Home Digitale Tempo di reflex (Applilife n. 2, giugno 2008)

Tempo di reflex (Applilife n. 2, giugno 2008)

Le prime reflex digitali presentate oltre una decina di anni fa costavano quanto un’utilitaria ed erano quindi apparecchi solo alla portata di una ristretta cerchia di professionisti, disposti ad accettare una serie di compromessi sulla qualità delle fotografi e in cambio dell’immediatezza dei risultati. Con il passare del tempo, la qualità è andata via via migliorando tanto che oggi sono ben pochi i professionisti a ricorrere ai tradizionali apparecchi a pellicola per il proprio lavoro. In questo lasso di tempo, i prezzi si sono ridotti e la svolta, per certi versi epocale, è avvenuta nel 2003 con la presentazione della Canon EOS 300D, la prima reflex digitale che ha aperto questo mercato al vasto pubblico degli appassionati di fotografi a. L’esempio di Canon è stato seguito da tutti i maggiori produttori di apparecchi fotografi ci tradizionali e chi non ha voluto, o non è stato in grado di farlo, alla fi ne ha dovuto gettare la spugna. In pochissimi anni, il digitale si è trasformato da un’opportunità in un imperativo.
I produttori che oggi propongono reflex digitali sono gli stessi che fi no a una decina di anni fa producevano apparecchi a pellicola con l’unica eccezione di Samsung, che però può contare su uno stretto rapporto di collaborazione con Pentax. Diverso è il caso di Sony, che ha fatto il suo ingresso in questo settore dopo l’acquisizione di Minolta, altro marchio ben noto ai fotografi più “maturi”. Per questa rassegna, abbiamo scelto di prendere in esame soltanto gli apparecchi più recenti e che avessero un prezzo con l’ottica base inferiore ai mille euro. Questo criterio di selezione ha portato a escludere alcuni marchi (Fujifi lm, Leica e Panasonic) e i modelli di case come Canon o Nikon pensati per un uso quasi esclusivamente professionale.

I vantaggi delle reflex
Reflex significa innanzitutto obiettivi intercambiabili, la possibilità cioè di utilizzare i grandangolari estremi o i teleobiettivi più spinti. Per chi già possiede un ampio corredo di ottiche della propria reflex a pellicola, il passaggio al digitale è facilitato dal fatto che quasi tutti i produttori di reflex a pellicola offrono modelli digitali con lo stesso attacco delle ottiche. Inoltre, come con le compatte, non mancano certo gli automatismi, ma possono essere totalmente disattivati in qualsiasi momento, lasciando così al fotografo possibilità di intervento per certi versi superiori anche a quelle offerte dagli apparecchi a pellicola. Le fotocamere digitali permettono, infatti, di impostare diversi valori di sensibilità e controllare la resa cromatica, proprio come se si avessero sempre a disposizione decine di tipi di pellicole diverse.
L’unico elemento fisso di una digitale è la capacità di riprodurre i dettagli più fini, determinata dalla risoluzione del sensore espressa in Megapixel, cioè milioni di elementi sensibili che lo compongono. Tra le due tecnologie attualmente utilizzate per la fabbricazione dei sensori, CMOS e CCD, non ci sono più le sostanziali differenze di un tempo, almeno per quanto riguarda la qualità dei risultati ottenibili. La tendenza dei fabbricanti è però di preferire i sensori CMOS che, oltre a costi di fabbricazione più ridotti, sono caratterizzati da un minor consumo di energia, fattore questo che contribuisce a estendere l’autonomia delle batterie.

