Un futuro roseo per il Mobile Payment

I servizi disponibili in Italia sono ancora pochi, ma il mercato potenziale di utenti interessati a pagare con il cellulare è enorme. I risultati di una ricerca del Politecnico di Milano.



Rupert Murdoch, magnate dell’impero multimediale NewsCorp, di recente ha riportato l’attenzione del mondo sul tema dei micropagamenti: ha annunciato di avere costituito un squadra di manager, da lui guidata, per mettere a punto una piattaforma che raccolga le notizie contenute nei suoi siti online, in modo da rendere accessibile ogni singolo articolo a pagamento. L’obiettivo di Murdoch, proprietario di prestigiose testate come il Wall Street Journal e il Times, è di porre fine al processo di auto-cannibalizzazione che ha portato la carta stampata a creare sul web siti gratuiti concorrenti. La notizia ha risvegliato l’interesse anche in Italia, dove il tema dei micropagamenti via cellulare è stato portato all’attenzione di tutti anche da altre notizie: in primis la creazione del nuovo operatore virtuale compartecipato da Banca Intesa San Paolo – Noverca, che entra sul mercato con una Sim che abilita servizi evoluti, come il Mobile Banking – e poi dalle annunciate sperimentazioni di Telecom Italia con Atm Milano per il pagamento dei biglietti della metropolitana con il cellulare.
Il fenomeno dei pagamenti tramite cellulare è stato studiato dalla Ricerca “Mobile Payment: la rivoluzione dei pagamenti è nel cellulare?” della School of Management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net) secondo una duplice prospettiva: lato offerta, ovvero quella degli esercenti che offrono questi servizi, e lato domanda, quella degli utenti finali che utilizzano questi servizi. La Ricerca ha considerato sia i servizi di Mobile Remote Payment, che abilitano cioè il pagamento a distanza tramite rete cellulare (Gsm, Gprs, Umts, Hsdpa, ecc.), sia i servizi di Mobile Proximity Payment, che consentono invece il pagamento “in prossimità” tramite tecnologie a corto raggio (come l’RFId, NFC in particolare, o il Bluetooth).
Nella Ricerca sono stati censiti circa 60 servizi attivi di Mobile Payment in Italia, offerti complessivamente da 58 esercenti. Dall’analisi si evince chiaramente che il Mobile Payment in Italia si trova ancora ad uno stadio embrionale: l’offerta di servizi di Mobile Remote Payment è ancora estremamente limitata, mentre risultano totalmente assenti i servizi di Mobile Proximity Payment, fatta eccezione per alcune sperimentazioni in atto.
Per quanto riguarda i servizi di Mobile Remote Payment, la ricerca evidenzia, tuttavia, come vi siano due settori particolarmente attivi in questo ambito: sono il settore dei trasporti di persone e quello dell’intrattenimento. In questi comparti non mancano casi di successo che ben evidenziano le potenzialità di questi servizi, in particolare quando riescono a sfruttare le peculiarità del canale Mobile: l’acquisto in mobilità e/o d’impulso. Sono, invece, ancora poco numerosi i servizi relativi all’acquisto di altri beni e servizi, anche se alcune interessanti sperimentazioni sono state avviate nel corso degli ultimi due anni.
Relativamente, invece, ai servizi di Mobile Proximity Payment, la ricerca evidenzia, come già accennato, solo alcune sperimentazioni basate sull’utilizzo del telefono cellulare dotato di tecnologia NFC. In questo ambito, è interessante analizzare il caso del Giappone, dove questa modalità di pagamento risulta ormai consolidata.
L’analisi condotta sulla domanda si è basata su un campione di 1.500 adulti rappresentativo della popolazione italiana che utilizza un telefono cellulare e ha evidenziato come, a fronte di un potenziale di circa 48,6 milioni di utenti di telefonia cellulare, solo 486 mila abbiano effettuato pagamenti tramite il cellulare. Ma l’analisi ha anche messo in luce come ci sia un mercato enorme di utenti potenzialmente interessati ad utilizzare questo nuovo canale di pagamento. Il fattore principale che condizionerà lo sviluppo futuro dei servizi di Mobile Payment (sia Remote che Proximity) è rappresentato dalla normativa, che ad oggi non consente di utilizzare il credito telefonico per il pagamento di beni e servizi che non siano direttamente fruibili dal cellulare. L’ingresso della Psd Payment Service Directive) a novembre 2009 che modifica profondamente il mondo dei pagamenti, potrebbe cambiare rapidamente questo scenario, offrendo nuove interessanti opportunità per il mercato. A testimonianza di questo snodo incipiente, segnaliamo l’attivismo di alcune Associazioni Categoria che si stanno impegnando nel comprendere meglio questo comparto (in primis AssTel e Abi). Il nuovo quadro normativo, in particolare, potrebbe consentire ad alcuni attori, come ad esempio Operatori di Telefonia Mobile, MNVO, Operatori della Grande distribuzione, Gestori di reti di distribuzione, di entrare nel mercato dei pagamenti.

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