Un grande futuro per l’e-commerce in Italia, secondo l’Eito

L’annuale Rapporto sull’andamento dell’Ict in Europa Occidentale ha anticipato, fino al 2002, i trend delle tecnologie nei vari paesi.

Il darwinismo digitale è solo all’inizio. Il fatto che negli ultimi tre mesi negli Usa abbiano chiuso 150 aziende Internet e che le società dell’Ict abbiano licenziato 50mila lavoratori, sono le prime avvisaglie di quanto ci sta aspettando nei prossimi mesi. Questi dati sono un’ulteriore conferma che il virtuale non va visto come una sostituzione del reale, ma come un affiancamento. Vanno, quindi, rivalutati nuovi modelli di business (adesso gli analisti consigliano di passare dalle dotcom alle dotcorp), che richiedono da parte delle aziende una trasformazione complessa, che si riflette anche sull’economia mondiale. Il fenomeno Internet prosegue inarrestabile e ogni 100 giorni sulla Rete si verifica il raddoppio del traffico e delle informazioni. Nella net economy la disponibiltà finanziaria, che sembrava senza fondo, si è ormai ridimensionata e si punta su modelli di business sostenibili e che prevedano ritorni a breve termine. L’approccio verso l’e-business è, tuttavia, necessario e non va visto solo come una rivoluzione tecnologica, ma come un cambiamento del modo di condurre affari e di organizzare l’azienda. In questo nuovo contesto, come ha sottolineato Giampio Bracchi, prorettore del Politecnico di Milano, è necessario valutare alleanze strategiche, soprattutto con i fornitori di tecnologie e infrastrutture, individuare con chiarezza servizi economicamente realizzabili, partire dal piccolo per poi scalare verso l’alto, esplorare nuovi mercati e clienti, investire nella formazione. Ancora pesante, infatti, secondo il Rapporto Eito (che fa parte delle iniziative internazionali di Smau Ricerche), è il gap tra domanda di tecnici specializzati e offerta (vedi grafici). Vari sono i fattori di freno, tutt’ora presenti in Italia per lo sviluppo della net economy, evidenziati da Bracchi: “Ci sarà sviluppo se nasceranno nuove imprese. La ricerca industriale è debole non solo in informatica, ma anche nelle Tlc, come dimostra il basso numero di brevetti registrati. Il saldo con l’estero è negativo per 2.300 miliardi di lire in servizi tecnologici e informatici”. È anche limitata l’offerta di servizi innovativi, iniziative di venture capital e di incubatori, rivolte prevalentemente a start up, di servizi infrastrutturali e commerciali, ma non è vero che i treni della tecnologia sono già partiti. In Italia è, altresì, necessaria una nuova classe di imprenditori che osi rischiare, per cui è fondamentale essere in grado di offrire corsi di formazione superiore manageriale e tecnologica.

Il futuro si presenta con non poche incognite e anche le previsioni dell’Eito sono al ribasso. Dopo un 2000 chiuso all’insegna della forte crescita (+13%), il mercato dell’Ict nell’Europa Occidentale, secondo il Rapporto Eito, dovrebbe incominciare un trend in calo e realizzare un +11% alla fine del 2001, per scendere sotto i due digit (+8,9%) nel 2002. Il mercato del Vecchio Continente, comunque, è quello che registra le migliori performance, se si confronta con gli Usa (+8,2% nel 2000 e +7,6% nelle previsioni 2002) e Giappone (+6,7% nel 2000 e +6,1% nel 2002). Questi dati hanno portato la media mondiale dell’Ict a un +10,4% nel 2000, un +9,6% nel 2001 (e un valore totale stimato in 2.205 miliardi di euro), un +8,4% nel 2002. Restringendo la valutazione all’It, l’Eito ha stimato per l’Europa una crescita dell’11,5% nel 2000, che dovrebbe leggermente scendere a un +11% nell’anno in corso (pari a un valore di 275 miliardi di euro) e a un +10,9% nel 2002. Come ha sottolineato Bruno Lamborghini, presidente Eito e di Olivetti Tecnost, la straordinaria espansione delle comunicazioni mobili verificatasi nell’Europa Occidentale, dovrebbe assicurare il decollo del mobile e-commerce. Qui le cifre dell’Eito sono piuttosto ottimiste in quanto, a fronte di 310 milioni di utenti mobile stimati nel 2001, prevede che almeno 24 milioni useranno il cellulare per fare e-commerce e saliranno a 175 milioni nel 2005, quando il numero complessivo di utenti mobile sarà di 410 milioni. Per quella data l’Italia sarà il paese che, in percentuale, farà più operazioni di e-commerce mobile.

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