Megapixel sfruttati meglio
La maggior parte delle reflex digitali è dotata di un sensore da almeno 10 Megapixel di risoluzione, valore che è oggi alla portata anche di diverse fotocamere compatte. La differenza sostanziale è però nella dimensione del sensore: anche quelli più piccoli impiegati nelle reflex digitali hanno comunque un’area sensibile alla luce di gran lunga superiore a quella dei minuscoli sensori delle compatte e questo si traduce in una migliore capacità di raccogliere la luce, quindi in un livello più elevato dei segnali elettrici e, di conseguenza, in una maggiore sensibilità effettiva.
Il valore di 1600 ISO è infatti abbastanza comune anche fra le compatte, ma se si confrontano le fotografie ottenute nelle stesse condizioni di luce con quelle di una reflex di pari risoluzione, la differenza può essere abissale. In una fotocamera digitale, la sensibilità può essere controllata aumentando il fattore di amplificazione del segnale elettrico analogico generato dal sensore, ma il problema è che questi segnali sono sempre affetti da una certa quantità di rumore, vale a dire fl uttuazioni casuali del livello del segnale sempre presenti in un dispositivo elettronico. Se il segnale è molto basso, amplifi candolo si esalta anche il rumore che, nel caso delle fotocamere digitali, si manifesta sotto forma di una granulosità variamente colorata nelle zone dell’immagine che dovrebbero avere una tonalità uniforme. Questo difetto può essere presente non soltanto nelle fotografie riprese in condizioni di luce scarsa, ma anche in corrispondenza delle aree più scure di un’immagine scattata in pieno sole.

In cerca di uno standard
Aumentando le dimensioni dei sensori, il loro costo di produzione aumenta però di conseguenza e questo contribuisce a far aumentare il prezzo del prodotto fi nale. Le tecniche di fabbricazione sono simili a quelle impiegate per i circuiti integrati (memorie, processori ecc.). Il più piccolo difetto, come una particella di polvere, può renderli inutilizzabili ed è altresì importante che la risposta agli impulsi luminosi di ciascun elemento sensibile sia il più uniforme possibile. Per queste ragioni, si è preferito standardizzare le dimensioni dei sensori su formati più piccoli rispetto a quelli delle tradizionali pellicole fotografi che (l’eccezione è costituita da alcuni modelli Canon e Nikon che impiegano sensori in formato 24 x 36 mm, ma che hanno prezzi notevolmente superiori agli altri modelli). Nikon, ad esempio, ha uniformato la dimensione dei sensori della maggior parte delle proprie refl ex digitali al valore di 23,6 x 15,8 mm mentre Canon ha scelto una dimensione di 22,2 x 14,8 mm. Un tentativo di standardizzare il formato dei sensori delle refl ex digitali è stato portato avanti da Olympus con il formato QuattroTerzi (FourThirds) supportato inizialmente da Kodak e in seguito anche da Leica e Panasonic. Oltre alle dimensioni del sensore, il formato QuattroTerzi specifi ca le caratteristiche meccaniche ed elettriche dell’attacco delle ottiche, rendendo possibile l’utilizzo di obiettivi di una marca sui corpi di un’altra.

Grezzo è meglio
Un elemento comune a tutte le reflex digitali e presente soltanto nelle compatte più evolute è la possibilità di registrare le fotografi e in formato Raw (grezzo). Con il formato Raw, i dati provenienti dal sensore sono registrati con il minimo possibile di elaborazione, operazione che deve poi essere eseguita con appositi software. Il formato Raw può essere considerato una sorta di negativo digitale: al pari delle pellicole negative, deve essere in qualche modo “sviluppato” prima di poter essere utilizzato. In pratica, il processo di elaborazione si sposta dall’interno della fotocamera al computer, dove ogni singola fase può essere controllata con migliore accuratezza. Inoltre, mentre per il formato JPEG ciascun canale colore è rappresentato con i classici 8 bit, con il formato Raw si utilizzano anche 12 o 14 bit e questo lascia uno spazio più ampio per operazioni di correzione dell’esposizione e del contrasto. Il rovescio della medaglia è la dimensione dei fi le Raw, almeno
cinque volte superiore a quella di un fi le JPEG di qualità massima. Il software necessario per l’elaborazione delle fotografi e registrate in formato Raw fa parte della dotazione standard delle reflex digitali, in alcuni casi accompagnato da programmi che consentono di comandarle a distanza e rivedere immediatamente le immagini sullo schermo del computer. Le immagini in formato Raw possono anche essere elaborate con programmi specifici, come il modulo Camera Raw di Adobe Photoshop, Lightroom della stessa Adobe o Apple Aperture di cui parliamo più avanti.

