Tecnologie digitali ultima spiaggia per l’Ict italiana

Confermata la decrescita riportata nel 2011 in tutti i segmenti e i poco edificanti risultati del 1° Q 2012, il 43esimo Rapporto Assinform raccontato da Giancarlo Capitani di NetConsulting invoca la strada dei big data, dei social enterprise e del cloud computing.

È un film già visto quello che stamattina ha accompagnato in Assolombarda, a Milano, la presentazione del 43esimo Rapporto Assinform 2012.
Complici i numeri riferiti al 2011 anticipati già lo scorso marzo alla stampa, quel che è aleggiato nell’aria si è confermato l’ennesimo monito “a trovare nell’innovazione che passa dall’It e dalle nuove tecnologie digitali la strada da intraprendere per riavviare un processo di crescita in una situazione di mercato sempre più critica”.

E se a dirlo è Giancarlo Capitani (nella foto), amministratore delegato di NetConsulting, che di rapporti per Assinform ne ha redatti 28 sul già citato computo totale, c’è da credergli.
Non foss’altro per l’esperienza che gli fa dire come i temi attualmente proposti nella tanto attesa Agenda Digitale sono quelli “giusti”. «Peccato che il decreto Digitalia sia in forte ritardo rispetto alle urgenze palesate e che a mancare sia una leadership forte all’interno del documento in preparazione».
Tanto che nel primo bando riguardante la costruzione di smart cities e smart communities per le regioni del Mezzogiorno, a fronte degli 800 milioni di euro di fondi strutturali arrivati dall’Europa, «si sono finanziati progetti ancora sperimentali».

Non stupisce, allora, ma preoccupa la presenza del Cnr in ben 26 dei 38 progetti approvati «con la relativa proposizione di vecchi titoli già letti e che non sono certamente la modalità più diretta – conferma Capitani – per imboccare la strada dell’innovazione che dovrebbe, invece, far uso delle esperienze identificando modelli standard e best practice».

Segno più davanti a dispositivi e servizi legati a Internet

Per fortuna, accanto al grigiume (cromatismo appositamente voluto e trovato per la copertina dell’ultimo Rapporto – ndr) che ha caratterizzato l’Ict nostrana nel 2011 (-3,6% il dato netto riportato), c’è dell’altro.

Sconfortati da un segmento servizi (-2,6%) privo di nuovi progetti «e specchio di un Paese poco innovativo e penalizzato ulteriormente da una riduzione delle tariffe che sta trasformando il nostro in un Paese low cost dal punto di vista dell’Information technology e della produzione di software e servizi», si fanno strada dispositivi e servizi legati a Internet in crescita di quasi il 6%.

L’inclusione del Global Digital Market e delle 4 nuove macroaree al cui interno il Rapporto Assinform contempla ora dispositivi e sistemi; software e soluzioni; servizi Ict; contenuti digitali e pubblicità online ha consentito al Rapporto «di raccontare di una realtà emergente molto più colorata e spumeggiante» (da qui il riquadro a colori della già citata copertina – ndr) all’interno del quale compaiono nuovi fenomeni strutturali.

«Primo fra tutti la diffusione di nuovi strumenti digitali che, associati a Internet e alla disponibilità in Rete di contenuti e servizi ha generato nuovi modi di utilizzare le tecnologie e con essi nuovi stili di vita personali e professionali».

Big data, social enterprise e cloud computing
Un nuovo mondo digitale che impone alle imprese profondi cambiamenti a evidenza, sempre per Capitani, di tre baricentri fondamentali.

«Il primo – spiega – è la necessità di gestire masse imponenti di dati e informazioni che trasformano l’impresa in un hub che produce e consuma informazioni e dati. Il secondo è la necessità di capitalizzare questo stesso mondo esterno attraverso strumenti di social networking e social enterprise per gestire sia la comunità esterna di clienti e fornitori che quella interna di dipendenti e collaboratori. Ultima, ma non meno importante, la necessità di consolidare, modernizzare e virtualizzare applicazioni e infrastrutture tecnologiche verso il paradigma del cloud computing le cui implicazioni strutturali non sono ancora ben visibili in Italia ma ci sono».

Gli esempi dei cambiamenti in atto non mancano e, nonostante l’attuale sofferenza, parlano di un mondo bancario «che si sta velocemente dotando di strumenti di multicanalità e social networking trasformando lo sportello tradizionale in negozio multiservizio», ma anche di un mercato automobilistico «in cui le componenti Ict prevalgono in termini di valore quelle meccaniche generando servizi interattivi e nuove filiere produttive».

Un inizio anno poco promettente
Ciò detto, quel che resta nel piatto è l’andamento del primo trimestre 2012 «che, con un andamento aggregato del mercato Ict nelle sue due componenti fondamentalei, non è stato particolarmente brillante».
Nella fattispecie, il mercato It (-3,1% rispetto al Q1 2011), «decresce ancora una volta nella componente hardware (-6,9%), mentre nel segmento servizi (-2,8%) si registra una sorta di aggravamento acuito dalla mancanza di nuovi progetti». Non va meglio per il mercato delle telecomunicazioni «dove il tasso di abbandono che caratterizza il segmento consumer fa il paio con l’aspettativa di riduzione costante dei costi registrata lato business».

L’urgenza di contromisure da attuare per arginare questo costante declino si conferma tale.
La doppia discontinuità indicata da Capitani è sia di natura economica che tecnologica.
La prima non parla solo di spread ma anche di grandi trasformazioni all’interno del quale si evidenzia anche la decrescita di alcuni Paesi emergenti e la reindustrializzazione di grandi realtà come Stati Uniti e Inghilterra sulla base delle nuove tecnologie digitali disponibili.
La seconda è una discontinuità dettata da una Ict che sta indubbiamente cambiando.
Tenere il passo, però, è tutta un’altra storia.

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