Trend Micro: l’open source è più sicuro

Una nuova analisi evidenzia come la differenza stia nell’approccio.

È destinata ad aprire un fronte di dibattito l’ultima dichiarazione di
Trend Micro, secondo la quale l’open source sia “intimamente” più sicuro di
qualsiasi software proprietario, come Windows.
La ragione è presto detta: il numero delle distribuzioni disponibili.
E’ vero, il kernel è lo stesso, ma se una distribuzione
viene toccata da un c odice maligno, non è ditto che lo stesso codice abbia lo
stesso effetto su un’altra distribuzione.


Nell’open source molte più persone controllano il codice e possono pertanto reagire con maggiore prontezza alle vulnerabilità, senza poi contare i problemi legati ai codici legaci.
E ci sono anche motivazioni di topo
comportamentale, sostiene sempre l’analisi: chi sviluppa in ambiente open source
parla liberamente di sicurezza e si confronta immediatamente con la community,
laddove nel mondo proprietario ci si confronta in primo luogo con le proprie
risorse interne.


Attenzione però.
Questo non significa una assoluzione tout court dell’open
source, che deve comunque ancora lavorare molto per rendersi davvero sicuro.



In ogni cosa, è l’assioma sul quale si basa Trend Micro, la differenza sta proprio nella capacità di sviluppare software che hanno la sicurezza insita. È accaduto con Apache e resta un fatto che è difficile scrivere worm per Linux perché vi sono meno vulnerabilità critiche da indirizzare.
E in fondo, è la concessione conclusiva,
oggi Micosoft sembra essersi messa sulla strada giusta, promuovendo ora con
Vista il controllo dell’accesso.

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