Home Soluzioni Agricoltura Per la soia nella Po Valley l’agricoltura diventa 4.0

Per la soia nella Po Valley l’agricoltura diventa 4.0

Diffondere la coltivazione sostenibile della soia per fare della cosiddetta Po Valley un’area d’eccellenza per la sua produzione di qualità e la sua trasformazione in alimenti altamente performanti.

È l’obiettivo di Sipcam, società di Pero (Milano), del gruppo multinazionale italiano dell’agrofarmaco Sipcam-Oxon, che ha programmato investimenti nel quinquennio 2015-2020 di5 milioni di euro nella ricerca genetica per l’ottenimento di varietà di soia di alta qualità oltre che nell’applicazione di nuove tecnologie in grado di ottimizzare le scelte agronomiche nella coltivazione della soia.

Sipcam entra nel mercato delle sementi di soia nel 2008 quando sigla accordi con la Monsanto per la distribuzione di materiale varietà non OGM in Italia e acquisendo l’impianto di produzione di Lodi. Nel 2014 con Cortal Extrasoy fonda l’associazione no profit Soia Italia, che ha lo scopo di promuovere in Italia lo sviluppo della coltivazione sostenibile di soia di qualità non OGM e con questa associazione sta lavorando a un sistema di supporto alle decisioni in grado di raccogliere, organizzare e interpretare in modo automatico le informazioni necessarie per supportare le decisioni agronomiche.

Da tempo Sipcam utilizza il precision farming per stabilire la correlazione tra le caratteristiche del terreno e le pratiche agronomiche con la qualità (contenuto e tipologia di proteine) del raccolto.

Ciò significa applicare nella produzione di soia l’Internet of Things, ovvero la capacità di far dialogare diversi strumenti per raccogliere informazioni ed elaborarle per poterle usare con vantaggio economico: in questo senso Sipcam parla di agricoltura 4.0.

Nadia Gagliardini, presidente di Sipcam

 

Più soia per tutti

L’Europa, è il secondo importatore mondiale di soia dopo la Cina, ne importa il 90% del proprio fabbisogno, circa 32 milioni di tonnellate annue, per le sue filiere di produzione per il consumo umano e animale.

L’Italia con 350mila ettari è il paese dell’Unione europea con la maggiore superficie coltivata a soia e ha oggi un ruolo decisivo nella produzione proteica sostenibile. I semi di soia, infatti, non solo contengono la maggiore quantità di proteine tra i vegetali coltivati (circa il 40%), ma sono di ottima qualità, le più vicine a quella della carne.

La produzione delle proteine da soia richiede un consumo molto minore di risorse rispetto alla produzione di proteine animali (carne e pesce). E la soia, come tutte le leguminose, è in grado di fissare l’azoto direttamente dall’atmosfera, riducendo la necessità di concimazioni chimiche.

«La richiesta di produrre più proteine – per Nadia Gagliardini, presidente di Sipcam – è in costante aumento a livello mondiale per la crescita della popolazione e il miglioramento delle condizioni generali di vita. Non c’è dubbio che avremo bisogno di sempre maggiori quantità di proteine, ma dovremo anche pensare a un uso razionale delle risorse necessarie per produrle, al rispetto degli ambienti dedicati alla produzione, alla qualità delle produzioni che, una volta trasformate, devono rispondere alle esigenze alimentari in continua evoluzione. Consideriamo la soia una coltura strategica per l’agricoltura e gli agricoltori italiani e abbiamo deciso di investire per portare innovazione, puntando su produzioni di altra qualità e sostenibili dal punto di vista economico, agronomico e ambientale».

Perciò per Sipcam l‘Internet of Things, come dice Piero Ciriani, direttore del business sementi di Sipcam Italia – «ha un grande potenziale nella coltura della soia: collegare e far dialogare diversi strumenti e tecnologie per fornire informazioni facilmente fruibili rappresenta un vantaggio competitivo per gli imprenditori agricoli. Utilizzando il precision farming possiamo rilevare migliaia di dati e informazioni sulla quantità e qualità dei raccolti collegate alle caratteristiche di ogni singolo appezzamento portando nelle aziende agricole le informazioni e le esperienze che normalmente si ottengono nei centri di ricerca. Grazie al Decision Support System potremo rendere queste informazioni facilmente fruibili da tutti gli agricoltori aiutandoli  a utilizzare meglio prodotti e tecniche agronomiche con l’obiettivo di armonizzare miglioramento delle produzioni e rispetto dell’ambiente».

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