Tv locali, pochi soldi e tanti problemi per lo switch-off

Le emittenti private della Sardegna, la prima regione interessata alla fine del segnale analogico, hanno dovuto effettuare notevoli investimenti per il passaggio al digitale

Sicuramente lo switch-off del segnale analogico (previsto per il 2012) rappresenterà un banco di prova importante per le Tv locali. Le emittenti private della Sardegna, la prima regione italiana ad essere definitivamente passata al segnale digitale lo scorso 31 ottobre, hanno già sperimentato questo mutamento. Le reti locali interessate sono state in tutto 16: Cinquestelle Sardegna, Alguer Liberada, Antenna 1 Sardegna, Canale 40, Catalan Tv, Gallura Tv Channel, Nova Tv, Olbia Tv, Sardegna 1, Tele Costa Smeralda, Teletirreno Sardegna, Telegì, Telegolfo Sardegna, Tele Maristella, Tele Sardegna e Videolina. Nessuna sembra essere in ritardo sul piano tecnico, anche se abbiamo potuto percepire che non pochi sono stati i problemi organizzativi, non esigui gli investimenti finanziari e non poca la confusione, soprattutto sui contenuti da proporre, con ben 4/5 canali da gestire e pochi mezzi a disposizione. Non abbiamo respirato pessimismo ma quel che ci è sembrato evidente è che per ora si aspetta ancora un cambiamento all’interno del cambiamento. Tutti vogliono vedere cosa succederà, cosa porterà questo mutamento, non senza qualche speranza per un futuro televisivo migliore. Seppur informate e armate di buona volontà, le emittente locali, insomma, ci sono sembrate per ora travolte dall’inesorabilità degli eventi.

La parola alle protagoniste
Cominciamo con le due più importanti Tv locali dell’isola, Videolina e Sardegna 1 (associate entrambe alla FRT). Su ‘FRT Notizie’, per l’appunto, abbiamo trovato l’intervento ottimista di Enrico Rais, Amministratore Delegato di Videolina: «Il digitale terrestre ha finalmente compiuto un grande passo in avanti. Immagini più chiare, un audio migliore, la possibilità di ricevere informazioni di diverso genere, ma soprattutto la disponibilità di più canali. L’augurio di noi ‘broadcasters’ è che questo nuovo modo di concepire l’organizzazione televisiva possa premiare, anche attraverso l’aiuto dello Stato, le imprese come la nostra che tanto hanno investito per adeguarsi alla nuova tecnologia… Per noi di Videolina il digitale è anche un’occasione straordinaria per radicarci maggiormente nel territorio».

Un po’ diversi i toni di Mario Tasca, direttore generale di Sardegna 1: «Non sono pessimista, il passaggio si farà ed è giusto che si faccia. Ma il fatto è che è stato un impegno spaventoso e non è ancora finita. Per l’alta frequenza l’investimento è stato fuori misura: dopo aver provveduto tempo fa al digitale, adesso l’arrivo dell’isofrequenza ci ha costretti a modificare tutto. A parte ciò, c’è l’aspetto di multicanalità, che certamente consente la moltiplicazione di contenuti e diverse forme di business ma che sarà un impegno non da poco, visto che anche le emittenti nazionali hanno avuto la possibilità di allargare i loro mux. A mio parere questa pluri-offerta di contenuti può però generare confusione anche nell’utente. Per quanto riguarda noi, abbiamo in linea 5 canali: il generalista, Sardegna 1, Sardegna 2 All News, Sardegna 3 tutto produzioni, Sardegna 4 che manda il palinsesto differito di un’ora e Sardegna 5 che ospita il nostro partner 7 Gold. In effetti non è facile riempire cinque canali, ma noi abbiamo messo in opera un gran numero di nuove produzioni. Procediamo a piccoli passi, con la speranza di riuscire ad offrire contenuti innovativi e originali tali da giustificare un investimento così importante (dovremo anche assumere nuove persone). Per quanto riguarda le sovvenzioni dallo Stato, abbiamo avuto un ritorno economico solo attraverso la partecipazione all’imponente campagna pubblicitaria studiata per informare gli utenti. Dal punto di vista degli inserzionisti non c’è stato alcun cambiamento».