Scatti dal vivo
Una funzione che si sta diffondendo anche fra le reflex digitali più economiche è la modalità Live View, vale a dire la possibilità di sfruttare il display anche nella fase di messa a punto dell’inquadratura, caratteristica comune in tutte le compatte digitali, ma di non facile integrazione in una reflex. Per ottenere questo risultato è necessario sollevare lo specchio che normalmente invia la luce al vetro smerigliato e da qui, attraverso un pentaprisma o un sistema di specchi, all’oculare del mirino, che è quindi inutilizzabile quando è attiva la modalità Live View.
Questa modalità può essere sfruttata per le riprese da punti di vista insoliti, soprattutto se il display è orientabile, oppure quando si utilizza un treppiede. Lo svantaggio è che per tutto il tempo in cui è attiva la Live View, il sensore è esposto alla polvere presente all’interno della fotocamera, che può quindi depositarsi sui fi ltri anteposti al sensore vero e proprio. Queste minuscole particelle di polvere si manifestano sotto forma di macchie più scure dai contorni sfumati, presenti nella stessa posizione in tutte le fotografi e. Per questa ragione, la maggior parte delle refl ex oggi in commercio integra un dispositivo per l’eliminazione della polvere che ne facilita il distacco facendo vibrare i filtri o l’intero blocco sensore. Anche i più raffi nati sistemi anti-polvere non sono però in grado di eliminare le particelle di polvere che, in condizioni di forte umidità, possono aderire al sensore. In questi casi è necessario servirsi degli appositi kit per la pulizia del sensore oppure, se si preferisce non rischiare di danneggiarlo irrimediabilmente, si può ricorrere a un laboratorio specializzato.
 
Canon EOS 450D
La modalità Live View è forse la novità più appariscente introdotta da Canon con la EOS 450D, diretta discendente della 400D. La risoluzione del sensore, sempre di tipo CMOS, è stata leggermente aumentata, portandola a 12 Megapixel, e anche le dimensioni del display sono un po’ più grandi, 3” invece che 2,5”, ma la sua risoluzione è invariata. Nella modalità Live View, è possibile visualizzare una griglia sovrapposta alle immagini e queste possono essere ingrandite fi no a 10 volte per offrire un miglior controllo sulla loro nitidezza. Questa modalità è supportata anche dal software EOS Utility che permette di controllare a distanza il funzionamento della fotocamera collegata al Mac tramite un cavo USB, l’ideale per l’utilizzo in studio. La dotazione di software comprende inoltre le applicazioni ImageBrowser, un programma simile a iPhoto, e Digital Photo Professional che si occupa in modo specifi co del trattamento delle immagini in formato Raw, che con la EOS 450D possono essere salvate anche a 14 bit, garantendo quindi un più ampio intervallo dinamico rispetto ai 12 bit della maggior parte delle altre fotocamere. L’attacco delle ottiche è quello standard Canon ed è possibile montare sia gli obiettivi della serie EF, sia quelli della serie EF-S progettati in modo specifi co per le refl ex digitali. Il fattore di moltiplicazione della lunghezza focale è di 1,6x il che signifi ca, ad esempio, che un obiettivo da 18 mm di focale si comporta come se fosse un 28 mm. Oltre al funzionamento manuale e alle classiche modalità di esposizione programmata, priorità di tempi o diaframmi comprese, la EOS 450D mette a disposizione la modalità A-DEP che provvede a regolare il diaframma in modo da ottenere la maggior profondità di campo possibile.

Nikon D60
Questa fotocamera può essere considerata un’evoluzione della D40, una refl ex con sensore da 6 Megapixel che resta comunque a listino con un prezzo di 500 euro per il kit comprendente anche l’ottica Nikkor 18-55. La stessa ottica, ma in versione stabilizzata, fa parte del kit base della D60. Contrariamente ai modelli di fascia più alta della stessa casa, compresa la D80, la D60 non ha un motore integrato per la regolazione della messa a fuoco, automatismo utilizzabile quindi solo con le ottiche delle serie AF-S e AF-I.
Il sensore impiegato è un CCD da 10,2 Megapixel nel classico formato DX ed è equipaggiato con il sistema anti-polvere, costituito da un fi ltro anteposto al sensore che viene fatto vibrare per favorire il distacco della polvere. Il sistema è coadiuvato dal controllo del fl usso d’aria all’interno del corpo macchina che tiene lontana la polvere dal sensore.
Il display ha una diagonale di 2,5” e, prima dello scatto, su di esso sono mostrate tutte le impostazioni correnti che vengono automaticamente ruotate per le inquadrature in verticale. La maggior parte di queste indicazioni sono riportate anche nel mirino, dotato di un sensore di prossimità che disattiva automaticamente il display, ottimizzando così il consumo di energia. Tra le funzioni particolari, merita una segnalazione la Active D-Lighting che permette di estendere la capacità di riprodurre le sfumature in condizioni di forte contrasto. La D60 può registrare le foto in formato Raw e, se necessario, è possibile generare in un secondo tempo un fi le JPEG, controllando parametri quali esposizione, nitidezza e bilanciamento del bianco.
La dotazione software, simile a quella delle altre reflex Nikon, comprende i programmi necessari per il trasferimento e la catalogazione delle foto, anche in formato Raw, nonché la versione di prova dell’applicazione Nikon Capture NX, che permette anche il controllo a distanza della fotocamera e mette a disposizione strumenti raffinati per la conversione delle immagini salvate in formato Raw.

