Tanto antivirus, poca mobile security nelle Pmi

Percepire una qualche forma di stanchezza in un mercato che cresce anno dopo anno a tassi superiori al 10% può sembrare, a prima vista, paradossale. Lo scorso anno, secondo Sirmi, singoli utenti e aziende di ogni tipo e dimensione, hanno investito in p …

Percepire una qualche forma di stanchezza in un mercato che cresce anno dopo anno a tassi superiori al 10% può sembrare, a prima vista, paradossale. Lo scorso anno, secondo Sirmi, singoli utenti e aziende di ogni tipo e dimensione, hanno investito in prodotti e servizi per la sicurezza 508,4 milioni di euro, l’11% in più rispetto all’anno precedente. Per l’anno in corso è attesa una crescita di un ulteriore 10,2%. E, allora, è verosimile che più che di stanchezza si debba parlare di assuefazione o della convinzione, da parte di molti, che il tema della sicurezza sia ormai banalizzato, nel senso che sia tutto sotto controllo.

Proprio per verificare la reale situazione in specifico nelle Pmi, alla fine del 2007 Sirmi ha condotto, su un campione statistico di 200 aziende con un numero di pc compreso tra 50 e 500, una ricerca tesa a misurare la diffusione di alcune soluzioni di sicurezza: antivirus, antispam, antispyware, antiphishing, firewall, vulnerability assessment, mobile security. Dall’indagine emerge che antivirus, antispam e firewall hanno un tasso di diffusione superiore al 70%, mentre antispyware, antiphishing, vulnerability assessment e mobile security fanno registrare una diffusione inferiore al 50%, lasciando ampio spazio al rischio.

Quello che colpisce, in particolare, è la quasi nulla attenzione dedicata alla sicurezza (con una diffusione del 2%) di quegli strumenti di accesso alla rete aziendale mobili o remoti, come i portatili e gli smartphone, a maggior ragione in un momento in cui cresce la richiesta di flessibilità e apertura delle aziende verso il mondo esterno. Non solo, i dispositivi portatili sono anche quelli più esposti a usi impropri da parte delle persone che li hanno in dotazione: collegamenti a reti wireless non protette, uso di chiavette usb, collegamento a lettori Mp3, download e lo scambio di file audio e video, la partecipazione ad aste online o a giochi in rete. Per non parlare del fatto che ormai anche i cellulari e i palmari sono esposti ad attacchi informatici e possono veicolare malware e virus dannosi per le reti aziendali.

In questo quadro complesso, la scelta del fornitore a cui affidare la tutela dei dati aziendali, secondo Sirmi, riveste un’importanza cruciale. Intanto, il fornitore deve investire in Ricerca e sviluppo; poi deve essere capace di dare supporto all’utente in difficoltà, con specialisti in grado di interpretare il problema e individuare rapidamente la soluzione; infine, affiancarsi o sostituirsi al cliente nelle attività di gestione dei sistemi di sicurezza adottati.

Nello specifico, secondo Sirmi, un partner ideale deve disporre di più requisiti. Deve essere in grado di offrire una gamma completa di servizi, dalla consulenza all’assistenza, alla manutenzione, alla gestione, indipendentemente dal fatto che a fare la fornitura sia stato il produttore del software o un suo rivenditore e deve rispettare gli standard Iso, a garanzia delle prestazioni, della qualità del prodotto e del servizio, della soddisfazione stessa dei clienti. Alto deve essere il suo impegno nella formazione e certificazione di tutti i tecnici impegnati nel supporto, indipendentemente dal fatto che si tratti di una risorsa interna del fornitore di sicurezza o di uno dei suoi partner commerciali. Deve avere un’offerta di livelli di servizio predefiniti che, a fronte di una richiesta di assistenza e di intervento, impongano tempi di risposta rapidi, possibilmente certi, ed elevati livelli di supporto. La sua capacità di intervento deve essere capillare per garantire la massima vicinanza al cliente; ed elevato il suo impegno nella selezione, qualificazione e certificazione delle figure a contatto con i clienti.

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