Ue: ai servizi dati gli 800 MHz

In base all’accordo raggiunto la banda 800 MHz, attualmente utilizzata per la televisione, dovrebbe essere resa disponibile per i servizi wireless a banda larga in tutti gli stati membri dal primo gennaio 2013.

Il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura e a larga maggioranza il Radio Spectrum Policy Programme, l’accordo con il Consiglio che consente di riallocare le frequenze radio congelate in seguito al passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre, verso nuovi utiizzi, come i servizi mobili in banda larga.

Secondo il relatore, lo svedese Gunnar Hökmark, l’accordo svolge un ruolo centrale nella creazione del mercato unico digitale europeo.

L’allocazione delle frequenze radio è materia spettante alle autorità nazionali, ma le regole su come suddividere lo spettro fra provider internet e utenti devono essere concordate a livello europeo.

In base all’accordo raggiunto la banda 800 MHz, attualmente utilizzata per la televisione, dovrebbe essere resa disponibile per i servizi wireless a banda larga in tutti gli stati membri dal primo gennaio 2013.

Su richiesta del Parlamento europeo il programma prevede che siano allocati al traffico mobile i 1200 MHz entro il 2015.

Spetterà alla Commissione europea valutare, non oltre il primo gennaio 2015 se sarà necessario armonizzare ulteriori spettri per gestire la crescita esponenziale del traffico dati mobile.

Spettro comune europeo
«Con questo passaggio finisce il gap digitale tra cittadini europei» è il commento di Francesco De Angelis in una nota, che spiega: «per la prima volta l’Europa si dota di una visione comune per la divisione dello spettro, che fino ad oggi è rimasta di esclusiva competenza nazionale. Nello specifico il rapporto mette il sigillo del Parlamento all’obiettivo di liberare la banda di frequenza 800 MHz per i servizi internet a banda larga senza fili entro la fine dell’anno, e all’impegno sottoscritto dal Consiglio a velocizzare la banda larga mobile ad almeno 30 Mb per secondo».

De Angelis inquadra la questione dell’ambito dell’economia della conoscenza, che dovrebbe consentire di «recuperare il ritardo accumulato nei confronti di Usa e Cina in fatto di sviluppo della banda larga».

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