StepStone naviga in cattive acque. A rischio diverse filiali europe

Chiusure e licenziamenti: la soppravvivenza è pagata a caro prezzo. Dopo la dismissione del sito inglese, gli insediamenti francese e italiano sono minacciati da risultati deludenti

La pubblicazione venerdì 2 novembre dei risultati trimestrali della
scandinava StepStone ha frenato le ambizioni di un attore storico del
recrutement on line. E questo è un fatto che ha suscito una certa sorpresa visto
che la società nell’anno 2000 aveva totalizzato il più elevato giro d’affari a
livello europeo nel settore (52 milioni di euro).


Comunque sia, la decisione è prsa: nei prossimi mesi, gli effettivi
di StepStone dovranno passare dagli attuali  876 dipendenti a  meno di
350 (lo scorso anno in questo periodo erano 1369). Questa decisione è
stata presa a fronte delle ingenti perdite accumulate nei tre primi trimestri
del 2001: si parla di circa 142,5 milioni di euro.


I dirigenti della società hanno cercato diverse vie d’uscita. All’inizio di
ottobre si è per esempio parlato dell’acquisto di StepStone da parte del gruppo
Adecco, specializzato nel lavoro interinale, ma oggi questa strada non sembra
essere più percorribile.


Nell’attesa della prossima ricapitalizzazione, l’azienda ha deciso di fermare
le sue attività sui mercati giudicati non redditizi. Così il sito inglese ha
chiuso in meno di 24 ore, mentre StepStone Francia (75collaboratori), è
attualmente toccata da un secondo piano sociale. E ora sembra essere
StepStone Italia nel mirino del nuovo amministratore delegato, Colin Tenwick, .

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