Sta cambiando lo scenario dei servizi Web. Merito di J2Ee 1.4?

L’agognata ratifica delle specifiche della piattaforma enterprise Java pare aver stimolato una fioritura di attività sotto il segno della portabilità. Miracoli degli standard: due storici rivali, come Bea e Ibm vogliono “incrociare” gli application server, mentre Sun apre all’open source.

 


Bea e Ibm stanno cooperando per sviluppare specifiche che sappiano garantire la portabilità del software Java fra i rispettivi application server, WebLogic e WebSphere. In una parola, questo ha un solo significato: integrazione. Le specifiche in oggetto fanno riferimento a un modello comune di sviluppo Java (Service Data Objects), a un tool di management (Work Manager for Application Server) e a uno di timing (Timer for Application Server).


Si può affermare che l’aire per l’incontro "a Teano" dei due big degli application server sia venuto dalla ratifica delle specifiche J2Ee 1.4, che ha funzionato da stura per il mercato delle applicazioni Java. Non per nulla le specifiche in elaborazione sono state sottoposte da Bea e Ibm al Java Community Process (Jcp) per la ratifica in qualità di Api J2Ee. Quello stesso Jcp, che, alla metà di novembre, si è espresso all’unanimità (16 voti favorevoli a zero) riguardo i contenuti di J2Ee 1.4, ponendo termine a un’attesa di oltre un anno. J2Ee 1.4 sarà una piattaforma con un grande scopo: i Web service, fatti, finiti, riusabili e a disposizione di tutti. Chiaro, quindi, che il quadro sottostante muti.


Se l’approvazione della proposta Bea-Ibm arriverà, l’implementazione delle specifiche produrrà un alto livello di integrazione fra gli application server J2Ee. Cioè, consentirà attività di Eai immediate. Le attuali specifiche in vigore, infatti, creano uno strato base di funzionalità, sul quale i vendor installano loro Api o incorporano funzioni per migliorare aspetti operativi come le performance o la sicurezza. La ratifica dei gruppi di Api proposti da Bea e Ibm, cioè, metterà maggiori funzioni standardizzate nello strato base di J2Ee. Parallelamente a ciò, c’è il problema dello sviluppo puro per J2Ee. Anche qui i due big stanno orientandosi alla semplificazione, con un framework che sappia rendere organici i J2Ee Enterprise Java Beans. Bea, stavolta con Sun, sta cercando di persuadere vendor di tool di sviluppo, come Borland, a costruire un framework per supportare tutti gli Ide allo stesso modo. Anche qui, "colpa" di J2Ee 1.4 se si torna sull’argomento. Anche perché esiste già un progetto, Eclipse, che affronta il tema, partendo da un ambito open source. Di nuovo c’è una sigla, Jsr 198 e un proponente, Oracle, che ha presentato al Jcp un’Api Java per l’interoperabilità fra ambiti Eclipse e non-Eclipse. L’Api proposta comporterebbe che, se uno sviluppatore non utilizza l’ambiente di Oracle, Jdeveloper, avrebbe la garanzia che il proprio Ide interpreterebbe il runtime Oracle. E non è poco. Sono tutti samaritani? No, solo vendor che sanno quanto interoperabilità e standard possano fare di buono per il mercato It.

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