Stanca: l’innovazione in basso nell’Agenda Italia

In visita a Smau, l’ex ministro dice che la tecnologia sembra aver sempre meno peso nei programmi del governo

Guai agli eserciti che hanno bisogno di eroi“. Lucio Stanca, in visita oggi alla quarantacinquesima edizione di Smau sembra un po’ stanco di sentir parlare dei casi eccellenti tra le Pmi italiane:  quelle degli impianti sportivi alle Olimpiadi a Pechino o della corsa in notturna sul circuito di Shangai. “Onore agli eroi – continua – ma adesso bisogna pensare a far crescere gli altri“.

Il sistema è arretrato, sostiene l’ex ministro dell’Innovazione. E ancor più lamenta: “L’innovazione tecnologica è scesa molto in basso nelle priorità dell’Agenda Italia. E’ vero, c’è una contingenza economica che catalizza l’attenzione in altre direzioni, però di innovazione tecnologica si parla sempre meno. E questa è miopia, perchè il motore della crescita della competitività è l’innovazione“.

Non accetta, Stanca, i continui richiami alla mancanza di risorse o alle contingenze finanziarie. “Non sono quelli i veri freni inibitori. C’è un grosso problema di comprensione alla base. Ancora non si distinguono i fini dai mezzi. E la tecnologia è un mezzo, che abilita un’innovazione che l’imprenditore non può delegare ai responsabili tecnici“.

Chiama in causa  il Governo, ma anche le associazioni di categoria, che non possono limitarsi a chiedere incentivi e fare lobbying. “Manca la promozione vera dell’innovazione“.

Stanca, che dell’innovazione aveva fatto il proprio cavallo di battaglia all’epoca in cui reggeva l’omonimo dicastero, stigmatizza la mancanza di comprensione dell’utilizzo delle tecnologie come strumento, come mezzo, come abilitatrici del cambiamento.

E parlando di scuola apprezza senza dubbio le lavagne digitali recentemente presentate dal Ministro dell’Istruzione Gelmini, ma poi aggiunge: “Sarebbe però bello vedere le tecnologie diventare pervasive nel momento didattico. Vedere cioè come può cambiare l’insegnamento della storia, della geografia, delle lingue, con l’ausilio del computer, che diventa parte integrante di un metodo didattico e non semplice strumento“.

Nella cornice milanese, diventa inevitabile parlare anche di Expo 2015. “Milano deve diventare la città dell’innovazione tecnologica. L’Expo deve essere uno showcase nel quale si mettono in mostra eccellenze vere, sia nel pubblico sia nel privato: parlo di pubblica amministrazione digitale, di modernizzazione dei servizi, di sicurezza, di mobilità“.

Non nasconde però i problemi. “L’Italia si blocca davanti alla competenza. E’ come se davanti a una porta aperta, due persone rimanessero ferme senza saper decidere chi passa per primo. Ed è quello che sta accadendo ora“.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome