra gli esempi di utilizzo del software di “rules processing” vengono citati nomi come Telecom Italia e Sky. Quest’ultima lo adotta, ad esempio, per mettere in atto sistemi antifrode finalizzati a individuare le clonazioni di carte dei decoder. Ma le applicazioni sono molto variegate e vanno dal settore bancario a quello assicurativo, alle attività delle compagnie aeree, che fra i numerosi e complessi compiti hanno quello di organizzare e ottimizzare tutti i voli degli equipaggi.

Chiediamo se gli utenti in genere apprezzino il valore e i vantaggi di questi sistemi di Bpm. «Credo che lo facciano – risponde Rosamilia – perché desiderano possedere l’abilità di apportare i cambiamenti da sé, senza necessariamente dover ogni volta ricorrere al supporto di un gruppo di programmatori». Inoltre, aggiunge, secondo una ricerca di Gartner, l’obiettivo dei Cio per quest’anno è arrivare a ottenere processi di business più efficienti all’interno delle proprie organizzazioni.

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