Storie italiane di Ppm

Al via il primo appuntamento del Centro Studi Grande Milano. Testimonianze negli ambiti Finance, Pa e Gdo.

Aggregare e dar voce a esperienze condivise in ambito It. Questo il ruolo scelto dal Dipartimento Tecnologie e Processi Informativi che, all’interno della libera associazione Centro Studi Grande Milano, intende divulgare esperienze pratiche in ambito It. Tema portante del primo incontro, tenutosi nella giornata di ieri nel capoluogo meneghino, quel Project portfolio management (Ppm) già in uso da tempo in ambito privato, molto meno in quello della Pubblica amministrazione.

«Ma in qualunque settore si operi – è il parere di Alfio Puglisi, direttore del già citato Dipartimento e amministratore delegato di Sempla (realtà frutto della fusione nel 2008 fra Sapient Italia e Gruppo Datel – ndr) – trattare progetti abilitanti al cambiamento organizzativo senza valutare periodicamente contenuti, coinvolgimento degli utenti, interdipendenze con l’Information technology e implicazioni rispetto all’inserimento di nuove tecnologie, vuol dire mettere in piedi una pianificazione costosa sia sotto il profilo extra time, che extra budget».

E per essere certo di farsi capire, Puglisi non esita a snocciolare i numeri rielaborati da Sempla di un’analisi di Forrester Research, secondo cui, «l’introduzione di tecnologie e strumenti di Project portfolio management porta a ritorni entro 12 mesi e Roi che arrivano fino al 250% nel giro di tre anni permettendo di ottenere una riduzione delle attività di amministrazione nell’ordine del 25%, dei rischi di fallimento (15%), degli extra costi e dei tempi di delivery (entrambi del 10%)».

Affermazioni del tutto condivise dal Consorzio Operativo Gruppo Montepaschi di Siena, dalla Guardia di Finanza e dal Gruppo Pam: testimonial chiamati per l’occasione a giustificare la parte “pratica” rivendicata dalla mission del Dipartimento Tecnologie e Processi Informativi.
Con l’implementazione delle soluzioni di Cardinis Solutions (realtà italiana specializzata al 100% in ambito Ppm), come minimo comun denominatore, i protagonisti di questo primo incontro hanno raccontato la propria esperienza sottolineandone alcuni punti.

Primo fra tutti la necessità espressa da Patrizio Cavedoni, responsabile servizi Pmo del Consorzio del terzo Gruppo bancario italiano, di stendere e gestire un piano degli interventi Ict che sia “vivo”, «ovvero rivisitabile in corso d’opera per rispondere ai cambiamenti insiti nelle situazioni di mercato e nelle esigenze di business». Ecco che allora, la selezione degli strumenti di Ppm per il Gruppo Montepaschi di Siena ha avuto il preciso scopo di «potenziare in tempi strettissimi le attività di programmazione e monitoraggio dell’avanzamento progetti divulgando all’interno dell’organizzazione processi di demand management, introducendo strumenti per la gestione dei progetti e formando il personale sui nuovi tool grazie a un help desk a supporto degli utenti».

La lotta agli evasori fiscali nel settore immobiliare è stato, invece, il primo risultato ottenuto dalla Guardi di Finanza che, aperto dalla riforma del 2001 anche a compiti di finanza pubblica e tutela dell’economia, ha introdotto soluzioni di Project management per legare insieme strutture organizzative diverse e farle lavorare per i medesimi obiettivi.
«Per farlo, nel 2004 – ha spiegato il Colonnello Bruno Bartoloni -, abbiamo creato un’apposita sezione affidandole il compito di occuparsi espressamente di Project management analizzando i modelli di riferimento esistenti a livello internazionale, adattando egli stessi alle nostre esigenze organizzative, selezionando un idoneo sistema informatico di supporto e occupandosi della formazione delle persone».

Diverso ancora, infine, il punto di vista di Renato Marchi che, in qualità di responsabile dei sistemi informativi di Gruppo Pam, ha evidenziato l’aspetto prettamente commerciale che caratterizza la realtà attiva «da quando (nel 1958) la Grande distribuzione ha messo piede in Italia». Gestito, di fatto, da tre famiglie di imprenditori, Gruppo Pam ha introdotto strumenti di Ppm al preciso scopo «di selezionare progetti, definire, misurare e rendere oggettivi i risultati degli investimenti pianificati e ri-pianificati in base e strategie commerciali continuamente modificate e modificabili. In questo caso, l’Ict funge da consulente per promuovere i progetti giusti, sostenibili e in linea con le strategie aziendali, mentre il Project portfolio management è il metodo per controllarli».

Per tutti, è certo, il punto di partenza è uno, e uno soltanto, vale a dire il forte commitment che deve essere espresso dal management o dalla direzione che opta per introdurre in azienda (qualunque essa sia) soluzioni per la gestione dei progetti, da molti percepite ancora come meri strumenti di controllo sulle attività svolte.

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