Techcrunch Italy, buona la prima

Esperti nazionali ed internazionali, casi di successo e startup italiani: l’innovazione c’è, non è più episodica. Per renderla sistema servono anche nuovi ponti e riflettori.

Il primo evento di TechCrunch in Italia, tenutosi a Roma giovedì 27 settembre, ha mantenuto le promesse, diventando fin dalla prima edizione il più importante incontro a livello europeo per dimensioni e risonanza: oltre 1.000 partecipanti registrati, 47 startup italiane selezionate da Mind The Bridge, 100 developers dalla community di HackItaly per un hackathon di oltre 12 ore e oltre cinquanta speaker.

La conferenza è andata in scena al Globe Theatre di Villa Borghese, sfruttandone tutti i piani ma anche le immediate adiacenze, mettendo a dura prova un ambiente non nato per eventi di questo tipo.

Di grande impatto la conduzione di Marco Montemagno, a suo agio sia con ospiti di grande spessore mondiale sia con il pubblico dal vivo e in streaming. Relativamente interessanti gli speech istituzionali, comunque importanti per dare il segno di una presenza Corrado Passera (Ministro per lo sviluppo Economico), Nicola Zingaretti (Presidente della Provincia di Roma), Rosella Sensi (in luogo del Sindaco di Roma Gianni Alemanno).

Decisamente viva la sezione internazionale. “Siamo qui non per costruire valli ma ponti”, ha detto Mike Butcher, editor del Techcrunch europeo, una frase che detta nella città del Pontefice assume un senso ancora più profondo. “C’è necessità di poter chiudere velocemente esempi imprenditoriali non andati bene, evitando il crepuscolo grigio di chi non ha vinto né ha perso”: questa frase viene da Alec Ross, Senior Advisor for Innovation di Hillary Clinton, che parla anche italiano avendo studiato a Bologna vent’anni fa. Proprio la possibilità di chiudere rapidamente avventure sfortunate e senza essere messi all’angolo dell’imprenditoria è una delle richieste al Paese che tutti gli italiani fanno ai governanti, quali essi siano.

Più di tutti lo chiedono quegli innovatori che -con neologismo tutto nostro- in Italia chiamiamo startuppari. “In Italia esiste un folto gruppo di innovatori che va in controtendenza rispetto all’economia nazionale”, ha confermato un’indaffaratissima Amanda Lorenzani, Head of Communications di Populis, coordganizzatore dell’evento. Al Techcrunch romano erano in esposizione 47 startup, non tutte già note, scelte su centinaia di candidature. “Vogliamo puntare i riflettori internazionali sulle case history virtuose d’Italia”, ha confermato Luca Ascani, cofounder di Populis.

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