Olympus Evolt E-420
La più piccola refl ex digitale attualmente in commercio è questa fotocamera della Olympus che sostituisce la precedente E-410. Questo livello di compattezza è reso possibile dallo standard QuattroTerzi, proposto dalla stessa Olympus, che specifi ca sia le dimensioni del sensore (più piccolo di quello delle altre refl ex digitali) sia l’attacco meccanico ed elettrico delle ottiche. Quelle progettate appositamente per la serie Evolt hanno un particolare schema ottico, defi nito quasi-telecentrico, che contribuisce a minimizzare difetti quali la vignettatura e le aberrazioni cromatiche. Con un apposito anello adattatore, è possibile utilizzare le ottiche della serie OM impiegate dalle refl ex a pellicola della stessa casa. Le ridotte dimensioni non hanno impedito di dotare l’apparecchio di tutte le caratteristiche tipiche di una refl ex digitale, compresa la modalità Live View che permette di sfruttare, anche nella fase di messa a punto dell’inquadratura, il display LCD. Questo ha una diagonale di 2,7” e occupa quasi interamente la parte posteriore della fotocamera. Le classiche modalità di esposizione sono accompagnate da ben 18 programmi di ripresa che permettono anche ai meno esperti di ottenere buoni risultati Non mancano comunque le funzioni tipiche degli apparecchi di fascia alta, come la possibilità di regolazione fi ne del bilanciamento del bianco o lo scatto in s
equenza fi no a 3,5 foto per secondo. Le immagini possono essere registrate in formato JPEG o Raw a 12 bit sia su schede Compact Flash Type I e II, sia su xD Picture Card, formato sviluppato dalla stessa Olympus.
Per il trasferimento e l’elaborazione delle fotografi e con il Mac, con le refl ex della serie Evolt viene fornito il software Olympus Master che permette, tra l’altro, la facile creazione di panoramiche a partire da più scatti. Il programma mette a disposizione anche gli strumenti basici per il trattamento delle fotografi e registrate in formato Raw, operazione che può essere effettuata più accuratamente con il software Olympus Studio venduto separatamente. Con questo è possibile anche controllare a distanza il funzionamento della fotocamera, collegata al Mac tramite un cavo USB.

Pentax K200D
Pentax è un altro degli storici marchi della fotografi a e anche le sue refl ex possono utilizzare la vasta gamma di obiettivi prodotti per gli apparecchi tradizionali della stessa casa, compresi quelli con attacco a vite o per le fotocamere di medio formato, per i quali sono disponibili appositi anelli adattatori. Con le ottiche per le refl ex 35 mm, il fattore di moltiplicazione è di 1,5, ma è comunque disponibile una gamma completa di ottiche progettate in modo specifi co per le refl ex digitali, dal fi sh-eye fi no ai tele da 300 mm, ottiche macro comprese.
Contrariamente alla maggior parte delle refl ex più economiche, il corpo della K200D è realizzato in lega leggera, scelta che ne penalizza il peso, ma garantisce una robustezza superiore. Come le precedenti refl ex Pentax, anche questa integra il sistema antivibrazioni Shake Reduction che, spostando il sensore, permette riprese a mano libera con tempi d’esposizione più lunghi del normale; il sistema è sfruttato anche per rimuovere la polvere dal sensore che viene raccolta da una banda adesiva.
La costruzione della reflex è a prova di spruzzi e polvere, grazie a una serie di guarnizioni che proteggono ben 60 diversi componenti della fotocamera. Un’altra particolarità è la fonte di alimentazione: quattro pile a stilo in formato AA che, oltre a garantire una discreta autonomia, hanno il vantaggio di essere reperibili dappertutto.
Le fotografie possono essere salvate comprimendole in JPEG, nel formato Raw a 12 bit proprietario oppure in DNG, il formato proposto da Adobe come standard per questo tipo di fi le. Il corredo software è composto da un’applicazione per la catalogazione delle immagini, Photo Browser, e da Photo Laboratory, un programma specifi co per il trattamento dei file Raw.

