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Smart city: le cose che ancora non convincono

Le iniziative smart city possono scontrarsi con difficoltà oggettive, che riducono potenzialità e risultati, anche se gli strumenti a disposizione ci sono: tecnologie consolidate e accessibili, attenzione al tema del digitale, esempi di successo, persone connesse.

Perché allora spesso il percorso per le digitalizzazione delle città si rivela un percorso a ostacoli?

Per rispondere a questa domanda, Cisco e il Digital Transformation Institute hanno realizzato la ricerca “Smart city, quali impatti sulle città del futuro?” che si è proposta di definire i possibili elementi che possono portare al fallimento di un progetto, identificare i principali fattori di rischio e offrire alle pubbliche amministrazioni locali uno strumento per individuare per tempo i modi migliori di superarli.

Le sei dimensioni che fanno una smart city

Per realizzare la ricerca, il DTI ha coinvolto un team di esperti interdisciplinare, che ha identificato le sei dimensioni chiave che rappresentano elementi critici nello sviluppo di un processo smart city efficace: visione, organizzazione, economia, società, tecnologia e comunicazione. 

In una seconda fase sono state condotte altre rilevazioni basate sulla compilazione di un questionario online con interviste telefoniche strutturate, coinvolgendo in modo omogeneo dal punto di vista geografico e del ruolo ricoperto esperti individuati nel mondo delle imprese, della PA centrale e locale e nel mondo della ricerca.

È stato stilato così, per ognuna delle sei dimensioni individuate, un elenco di elementi che sono potenziali motivi di fallimento di un progetto smart city. È nato poi uno strumento di autodiagnosi sotto forma di questionario che diventerà una app.

Un vero self assessment che permetta alle pubbliche amministrazioni di analizzare la propria situazione rispetto a ognuno di questi fattori di rischio e comprendere a quali ambiti prestare maggiore attenzione.

Zte Smart City

Visione: modello di città intelligente umana e trasversale

Per attivare un progetto smart city è essenziale avere chiaro quale è il modello di città intelligente che è più in grado di trasformare in senso positivo, attraverso il digitale, la comunità: un modello che sia sostenibile economicamente, perché basato sulla particolare capacità di un territorio di attivare collaborazione fra pubblico, privato e società civile, e sostenibile dal punto di vista sociale e culturale, perché basato sul dialogo con le esigenze dei cittadini e sul sentire comune della comunità: una smart city prima di tutto umana, basata sulla creatività, l’innovazione del capitale umano, con amministratori informati e cittadini attivi, che condividono una visione comune delle opportunità che si possono creare con la tecnologia.

Organizzazione: leadership, visione, strategie, rete e partecipazione

La dimensione organizzativa è un elemento complesso, composto da molti fattori: la capacità di coinvolgere il territorio; l’ascolto e la gestione delle esigenze di tutti gli attori interessati nel processo; la pianificazione degli interventi da compiere, con un’attenta analisi dei loro impatti sulla vita delle persone, sui loro diritti, sugli spazi della città; la creazione di strategie di comunicazione per sostenere il programma nel tempo; la scelta di criteri per misurare in modo oggettivo i risultati. Si tratta di guidare saldamente una rete partecipativa che condivide visioni e strategie con un modello di governance che tenga conto di tutte le competenze necessarie al progetto, a tutti i livelli, con continuità.

Economia: stabilità per integrare investimenti

Una città che voglia crescere e avviare progetti maturi in ambito smart city, non singole sperimentazioni, deve avere un budget dedicato alle iniziative di innovazione, anche se limitato: la sua esistenza è determinante come indicatore di una scelta culturale. Un altro fattore da considerare è la capacità di integrare e fare interagire investimenti pubblici e privati: conoscere fonti di finanziamento necessarie, ripartirle correttamente, ma anche, dove la PA non possa arrivare con un investimento tradizionale, sapere creare condizioni che abilitano concretamente i progetti e possano garantire ai privati stabilità nel lungo periodo, anche in caso di un cambio di amministrazione.

Società: comunità resiliente, collaborativa e open

Una smart city nasce da chi la abita: quanto più si adatta alla struttura della società e del territorio urbano, tanto più produce valore. E la consapevolezza dei cittadini rispetto a come la loro città funziona, quali caratteristiche ha dal punto di vista economico e sociale, può fare la differenza nel generare dialogo e partecipazione attiva. In questo senso gioca un ruolo fondamentale la capacità di raccogliere dati e renderli accessibili e usabili dai cittadini. Non basta creare piattaforme open data: queste devono essere punto di partenza per coinvolgere in modo partecipativo, fin dalle fasi iniziali dei progetto, la comunità. Ampliare la platea di voci che trovano ascolto, attivare modelli di condivisione anche economici: un cambio di paradigma, che richiede anche di introdurre nuove piattaforme capaci di integrare le applicazioni e i flussi di relazione tra PA e cittadini.

Tecnologia: infrastrutture e piattaforme

Il tema delle piattaforme collaborative basate sulla condivisione delle informazioni introduce all’aspetto tecnologico dei progetti smart city. Ci sono tre fattori tecnologici principali che determinano efficacia, scalabilità e successo: disporre di infrastrutture di comunicazione di rete sicure, affidabili, capillari, virtualizzabili che permettano di accedere ai servizi digitali, di aggregare dati, avere monitoraggio e controllo; dotarsi delle infrastrutture per ospitare le applicazioni centrali e per raccogliere, conservare, analizzare i dati; costruire piattaforme applicative, sia per una gestione centrale, sia per i singoli sistemi e servizi – con un grande sforzo per creare interoperabilità e permettere il riuso.

Comunicazione: dialogo e coinvolgimento

Fare una smart city non è immettere tecnologie innovative in un centro urbano, è avere l’obiettivo di rispondere in modo nuovo a domande anche esse nuove: assistenza, sicurezza, qualità della vita, partecipazione, innovazione. Avere gli strumenti per coordinare il dialogo tra tutti gli attori coinvolti, con una mediazione culturale capace di affrontare difficoltà e chiusure, dare responsabilità alle persone, e condividere in modo chiaro e coerente fasi e obiettivi dei progetti è fondamentale. Anche il progetto meglio studiato si arena se non viene capito e fatto proprio, perché i cittadini a cui si rivolge non hanno consapevolezza di come usare quanto viene messo a disposizione.

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