Turismo, energia e terziario saranno il volano del Sistema italia

Sono questi i settori ritenuti fondamentali dalle imprese per la competitività della nostra economia, evidenzia un sondaggio Manpower

Il rilancio del sistema Italia deve partire da tre settori fondamentali per affermare la competitività della nostra economia su scala globale: turismo, energia & utility e terziario innovativo. È questo il principale risultato emerso dalla ricerca condotta nel mese di ottobre dall’Ufficio Studi di Manpower Italia, che ha coinvolto 959 imprese di ogni settore e dimensione con sede nella Penisola. A tutte le aziende intervistate è stato infatti chiesto di individuare quali siano i tre comparti che potranno sostenere il rilancio del Sistema Italia. Sia le medio/piccole imprese che le grandi hanno puntato con decisione su turismo, energia e terziario innovativo, con percentuali rispettivamente del 53,8%, 49,7% e 41,25%. Molto più staccati altri settori come l’agroalimentare e il manifatturiero mentre, a sorpresa, l’Ict occupa soltanto la settima piazza. Sono soprattutto le Pmi a ritenere questo comparto come strategico per il rilancio economico rispetto alle grandi imprese, rispettivamente nel 18% e 13,5% dei casi.

Formazione indispensabile
Per quanto riguarda la gestione interna, grandi e medio/piccole imprese appaiono consapevoli che per difendersi dalla nuova concorrenza a basso costo dell’Oriente dovranno cercare di accrescere la propria produttività attraverso il raggiungimento di maggiori livelli di valore di produzione per addetto. Il principale fattore che permetterà di raggiungere questo risultato è ritenuto quello della formazione (indicata dal 46,6% delle aziende). Ma, al tempo stesso, gli imprenditori auspicano un miglioramento delle relazioni sindacali (45,7%) che dovrebbe essere orientato alla produttività e al merito, insieme a una semplificazione contrattuale (29,4%). Per realizzare davvero la rivoluzione della produttività un ruolo importante sarà giocato dai lavoratori del futuro, che dovranno possedere caratteristiche come “competenze specializzate” (56,9%), “flessibilità” (39,9%) e “tensione all’obiettivo” (23,7%). Preparazione linguistica (49,7%) e formazione continua (45,7%) rappresentano comunque ancora gli asset principali che caratterizzeranno anche nei prossimi anni la formazione interna.

Università da riformare
Il modello formativo esistente in Italia, invece, non soddisfa le imprese: in particolare l’attuale modello di organizzazione universitaria (3+2) per il 56% del campione (37% poco d’accordo e 19% per nulla d’accordo) non ha creato figure professionali più in linea con le necessità aziendali. Sono soprattutto le grandi aziende sopra i 5  milioni di euro di fatturato a esprimere un giudizio non particolarmente positivo sul sistema universitario. Le critiche delle aziende sembrano però rivolte soprattutto sul fronte esterno, mentre sul lato interno si nota una certa resistenza al cambio di gestione e leadership: sono infatti prevalentemente le grandi imprese con più di 5milioni di fatturato (32,2%) ad aver già provveduto a rinnovare il proprio management, mentre le medio/piccole lo hanno fatto solo nel 22,8% dei casi.

Poca propensione al cambio di management
Molte però sono le aziende – indipendentemente dalla dimensione – che non intendono al momento procedere con un cambio delle figure chiave (quasi il 31% complessivo). Un altro 22% del campione (con una leggera prevalenza nelle medio/piccole) sta invece verificando se è il caso di procedere a un giro di poltrone del proprio management. Le richieste al Governo, evidenzia infine il sondaggio Manpower, sono quelle classiche: le aziende chiedono che si proceda con decisione a “tagliare gli sprechi nella spesa pubblica” (50,9%), che si definiscano “strategie chiare e incisive di politica industriale” (43%) e che si sostenga con maggior incisività la ricerca e sviluppo (38,5%).

Investimenti necessari
«L’economia del nostro Paese, e in particolare l’industria, è stata tra le più colpite dalla crisi – ha dichiarato Stefano Scabbio, presidente e amministratore delegato di Manpower Italia – E oggi, per acquistare quella competitività indispensabile per agganciare in maniera decisiva il treno della ripresa, ridare slancio all’occupazione e assicurare un futuro sostenibile alla nostra economia, le aziende devono accrescere la propria produttività e per questo richiedono da una parte un alto livello di specializzazione e dall’altra un’efficace politica industriale. Ciò significa investimenti in formazione per adeguare le competenze alla nuove esigenze del mercato globale e investimenti in ricerca e sviluppo per favorire l’innovazione, linfa vitale per le imprese».

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