Software su richiesta. Forse la via migliore per uscire dal guado It

Sono molti i segnali (da Salesforce a Coreometrics, passando per Siebel, Hp e, ovviamente, Ibm) che indicano che la soluzione delle applicazioni “on demand” possa realmente essere l’unica praticabile per rilanciare gli investimenti It. Lo slogan: pagare meno, ma usarlo tutti.

Cifre, idee, azioni, tracciano un percorso che all’industria It converrebbe intraprendere per convincere riottosi, scettici e il popolo del “vorrei ma non posso” a mettere mano al portafoglio per investire. Il tragitto proposto è quello del software come servizio, cioè delle applicazioni che si comprano sulla base delle necessità reali, richiedendole quando servono.


Non è una bocciatura delle licenze come modello di vendita: è un adeguamento parallelo, un prendere atto e un andare incontro alle necessità del mercato.


Le cifre, dirette e indirette: secondo il Radicati Group, il solo mercato mondiale dei servizi hosted di una cosa banale come la posta elettronica, ma che meglio raffigura il concetto di “lo utilizzo solo quando mi serve” valeva lo scorso anno 2 miliardi di dollari. Fra due ne varrà 3. Ma i numeri che più convincono sono quelli che, indirettamente, si desumono dalle disaggregazioni di bilancio dei grandi vendor di applicazioni business, che devono fare fronte a una generale tendenza alla diminuzione dei proventi da licenza (con qualche eccezione trimestrale, come quella recente di Oracle).

Le idee e le azioni


Joe Davis fino a qualche settimana fa era il responsabile della divisione Crm di PeopleSoft. Ora è passato a capo di Coreometrics, una società che presta servizi su richiesta e hosted di data warehouse e Business intelligence. Convincente la motivazione che ha addotto riguardo al cambio: “I giorni dei grandi contratti pluriennali di licenza sono finiti”.


Altro giro di poltrona: Patricia Sueltz, fino al mese scorso era a capo della divisione servizi di Sun. Ora dirige le operazioni marketing di Salesforce.com, una società agguerritissima che, sin dai propri albori, ha puntato tutto sul software come servizio, fornendo applicazioni di Crm gestite, obbligando, lei piccola, il mercato dei grandi ad adeguarsi.


Tant’è che la principale realtà del fronte Crm, Siebel, ha dovuto essa stessa prima investire (con acquisizioni, come quella di Ineto) e poi approntare una congrua offerta di applicazioni on demand.


E per farlo ha stretto un’alleanza con “la maestra” dell’on demand, Ibm, bussando alla porta della Global Services e mettendo in piedi un’offerta di Crm OnDemand, in Italia disponibile entro l’estate, economica al punto tale da poter convincere le Pmi che di un contact center, in fondo, non si può fare a meno. Si tratta di spendere 70 dollari a utente al mese (supporto, training, manutenzione compresi) senza toccare la configurazione sistemica presente in azienda.


Di sfondo, c’è una convinta Hp che acquisizione su acquisizione, sta costruendo una rete di servizi gestiti (adaptive, come li chiama lei) monstre: dopo Novadigm e Consera, ora è la volta di TruLogica, che porta in dote una tecnologia per la gestione delle identità con cui associare applicazioni a gruppi di utenti.


Ma non è stata solo Salesforce a forzare la mano. I big dell’It hanno fatto tutto ciò perché convinti della bontà di un’operazione rapportata a un mercato fatto di esigenze reali. E più realista del voler e poter comprare e pagare una cosa quando questa serve, non c’è nulla.

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