Le Tv più piccole in stand-by
Antonella Secci è l’amministratore generale di Canale 40, Tv a gestione familiare (divide il 50% della società con la figlia): «Finalmente ci chiedete il nostro punto di vista. Nessuno ce l’ha mai chiesto e il passaggio è delicato. Ci siamo trovati in questa situazione con l’acqua alla gola e abbiamo dovuto investire tutte le nostre risorse. È vero che nel 2001 ci sono stati dei finanziamenti ma noi non ne abbiamo usufruito, anche perché le notizie non erano ancora chiare. Nel 2005 c’è stato un altro piccolo contributo pari al 30% e adesso ci hanno dato dei soldi solo per la pubblicità sull’argomento. Nel Sulcis, ma direi nel sud della Sardegna in generale, la situazione economica è grave. Speriamo che gli enti locali possano essere interessati a comprare spazi su un nostro canale ma in questo caso avremo comunque la concorrenza di tante altre Tv. Per il momento manderemo un unico canale coperto da nostre produzioni, poi si vedrà. Direi che siamo in attesa, i nostri inserzionisti non si stanno muovendo e per quanto riguarda il pubblico non sono convinta che tutti siano già passati al digitale terrestre, magari molti preferiscono ora tenersi Sky. Per noi piccoli che viviamo praticamente alla giornata è difficile sapere cosa succederà in futuro: sicuramente sarà un periodo molto duro. Ora stanno anche stabilendo quali saranno i nuovi canoni per essere operatore di rete e fornitori di contenuti e temiamo un aggravio dei costi».

Sentiamo ora Caterina Cosseddu, amministratore delegato di Telesardegna: «Volenti o nolenti siamo pronti a questo passaggio epocale (ci eravamo già preparati nel 2006). Non abbiamo quasi usufruito di contributi statali, fatto salvo quello del 30% di qualche anno fa. Abbiamo fatto tutto da soli e ora siamo preoccupati anche dalle nuove normative: sembra infatti che si dovrà pagare una tassa per ogni ponte a disposizione. E in questo caso sarà dura davvero, dopo aver speso circa un milione per l’adeguamento delle tecnologie. Noi avremo 6 canali, che per il momento cerchiamo di riempire da soli offrendo programmi tematici sulla lingua sarda, sullo sport e sulle televendite, ma la speranza è che questi canali possano interessare alle istituzioni, per differenziarli e recuperare le spese. Il problema è che anche le istituzioni allo stato attuale devono fare i conti coi bilanci; coinvolgere dei privati sembra molto più difficile. Inoltre non abbiamo neanche pensato di unirci ad altre emittenti perché il nostro caso è particolare: la Tv è legata al gruppo Barbagli con Tele Tirreno e Tele Golfo e quindi abbiamo la possibilità di scambiarci contenuti».

Cinquestelle Sardegna e Nova Tv
La parola ora a Maurizio Carta, direttore di rete di Cinquestelle Sardegna: «Il digitale ci sta facendo un po’ dannare, perché possiamo scoprire se ci sono delle problematiche solo al momento dell’accensione del digitale stesso, contestuale allo spegnimento dell’analogico. I tempi sono stretti, perché la fase terminale è stata fatta di corsa. Noi abbiamo previsto l’accensione di 4 canali, anche se in questa prima fase ci sarà soltanto l’emittente principale. Purtroppo siamo indietro coi contenuti, perché siamo ancora legati alla fase tecnica di digitalizzazione; credo ci vorranno mesi perché tutti possano definire i propri bouquet, riempirli o affittarli».

«Nova Televisione è una realtà un po’ a sé stante – spiega invece Giorgio Mastino, caporedattore della rete – . Unici a coprire il 100% della Sardegna insieme a Sardegna 1 e Videolina, facciamo capo ad una cooperativa e recentemente abbiamo cambiato assetto, raggiungendo un accordo con il Gruppo Profit, che ha coperto i costi della messa in opera della rete digitale (10 ponti), mentre noi di Nova ci siamo riservati un solo canale con la programmazione di sempre, basata sull’informazione. Per quanto ci riguarda, gli investimenti pubblicitari sono fermi, a prescindere dal passaggio dall’analogico al digitale. Infine, il nostro pubblico, all’inizio scettico sul digitale, ora appare molto incuriosito».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome