Solo un miliardo per le Tlc europee

Dura critica di Patrizia Toia alla miopia del Consiglio sugli investimenti in ricerca. Solamente un miliardo, contro i sette necessari, per far crescere le Tlc europee. Ora serve una negoziazione profonda.

Il primo commento di Patrizia Toia sull’accordo dell’8 febbraio da parte del Consiglio europeo in merito al Quadro Finanziario Pluriennale 2014 – 2020, veicolato tramite una nota, parla di «un grande smacco per quanto riguarda la crescita, la competitività del sistema industriale, i dossier della ricerca e delle reti».
Anche complessivamente, per Toia, il bilancio segna un punto di arretramento rispetto al passato e alle proposte sia della Commissione europea che, soprattutto, del Parlamento Europeo.

Si tratta, insomma di una «pagina negativa di politica europea», che è il frutto di un approccio per cui ogni paese giudica il successo sul bilancio europeo solo in termini di do ut des.

Per Toia è «giusto difendere la posizione italiana e cercare di
ottenere più equilibrio per ottenere sconti o altri meccanismi, ma
l’interesse europeo non è il nemico di quelli nazionali: se cresce
l’Europa possono crescere tutti gli Stati, da quelli più arretrati a
quelli più sviluppati
».

Tanti piccoli contentini

A Bruxelles, dice, «abbiamo invece assistito a una girandola di
richieste frammentate e a piccoli contentini dati a ciascuno. Tanti
piccoli risultati parziali non fanno certo un buon risultato europeo
anzi, allontanano quegli obiettivi di crescita e occupazione che
dovevano essere il faro guida di tutta l’operazione
».

L’accordo del Consiglio, spiega Toia, ha fissato un plafond di impegni di 960 miliardi, il 3,39 % in meno dell’attuale quadro finanziario 2007 – 2013.

Il limite dei pagamenti è stato ridotto a 908,4 miliardi, con una diminuzione del 3,65 % sempre rispetto al Qfp 2007 – 2013.

Per quanto riguarda lo stanziamento degli impegni si tratta di 13 miliardi in meno rispetto alla bozza di novembre 2012.

«Questo significa non avere capito nulla della natura del
bilancio europeo che è un bilancio di investimenti che ritorna al 95%
agli stati membri e alle autorità locali e dunque non ha senso applicare
ad esso l’approccio di austerità che è stato imposto con i tagli ai
bilanci nazionali
».

Una camicia di forza per la ripresa
Toia
parla di “camicia di forza” per dire di un bilancio di tagli che sarà un
grande vincolo nei prossimi 7 anni, che invece si spera siano di
ripresa.

Il taglio più grosso sembra essere fatto, paradossalmente, proprio alla ricerca, rispetto alle politiche di coesione e agricoltura che sono sulla rubrica competitività che è fatta di due voci: quella di Horizon non ha avuto l’incremento richiesto dalla Commissione europea di 80 miliardi, «ma
si è fermato tra i 70 e i 74 e non inganni leggere il totale della voce
competitività e crescita, perché li sono stati inseriti progetto come
Galilieo, Iter o Gmes che non sono gestiti nella logica comunitaria, ma
con un approccio intergovernativo che privilegia alcuni paesi
».

Penalizzate ricerca e Tlc
Il colpo di grazia più grosso è stato dato al Connectin Europe Facility «composto
un tempo da 41 miliardi più 10 miliardi derivanti dai fondi di coesione
che ora sono diventati 29 in totale, compresi i 10 dal fondo di
coesione, così suddivisi: 23 miliardi ai trasporti, anziché 26,94 come
previsto nella bozza di novembre, 5 miliardi per l’energia, anziché 7, 1
miliardo per le telecomunicazioni anziché 7
».

Solo 1 miliardo a livello europeo per le reti di telecomunicazione, per Toia è davvero troppo poco.

Lo stesso programma Cosme per la competitività delle Pmi viene ridotto e passa da 2,5 miliardi a 1 miliardo.

L’accordo ha tagliato anche il Fondo Europeo di Solidarietà e il Fondo per l’adeguamento alla globalizzazione.

«Per quanto mi riguarda – conclude Toia – mi
batterò in Parlamento perché questo bilancio non passi e questa sia
considerata solo una proposta. Tutto è ancora da negoziare e da
discutere con il Parlamento
».

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