Spesa informatica in calo, soprattutto nei servizi

Il settore finance vive la coda di una congiuntura negativa. A risentirne, di riflesso, anche l’It. Gli investimenti di questo mercato, tradizionalmente trainante, hanno subìto, nel 2003, una flessione.

Nel corso del 2004 è proseguito il riassetto organizzativo del sistema bancario italiano. Il processo si era reso necessario a seguito delle numerose operazioni di concentrazione e fusione, che avevano interessato il mondo finance italiano già a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. E il trend sembra destinato a non arrestarsi tanto che, nel 2003, si sono registrate 71 fusioni, soprattutto nei grandi gruppi bancari e nelle banche popolari, queste ultime rimaste sinora estranee al consolidamento. Tutto questo si accompagna a un progressivo aumento dell’intensità della competizione, che sfocia in un ampliamento della varietà dei servizi offerti ai clienti finali.

Servizi innovativi


La tradizionale intermediazione bancaria, infatti, cede il passo (in termini di peso sul fatturato) all’offerta di strumenti finanziari innovativi e al private banking. In queste aree, tuttavia, la competizione risulta particolarmente intensa, anche per la presenza di numerosi operatori stranieri specializzati. Anche il modello organizzativo evolve: nei gruppi bancari più grandi, infatti, si afferma la separazione tra la produzione del servizio bancario e la rete che lo eroga. Dal Rapporto Assinform emerge come il settore sia afflitto da una congiuntura negativa, che si protrae da alcuni anni, tanto che la spesa informatica, per la prima volta, nel 2003 ha fatto registrare una flessione del 4,9%, attestandosi su un valore di 4.430 milioni di euro.


Si tratta di un indicatore da tenere sotto osservazione, visto che le banche rappresentano, in Italia, il principale mercato di sbocco di prodotti e servizi informatici. Le politiche di investimento riflettono una generale prudenza gestionale e buona parte dei budget informatici è stata ridimensionata, per tenere sotto controllo i costi operativi.


Dopo aver concluso processi di integrazione e armonizzazione dei sistemi informativi, infatti, i grandi gruppi bancari sono ora impegnati a ridurre e selezionare il numero dei fornitori e a sfruttare al meglio le risorse interne.

Si ritorna al "tutto in casa"


Le conseguenze più evidenti di questa nuova strategia si manifestano nell’area dei servizi. Il ricorso all’attività dei consulenti e dei system integrator, infatti, va progressivamente riducendosi. Questo avviene soprattutto nei grandi gruppi, che cercano di utilizzare il personale interno anche per le attività di gestione progettuale, tradizionalmente demandate all’esterno.

La sicurezza è trascurata?


L’architettura informatica ormai dominante presso i principali gruppi bancari si basa sull’application server come middleware di integrazione tra i sistemi legacy (back office) e le applicazioni di front office, che risiedono in prevalenza su piattaforme aperte. L’esigenza di assicurare la continuità operativa dei sistemi It rappresenta una priorità, anche sotto la spinta di normative rilasciate nei mesi scorsi dalla Banca d’Italia. Il tema della sicurezza, quindi, anche se finora trascurato dall’azienda-banca, avrà un ruolo primario nell’orientare gli investimenti tecnologici nei prossimi anni. Da un’indagine condotta da Assinform su 114 banche italiane, emerge come le priorità di investimento siano da rilevare, nell’ordine, nell’adeguamento a Ias (International accounting systems) e Basilea 2, nella business continuity. Solo dietro (come si evince dal grafico), Customer relation-ship management, attenzione ai costi, multicanalità, integrazione applicativa e Business intelligence.


La tendenza dei grossi gruppi è di razionalizzare l’infrastruttura attraverso processi di server consolidation, con l’obiettivo di ridurre i data center e i costi a essi associati. Accanto a questo, l’altro elemento che indirizza le scelte tecnologiche è la riforma del sistema informativo di filiale, per adeguarlo ai nuovi modelli organizzativi e ridurne, di conseguenza, i costi di gestione. Forte anche la componente di investimenti in area database. Se la base dati costituisce il punto di partenza del progetto, la gestione ne rappresenta, però, la sfida più importante. In molti casi occorre creare un’infrastruttura, sviluppare fonti informative e integrare queste fonti con i diversi database. Gli investimenti It necessari devono, quindi, essere rivolti in prima battuta ad ampliare la capacità di memoria dei sistemi (acquistando nuovi dischi), per metterli in grado di contenere una maggiore quantità di dati. Più contenute, invece, le spese orientate a potenziare le capacità di elaborazione, perché queste esigenze non sono sentite.

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