Startup, la trama di Corrado Passera

Servono incubatori ed acceleratori per la ripartenza italiana. Ma saranno solo ricami, senza un ordito più ampio che vada a coprire alcuni danni nella struttura sociale e mentale italiana.

Pochi mesi per compattare e scuotere l’Italia intera, per creare nuova crescita economica dal basso, ribaltando il problema del lavoro da una affannosa ricerca ad una positiva creazione di nuovi posti di lavoro e mantenendo in Italia i cervelli in fuga. E’ questo il compito che Corrado Passera, ministro “tecnico” di sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, con strumenti più vicini al turbinoso mondo dei giovani che al compassato universo della solita politica.

L’Associazione Italia Start-up è stata il braccio organizzativo che insieme all’incubatore H-Farm di Riccardo Donadon ha organizzato nella pratica una giornata di lavoro sul tema, con l’obiettivo di raccogliere  proposte e porterle all’attenzione del ministro, presente a tutta la giornata e fiducioso in un’iniziativa già prima dell’estate.

Filosofia e cultura d’impresa innovativa, normativa e risorse devono andare di pari passo, ma c’è bisogno davvero di quella genialità che spesso noi italiani sappiamo mettere in campo, soluzioni semplici e laterali come l’uovo di Colombo.

Il ministro Passera ha pensato ad una task force e la task force ha chiesto alla “crowd”.
Il ministro è stato ad ascoltare con interesse, prendendo appunti e conversando con i presenti. “Ascoltare e recepire senza partire direttamente da ciò che si sa già”, è il suo motto.

Filosofia e cultura d’impresa fanno cultura del rischio. In Italia “ci portiamo dietro un retaggio terribile perché radicato, quello dell’insuccesso”, che va eliminato, ha detto Passera: qualsiasi esperienza può avere un esito infausto senza che ciò marchi a fuoco chi cade. Ma anche l’eccessiva semplificazione va fatta senza creare danno a chi già è attivo.

Di normativa fiscale e societaria s’è parlato e molto, portando a fattor comune una serie d’informazioni e di esperienze già riuscite, note come le classiche statunitensi ed israeliane, meno note ma forse a noi più utili come quella impostata recentemente dal Cile.
Durante la giornata si sono avvicendate molte descrizioni di start-up italiane già attive, e dalle loro esperienze numerosissimi suggerimenti utili ma già generalmente noti. Chi volesse potrà ascoltare e guardare la gran parte dell’evento in differita, poiché il video integrale di quasi tre ore è on-line sul sito di Italia Start-up, ed è un’esperienza che consigliamo vivamente. In alternativa c’è la possibilità di accedere ai singoli interventi, nome per nome, grazie alla guida dell’ottimo Luca Perugini.

Si diceva che servono soluzioni innovative che usano il pensiero laterale per reinterpretare la complessa macchina italiana senza smontarla. Un eccellente esempio può essere la sostituzione di tesi e stage universitari con il processo di fondazione di una start-up. Ma forse l’università avviene già troppo tardi, per cui si potrebbe “raccontare che vuol dire essere azienda fin dalle scuole superiori”.
Chiaro, semplice e interno alle regole. Si può fare.

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