Samsung GX10
La coreana Samsung ha fatto il suo ingresso nel settore delle refl ex digitali grazie a uno stretto rapporto di collaborazione con Pentax. La GX10 è, infatti, la versione con il marchio coreano della Pentax K10D, modello ora fuori produzione. Come questa, integra un sistema di stabilizzazione basato sul movimento del sensore (denominato in questo caso Optical Picture Stabilization), utilizzabile quindi con qualsiasi ottica. L’attacco è lo stesso delle refl ex Pentax e Samsung propone anche una serie di ottiche con lo storico marchio Schneider Kreuznach, tra le quali anche lo zoom D-Xenon 18-55 f3,5-5,6 che fa parte del kit base. Il sistema di stabilizzazione è sfruttato anche per rimuovere la polvere dal sensore e una serie di guarnizioni in silicone rendono il corpo impermeabile e immune da polvere e sabbia. La funzione autofocus è affi data a un sensore con 11 punti di messa a fuoco, selezionabili con la ghiera posta sul retro della fotocamera. Tra le modalità di ripresa programmata è presente anche la modalità TAV che regola il valore di sensibilità in funzione delle impostazioni del diaframma e del tempo d’esposizione. Le impostazioni correnti sono riportate sul display di stato e per le regolazioni si utilizzano il comando rotante frontale e quello posto sul dorso. Un’altra particolarità è il pulsante dedicato per il salvataggio delle fotografi e in formato Raw: queste possono essere in seguito salvate in JPEG con il convertitore integrato nella fotocamera che offre un controllo abbastanza completo sui diversi parametri.
Samsung non fornisce alcun software per la piattaforma Mac, ma la conformità con lo standard DNG di Adobe permette l’elaborazione delle immagini Raw con Adobe Lightroom o Camera Raw.

Sony α DSLR-A350
Fra le refl ex appartenenti a questa fascia di prezzo, la Sony Alpha DSLR-A350 è quella che vanta la maggior risoluzione, ben 14,2 Megapixel. La modalità Live View è una caratteristica condivisa anche dalla A300 che dispone di un sensore da 10,2 Megapixel ed è offerta al prezzo di euro 649 Iva inclusa. La modalità Live View è ottenuta ricorrendo a un secondo sensore collocato nel sistema di specchi che invia la luce al mirino e il vantaggio rispetto ad altre soluzione è che le funzionalità autofocus sono sempre pienamente utilizzabili. L’altra differenza rispetto ad altre refl ex consiste nella possibilità di orientare verso l’alto o il basso il display che è incernierato al dorso dell’apparecchio, facilitando così la ripresa da punti di vista insoliti.
Una funzione comune alle reflex della serie Alpha è il Dynamic Range Optimizer che analizza le immagini e applica le opportune correzioni per migliorare la resa delle fotografi e riprese in condizioni di forte contrasto. In modalità manuale, tempi e diaframmi si regolano con i due comandi rotanti, uno posto sul frontale e l’altro sulla parte superiore della fotocamera, entrambi facilmente raggiungibili con il dito indice, senza dover quindi staccare l’occhio dal mirino. Da segnalare l’elevata durata della batteria che permette di scattare fi no a 700 fotografi e. Per l’elaborazione delle immagini registrate in formato Raw, Sony correda le proprie refl ex con il software Image Raw Converter che, oltre a offrire un controllo accurato del processo di conversione, permette di applicare lo stesso set di impostazioni alle fotografie scattate nelle medesime condizioni di luce.
L’altro programma per la piattaforma Mac fornito con le fotocamere è Image Data Lightbox, un tavolo luminoso virtuale utilizzabile per un rapido confronto fra più fotografie.

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