Tocca al business allineare l’It a se stesso

Kevin Parker di Serena Software rovescia il classico paradigma: il calcolo del Roi non è così scientifico come si crede. Nella gestione delle applicazioni contano più fattori. Il cloud aiuta e va gestito.

Cambiano le cose con il cloud? E come lo si adegua a quanto esiste in azienda? Meglio riscrivere le applicazioni? E il Cio, come deve attivarsi per fare ciò che il Ceo chiede? Sono tutti temi che hanno a che fare con il cosiddetto Application lifecycle management.
Pertanto abbiamo chiesto a Kevin Parker vice president e chief evangelist di Serena Software alcune interpretazioni in merito al rapporto esistente fra le tendenze tecnologiche dominanti, come il cloud o generalmente il Web partecipativo, e la gestione delle applicazioni aziendali.

Come cambia, se cambia, la timeline per la creazione delle applicazioni stanti il Web 2.0 e il cloud?

Per molte ragioni sono il Web 2.0/3.0, il cloud e la virtualizzazione a guidare i cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo dell’It. La capacità di immettere nuovi prodotti sul mercato in modo veloce e poco dispendioso significa che le imprese possono ottenere i cambiamenti che reputano opportuni pressoché a costo zero. Il costo reale non sta negli obiettivi di rilascio di nuove soluzioni ma nelle metodologie che li precedono. Con centinaia di modifiche distribuite giornalmente: la modifica è diventata un significativo elemento nella gestione della configurazione e dei processi di rilascio, che costituiscono il vero problema da risolvere. La velocità e il volume di modifiche da attuare non è più sostenibile, o ipotizzabile, da un intervento umano; invece, devono essere messi in atto sistemi capaci di garantire visibilità, controllo e automazione così da assicurare un processo di sviluppo perfetto in ogni momento.

E come si adegua alla nuova situazione il complesso delle applicazioni esistenti in azienda?


Data la complessità della natura dell’It oggigiorno, la prima cosa che dobbiamo tenere in considerazione sono i collegamenti, i passaggi di consegna tra un team di sviluppo e l’altro. Orchestrare le interazioni fra i vari gruppi coinvolti darà la possibilità di avere piena visione del punto esatto in cui i progetti si trovano, rispetto al ciclo di vita di un’applicazione. L’aggiunta dell’automazione al processo manuale attuale essenzialmente non comporta nulla di nuovo ma per il prodotto finale il cambiamento è immenso. Prima di tutto abbiamo sotto gli occhi in tempo reale lo stato dei vari progetti. Poi, abbiamo pieno controllo dei processi di sviluppo e del coinvolgimento di fornitori e del personale interno; ciò velocizza i cambiamenti e la qualità delle decisioni. In ultimo, vediamo dove i progetti si sono arenati, i cosiddetti colli di bottiglia, o dove è stato perso tempo, e lì interveniamo eliminando gli intoppi. Senza inviare comunicazioni interne ma solo seguendo i vari stadi del nuovo processo di sviluppo.

Sempre tenendo presente il cloud: ha più senso adeguare una vecchia applicazione o riscriverla?

Sviluppare, comprare o noleggiare un’applicazione è sempre una decisione interessante. Il calcolo del Roi non è poi così scientifico come si vorrebbe fare credere: troppe sono le voci d risparmio che risultano soggettive e solo alcune persone verificano il Roi dopo l’implementazione di un’applicazione. Per questo motivo sostituire un sistema vecchio con uno nuovo, aggiornare il vecchio, o impiegare una soluzione host preesistente, è molto difficile. Nella mia esperienza la scelta cade spesso su ciò che il decision maker si sente più sicuro di fare, a prescindere se sia o no la scelta più giusta. Ultimamente, il cloud è diventato di gran moda e costituisce un fattore determinante. Tornando alla domanda iniziale: sì, ha senso aggiornare, sì, ha senso risviluppare, sì, ha senso passare a una soluzione host. Quando penso a questi quesiti la mia principale preoccupazione è: quanto ci vorrà dal momento che il time-to-market è un aspetto critico, quanto sarà facile aggiornare un’applicazione in futuro, dal momento che il time-to-market continuerà a essere un fattore critico, e quanto costerà in futuro, dal momento che i budget It continueranno a essere ridotti e considerando che l’80% del costo di un’applicazione consiste nella sua futura manutenzione?

Può disegnare un identikit di chi oggi è deputato a creare applicazioni per le aziende?

Solitamente lo sviluppo di applicazioni è gestito da Vp o direttori del comparto executive. Tra i Vp ci possono essere Cto, Director of the Pmo, Vp of Operations. Chi riporta ai Vp solitamente sono gli analisti di mercato, Requirements Engineers, Systems Architects, Database Architects, Usability Experts come pure team di Software Development, team dedicati alla Qualità e al Release Management. Il controllo delle modifiche dovrebbe rientrare nell’unità di application development ma è più probabile che di questi tempi rientri nel gruppo delle operations. Il tipico App Dev Vp è sulla quarantina, ha un background tecnico, proviene probabilmente dalla progettazione software, ha una grande conoscenza delle metodologie e ha sperimentato sia i processi tradizionali, sia quelli moderni. Il suo operato viene giudicato in base al senso di responsabilità nei confronti delle necessità del business, alla capacità di controllare il budget, alla traduzione in pratica dei progetti, agli errori legati al post-deployment e alla puntualità di rilascio dei prodotti sul mercato.

A chi deve interessare oggi la sorte di un¹applicazione business? Al Cio, al Ceo, alla funzione di business? Nel caso in cui tutti e tre siano coinvolti, qual è la gerarchia?

Allineare l’It al business, è un argomento molto comune ma che rischia di farci perdere di vista il vero punto della questione. L’It non dovrebbe essere allineato al business, il business dovrebbe allineare l’It a sé. La differenza è sottile ma importante. Il compito dell’It è quello di fornire soluzioni al business; non è compito dell’It decidere quali soluzioni adottare. Il dovere delle imprese è quello di esprimere le proprie priorità, destinare i fondi per i progetti It, mentre all’It è chiesto di fornire la tecnologia necessaria per sostenere le idee del business. In ultimo, è il business che deve decidere le priorità per l’It e, dunque, è il business che deve investire per primo in una soluzione con il benestare del Ceo, in quanto parte integrante della strategia aziendale. Il Cio deve tradurre in realtà le idee del Ceo e dell’impresa.

Fatto cento il budget It aziendale, quanto si deve investire in Alm?

Siccome Alm è un termine molto vasto, è alquanto difficile stabilire l’ammontare le budget aziendale a lui destinato. Se Alm include tutto, dalla domanda alla gestione fino al lancio sul mercato di un software, rappresentando così la definizione più ampia, saremmo di fronte a una percentuale di spesa ben più ampia di quanto non sarebbe se decidessimo di racchiudere nel concetto di Alm solo i processi di analisi dei requisiti e di testing.

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