Skype e la censura: sì, in Cina ci sono i filtri

Il presidente di Skype ammette: in Cina il nostro partner locale applica filtri censori alle conversazioni.

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, relative a possibili violazioni della privacy da parte di Skype, in relazione al rapporto che la società ha con il provider cinese Tom Online, è intervenuto direttamente il presidente John Silverman, per spiegare la situazione.

Tom Online è il partner cinese con il quale Skype ha un accordo per portare il suo servizio ai cittadini di quel Paese, ha precisato. Il software viene distribuito da Tom, che, come le altre società di telecomunicazioni in Cina, deve implementare una serie di procedure per ottemperare alle leggi e alle regolamentazioni nel Paese. È fatto dunque obbligo a Tom, prosegue Silverman, di monitorare e bloccare tutti i messaggi che contengono parole considerate offensive dalle autorità cinesi.

Non è un mistero che in Cina esista la censura e che il governo cinese tenga sotto controllo da anni le comunicazioni all’interno e verso l’estero del Paese. […] Tom, come qualsiasi altro operatore, ha l’obbligo di ottemperare ai regolamenti in vigore, se vuole continuare a operare”.

Skype aveva pubblicamente ammesso già due anni fa che Tom aveva inserito dei filtri per bloccare determinate parole nei messaggi di chat, così che i messaggi stessi non venissero trasmessi. In alcun modo, prosegue Silverman, era prevista la conservazione dei messaggi stessi né la loro trasmissione a chicchessia.

E’ evidente, stando a quanto èemerso nei giorni scorsi, che qualcosa in queste procedure è stato modificato: per questo Skype sta verificando direttamente con Tom Online per capire cosa è cambiato e perchè.

La cosa preoccupante, ed è questo il motivo dell’intervento diretto del presidente, è che i messaggi non solo sono stati conservati da Tom, invece di essere cancellati automaticamente come previsto, ma che a causa di una falla di sicurezza nei server di Tom è stato possibile accedervi.
La falla, tempestivamente segnalata ai responsabili di Tom Online, è già stata sanata.

Silverman tiene anche a precisare i problemi evidenziati riguardano conversazioni tra utenti Skype e utenti dei servizi Tom e non le comunicazione Skype-to-Skype.

Contrastanti, al momento, le reazioni al messaggio. E se qualcuno plaude alla discesa in campo del presidente della società, qualcuno si interroga se e a quali obblighi Skype deve sottostare per ottemperare alle misure antiterrorismo statunitensi. Senza contare chi si dice convinto che a quelle condizioni Skype non avrebbe dovuto proprio entrare sul mercato Cinese.

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