Social business: è già tempo di Cloud 2

A colloquio con Xabier Ormazabal, senior manager product marketing di Salesforce.com, che valuta l’attuale percezione del cloud presso le aziende e spiega il ruolo che potranno avere i social network per attività di business.

Recentemente il Ceo di Salesforce, Marc Benioff, ha fatto notare come i 77mila clienti della propria azienda siano ospitati in 3mila server, divisi in tre data center nel mondo. Lo stesso numero di installazioni, residenti su macchine singole di differenti aziende, avrebbero bisogno di almeno 100mila server per far funzionare i propri sistemi Crm. L’esempio dimostra quali risultati si possano ottenere con il cloud computing, in rapporto alle infrastrutture di proprietà di singole aziende.

Ormai, Salesforce ha puntato tutto il proprio sviluppo sul cloud pubblico (in antitesi, dal proprio punto di vista, rispetto a quello privato) e la recente presentazione dei servizi ricondotti sotto il cappello “Cloud 2”, con tanto di social network in stile Facebook per le aziende, sta lì a dimostrarlo.

Tuttavia, non tutte le stime parlano a favore di una rapida evoluzione concreta di questo modello. Delle sfide che attendono l’azienda, abbiamo parlato con il senior manager product marketing Xabier Ormazabal.


Recentemente il Politecnico di Milano ha misurato la propensione a investire delle Pmi italiane nel Saas. La percentuale di chi ha già fatto investimenti è molto bassa (3%) e le ragioni della prudenza sono legate alla percezione di scarsa maturità dell’offerta e a dubbi sulla sicurezza. Cosa si può fare per far cambiare percezione a queste realtà?

La forza del cloud computing e del modello Saas per la trasformazione dei processi di business delle Pmi e la spinta all’innovazione è stata già largamente sperimentata in diverse parti del mondo. Fra gli elementi-chiave per l’adozione, troviamo il sistema di pagamento a consumo effettivo del servizio, che non spinge a consistenti investimenti in hardware e software. La sicurezza, l’alta disponibilità, il disaster recovery e la costante innovazione (32 major release in 11 anni per Salesforce.com) offrono benefici a una frazione del costo necessario per ottenere gli stessi risultati con altri modelli commerciali.
Occorre comunicare questi vantaggi al mercato, specie alle piccole e medie aziende, che oggi rappresentano un terzo della nostra clientela totale, pur essendo i principali beneficiari dei benefici del modello cloud. La sicurezza è un elemento di massima importanza e ormai possiamo assicurare i più alti livelli di compliance agli standard, misurabili tramite gli audit Iso27001, Sas70 o SysTrust. L’accordo Safe Harbour fra Usa e Unione Europea, poi, assicura che tecnologie come quella di Salesforce siano allineate a tutte le notmative europee sul tema.

La tendenza a investire nel cloud è comunque in crescita anche in Italia, ma sembra confinata, anche nel medio termine, verso applicazioni specifiche e a basso valore strategico (contabilità, magazzino, gestione documentale). Cosa manca oggi per spingere a investimenti anche su applicazioni più strategiche?
Un elemento che in molte aziende ancora non è ben compreso è il ruolo dell’It come abilitatore delle strategie di business. Spesso il management ha visto l’It solo come mero fornitore di infrastrutture e sistemi di supporto al rilascio di applicazioni. Con il cloud computing, i dipartimenti It diventano importanti agenti del cambiamento e dell’innovazione, grazie alla possibilità di non doversi più occupare della fornitura, ottimizzazione e dimensionamento dell’infrastruttura. L’It può così focalizzarsi sulle metodologie di sviluppo, minimizzando i backlog applicativi e aumentando il valore di business per processi Erp, Crm e simili.

Salesforce ha già iniziato a parlare di Cloud 2, quando il “Cloud 1” ancora deve realmente affermarsi. Non è un po’ prematuro?
Le società più avanzate sul fronte del cloud computing contano oggi su milioni di utenti a livello mondiale, come nel caso di Amazon.com, Ebay, Google o Yahoo. Dal punto di vista dell’alta disponibilità e delle economie di scala, i benefici iniziali del cloud computing si sono dimostrati ben definiti, per riduzione di costi, veloce time-to-value e facilità d’uso per gli utenti.
Il concetto di Cloud 2 rappresenta la naturale evoluzione di questa storia, che per noi dura da undici anni. Se nel 1999 la domanda per noi era: “Perché il software enterprise non dovrebbe essere facile da usare come Amazon?”, oggi ci dobbiamo chiedere: “Perché la collaborazione enterprise non dovrebbe essere facile da usare come Facebook?”. L’esplosione del social networking come paradigma collaborativo, l’avvento di nuovi dispositivi come l’iPhone, il Blackberry e l’iPad, la crescita esponenziale dell’Internet mobile e il passaggio del consumo di servizi a una visione user-centrica stanno contribuendo al rafforzamento del fenomeno.
In questo senso, non ci sembra prematuro parlare di Cloud 2, visto l’impatto che tutte queste novità sta già avendo sugli utenti professionali. Facebook, Twitter e simili hanno mezzo miliardo di utenti e Youtube è il secondo motore di ricerca sulla Rete per volume di interrogazioni, mentre smartphone e netbook sono destinati a soppiantare i pc tradizionali.

Cloud e virtualizzazione sembrano due temi destinati a svilupparsi in parallelo e in modo connesso. Anche l’accordo fra Salesforce e VmWare lo dimostra. Quali sono gli elementi di maggior vicinanza e quali invece le distinzioni?
Ciò che maggiormente accomuna virtualizzazione e cloud computing è l’efficienza e la scalabilità nell’uso delle risorse applicative, la rapidità di deployment, il basso costo e il modello pay-as-you-go.
Fra gli elementi differenzianti, spiccano la cosiddetta “multi-tenancy” e l’astrazione dalla complessità del provisioning. La prima è la caratteristica che meglio definisce il valore aggiunto del cloud computing e indica la condivisione di infrastruttura tecnologica, piattaforme, e capacità di rete fra milioni di utenti, per sostenere la costante innovazione di una singola offerta. La virtualizzazione non ha in sé un simile approccio per la gestione di macchine virtuali, ma offre comunque numerosi vantaggi per il rapido sviluppo applicativo. Inoltre, con il cloud computing la complessità del provisioning è completamente astratta dal business e dagli amministratori It. Nessuna operazione di configurazione architetturale è richiesta per implementare servizi che vengono fruiti da migliaia di utenti e clienti. La virtualizzazione, invece, consente di aggiungere uno stack virtuale in un ambiente fisico per un utilizzo più efficiente delle risorse, ma lascia agli utenti il compito di gestire aggiornamenti, patch, installazione e manutenzione delle componenti software utilizzate nelle macchine virtuali.

Ci sono settori, come l’Edi, dove le grandi aziende fanno da spinta obbligatoria all’adozione anche verso le Pmi che devono o vogliono lavorare con loro. Potrà accadere questo anche con il cloud computing?
Quando implementato in un modello multi-tenant, il cloud computing può offrire un’incredibile interoperatività fra grandi aziende e Pmi allo scopo di standardizzare canali tecnologici per le transazioni di business. Salesforce offre diversi strumenti di questo genere, per la supply chain e i canali di vendita. Customer Portal e Partner Portal sono due offerte grazie alle quali le aziende possono mettere a disposizione di clienti finali o canali un ambiente dove contatti, opportunità, ordini, customer care, provisioning e implementazione di prodotti possono essere tutti gestiti in modo centralizzato e standardizzato sulla cloud.
Salesforce to Salesforce è un’altra innovazione tecnologica che fa un ulteriore passo avanti. Se una grande azienda è cliente di Salesforce.com, e i suoi fornitori/canali/clienti sono Pmi che a loro volta usano il nostro Crm, i processi condivisi possono essere facilmente automatizzati attraverso la condivisione di specifici record (ad esempio opportunità di vendita) in un ambiente sicuro.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome